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a cura di Orazio
Paternò
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L’ILLUSIONE DELLA SOSTANZA MIRACOLOSA L’ESEMPIO DEL SELENIO In questo articolo parlerò del selenio e delle semplificazioni-equazioni che la parascienza pubblicitaria utilizza per spingere il supplemento del momento. I criteri per valutare la necessità vera o falsa del selenio si possono applicare a qualsiasi sostanza. Senza voler impegnare il lettore in estenuanti maratone di ricerca e verifica per ogni sostanza pubblicizzata, vorrei che però capisse quante e quali riserve si devono sollevare di fronte alle pillole della speranza. CHE COS’È IL SELENIO E QUALI SONO I SUOI EFFETTI? Il selenio è un minerale che si trova soprattutto nella carne e nel pesce, anche se è meglio assimilabile quello presente nei vegetali. Nell’organismo umano il selenio si trova per circa il 2% nella glutatione perossidasi. Il rimanente è legato alle globuline e a glicoproteine, tra cui la selenoproteina P (SINU). Gli effetti del prezioso minerale, incorporato in selenoproteine (come le perossidasi), sono diversi:
DOBBIAMO CHIEDERCI:
PROBLEMA N.1: LA STESSA PIANTA HA LO STESSO CONTENUTO DI SELENIO OVUNQUE? Il selenio entra
nella catena alimentare a partire dalle piante l’assorbimento di
selenio dipende da una serie di fattori: - tipo di suolo - pH del suolo - quantità di materia organica - attività dei microbi presenti - temperatura - umidità Basta comparare due celeberrime granaglie, il grano e il riso, per capire che differenza esiste tra il grano inglese e quello canadese, in termini di contenuto di selenio. Il contenuto di selenio di una pasta americana è 9 volte più alto di quello della pasta italiana (D. Bressanini). Tant’è che la provincia del Keshan (Nord-est della Cina) dove i terreni sono molto ricchi di un tipo di selenio NON biodisponibile è l’eponimo che configura una tipica malattia da carenza di selenio: la malattia di Keshan, cioè una cardiomiopatia tipica della popolazione di quella regione dove l’assunzione giornaliera media di selenio era di 10-15 µg (l’OMG raccomanda di non scendere sotto i 40 µg al giorno). Il problema è stato superato grazie ad una campagna di informazione promossa dal governo negli anni ’70 del secolo scorso. Anche la Finlandia dimostrò una carenza di selenio e anche in questo caso ci fu un intervento del governo che impose un arricchimento dei fertilizzanti con selenio (1984) L’alimento più ricco
di selenio, le noci del brasile
PROBLEMA N.2: LA COTTURA Per andare oltre le tabelle. I cavoli, buoni portatori di selenio, ne perdono l’89% se sottoposti a cottura PROBLEMA N.3: ABBIAMO VERAMENTE BISOGNO DI SELENIO? Il selenio è un minerale tanto prezioso, quanto insidioso se assunto per eccesso o per difetto. E non si parla di trascurabili effetti collaterali da carenza o da sovraccarico. La carenza cronica, come abbiamo visto, ha pesanti ripercussioni sulla salute del cuore, ma l’eccesso può portare a sviluppare il diabete di tipo 2 (M. Rayman). Sul fabbisogno del selenio abbiamo due dati certi. Il suo fabbisogno giornaliero: circa 55 µg (1 µg è la milionesima parte del grammo). E la massima soglia di tolleranza giornaliera: circa 400 µg. Con un limite di sicurezza inferiore di 20 µg (Istituto Superiore di Sanità, J Trace Elem Electrolytes Health Dis. 1989 ). Una forbice molto stretta trattandosi di microgrammi. Detto questo, per stabilire se una persona ha bisogno di selenio, bisogna considerare:
SUL FILO DEI MICROGRAMMI… Col selenio come con tante altre
sostanze di cui i media propongono l’integrazione selvaggia un- tanto-al-chilo
è bene non giocare, dato che le necessità sono infinitesimali (si parla di
milionesime parti di grammo) e superare la soglia di tolleranza con
l’alimentazione o l’integrazione è più facile di quanto si creda. Soprattutto
se non vi è necessità. La Società
Italiana di Nutrizione Umana (SINU) riporta casi di intossicazione per eccessi
microscopici di selenio: “Negli Stati Uniti sono stati riportati casi di
intossicazione acuta da selenio in soggetti che consumavano selenio integrativo
sotto forma di tavolette contenenti ciascuna 27,3 mg di questo elemento. La
sintomatologia comprendeva nausea, vomito, dolori addominali, diarrea, perdita
di capelli, fragilità delle unghie, neuropatia periferica (Helzsouer et
al., 1985).
“TANTO MALE NON FA”…? La maggiore studiosa di selenio, Mary Rayman, conclude una sua review pubblicata nel 2013 dicendo: “Basandoci sulle prove attuali, l’indiscriminato uso di supplementi di selenio in soggetti con un introito medio-alto di selenio non può essere giustificato e può aumentare il rischio di diabete di tipo 2”. Capito? Assumiamo selenio per proteggerci da alcune forme di tumori, ma rischiamo il diabete di tipo 2. Tutto perché si vuol far passare l’idea che abbiamo tutti bisogno di selenio… E’ NECESSARIO ARRICCHIRE I CIBI DI SELENIO? IL PARERE DELL’EFSA Sull’onda della moda di prendere la sostanza X, cantarne i ditirambi attraverso l’enunciazione dei suoi effetti fisiologici (veri) e dichiarando la morte prematura se non si integra (falso), troviamo i più disparati prodotti fortificati col selenio: pane, patate, aglio, cipolle, broccoli, funghi, birra, the verde…In Corea esiste un maiale denominato Selenpork (D.Bressanini). La patacca dell’integrazione/fortificazione indispensabile per tutti può essere spacciata per qualsiasi sostanza. Prendiamo ad esempio la vitamina A. Si prendono le sue funzioni dalla fisiologia, tra cui il ruolo epitelio-protettivo e l’essere costituente della rodopsina, pigmento visivo, e si traggono delle conclusioni strampalate: tutti ne siete carenti e se non assumete supplementi di vitamina A la vostra vista è a rischio. Così, senza sapere se quella popolazione o quell’individuo sono davvero carenti per quella vitamina e senza considerare gli effetti collaterali di un eventuale eccesso di vitamina A: mal di testa, vomito, desquamazione della pelle, eritemi, ragadi, anoressia, dilatazione delle ossa lunghe. A questo servono istituti di ricerca come l’EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare): verificare se i reclamizzati “claim salutistici”, cioè gli effetti benefici sulla salute, hanno una base scientifica. Si consulta la documentazione presentata dall’azienda e, parallelamente, lo stato dell’arte della ricerca medica relativa a quella sostanza. Gli esperti dell’EFSA hanno verificato che il selenio “protegge davvero il DNA, le proteine e i lipidi grazie alla sua funzione antiossidante. Quindi è corretto che il produttore lo dichiari sulla confezione” (D.Bressanini, Le bugie nel carrello-Chiarelettere 2013). Allora? Va bene integrare con supplementi e prodotti fortificati? Ragionando sugli introiti medi di selenio nella popolazione europea, no. In Europa basta il selenio assunto con la normale alimentazione. Quindi non è giustificata un’integrazione di selenio né si può, sulla base delle attuali ricerche scientifiche, affermare che integrare col selenio aiuti a proteggere il cervello, il cuore, la prostata e il sistema cardiovascolare. Le patate al selenio non ci faranno diventare più intelligenti né tantomeno avere un cuore più sano. Il produttore di integratori o prodotti fortificati può dire solo quanto verificato dalla scienza, cioè che “il selenio contribuisce alla protezione dei costituenti delle cellule dal danno ossidativo”. Ogni altra affermazione è giustamente considerata una minzione fuori dal vaso. SELENIO IN ITALIA In Italia la situazione si può definire sicura, dato che il consumo medio si attesta sui 43 µg, secondo le stime più basse. I suoli più ricchi di selenio? Sardegna e Sicilia. Pavia la provincia con più selenio d’Italia. SELENIO a KM 0…? Il principio di consumare esclusivamente cibo locale, a km 0, nobile negli intenti ambientalistici, può rivelarsi una scelta poco corretta per la salute. Almeno nel caso del selenio. Vediamo perché attraverso i casi di Pavia e Novara. Abbiamo detto che Pavia ha terreni ricchi di selenio. Un Pavese che consumasse molti prodotti locali di origine animale (gli animali ricavano il selenio dalle piante e accumulano molto più selenio dei vegetali) potrebbe superare facilmente la soglia di tolleranza di selenio. Al contrario, la provincia di Novara ha terreni poveri di selenio. Un vegano novarese che consumasse solo vegetali del posto sarebbe a rischio di carenza (i vegetali sono già di per sé poveri di selenio) CONCLUSIONI LE CERTEZZE SUL SELENIO
1. in media, in Italia e in Europa, la nostra alimentazione garantisce una quota di selenio superiore al minimo sindacale di 20 µg 2. il selenio è sostanzialmente un antiossidante 3. non esiste un rapporto di causa-effetto dimostrato tra integrazione di selenio e salute del cervello o del sistema cardiovascolare 4. integrare selenio a caso rischia di fare danni, come esporvi al diabete di tipo 2, perché non è vero che “tanto male non fa” 5. un’intossicazione di selenio è più facile di quanto non si creda, dato che si ragiona sul filo dei microgrammi 6. il selenio, come tante altre sostanze spacciate per salvavita, può essere utile solo a carenza accertata 7. come con tante sostanze già passate sul mercato degli illusionismi, anche col selenio la pubblicità mette in atto un’operazione di alleggerimento cognitivo: semplifica la vita della gente alla ricerca della pillola della felicità con un semplice prodotto già bello e confezionato. Salute garantita, chiavi in mano. APPENDICI DI APPROFONDIMENTO I FABBISOGNI DI SELENIO
QUANTO SELENIO IN…?
ASSUNZIONE DI SELENIO NEL MONDO (BR J NUTR 100: 254, 2008)
PROVINCE ITALIANE CON PIU’ SELENIO, IN ORDINE CRESCENTE:
Dario Bressanini “Le bugie nel carrello”, Chiarelettere 2013
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
Navarro-Alarcon M, Cabrera-Vique C.
Volume
408, Issue 19, 1
September 2010, Pages 4076–4084
Selenium intake with diet in Italy: a pilot study.
Stacchini A, Coni E, Baldini M, Beccaloni E, Caroli S.
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