ALIMENTAZIONE SPORT
DIMAGRIMENTO
  a cura di Orazio Paternò
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SUDATO COATTO

Queste sulfuree giornate sono state in grado di mettere (temporaneamente) in naftalina quegli individui di cui i film di Vanzina hanno tracciato le linee di un’antropologia spietatamente esatta. Parlo di chi, prono alla scuola del patimento a prescindere, insegue la suggestione di un rapido dimagrimento correndo sotto il sole piombato in giacche a vento. Un inutile autoflagellazione destinata fatalmente a capitolare ai piedi della propria tristezza. O di chi ha emanato l’equazione criminosa “sudore = dimagrimento” mettendo la ragione sotto le pedule.

Nonostante il panorama butterato da leggende metropolitane che si rotolano nell’aia fangosa delle pseudoscienze, è oramai chiaro a molti che il sudore è solo acqua che se ne va. Grondare (di sudore) non si legge “dimagrire”.

 
L’avvilente pratica di sottoporre il fisico allo stress dell’alta temperatura e della sudorazione abbinando clima caldo-umido, attività fisica e un carico di vestiario da escursionismo d’alta quota non si ferma ad un’inutile e già di per sé dannosa perdita d’acqua.  Una temperatura corporea elevata e protratta nel tempo è da sola un grosso problema. L’uomo è molto più sensibile ai danni del caldo che del freddo. Tant’è che i limiti di tolleranza sono di 10°C in meno e solo di 5°C in più rispetto alla temperatura corporea (37°C).

 
L’esercizio fisico può aumentare l’attività metabolica di 20-25 volte, ma solo il 25% può essere trasformata in movimento muscolare, il resto origina calore che DEVE essere dissipato. Il principale organo penalizzato da un accumulo di calore è IL CERVELLO.

 
Temperature elevate mettono a RISCHIO COTTURA il sistema nervoso, tant’è che il nostro reostato interno, l’ipotalamo, ha un numero di sensori al caldo tre volte maggiore del numero dei sensori al freddo. Se l’attività viene effettuata indossando vestiti impermeabili la temperatura in ingresso nel cervello può raggiungere i 39°C e quella in uscita si alza di altri 0,5°C.

Qual è l’elemento-chiave nella gestione della temperatura corporea durante l’attività fisica? Il nostro caro, vecchio SUDORE. A patto che gli permettiamo di evaporare. Con l’evaporazione c’è un spesa di energia sottratta al corpo. E così la nostra temperatura resta nell’alveo della tolleranza. Quanto più l’attività fisica si fa intensa e alza la “lancetta” della temperatura interna, tanto più il sudore assume il ruolo di protagonista nella termoregolazione. Se a riposo il sudore evaporato contribuisce a dissipare il 25% del calore corporeo, in corso di attività fisica la percentuale aumenta fino al 75% e oltre.

Alcuni sportivi, obbligati dalla disciplina ad indossare pesanti usberghi protettivi, hanno pagato con la vita la quasi totale copertura della superficie corporea. Niente esposizione all’aria, niente evaporazione del sudore e temperatura interna che saliva alle stelle. Negli ultimi 20 anni sono deceduti per ipertermia almeno 100 giocatori di football americano.

Abbiamo circa 3 milioni di ghiandole sudoripare per tenere sotto controllo l’aumento della temperatura: perché ostruirle col turacciolo della mestizia?

Promuovere la sudorazione con l’aggravante di castrarne l’evaporazione attraverso il giogo di abiti impermeabili e pesanti rispetto all’ambiente è un atto da commedia da Festival del Medievale.

 
Per sapere qualcosa sull’idratazione e sulle bibite sportive: http://www.nutrizionesport.com/acqua%20e%20sport%202.html

 

BIBLIOGRAFIA

Strenght & Conditioning n. 12-13, 2015 Calzetti & Mariucci Editore