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a cura di Orazio
Paternò
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SEDUTI…FINO
ALL’ULTIMO RESPIRO VERSIONE
COMPLETA Pubblicato
anche su “FITNESS&SPORT”n.2/2014 Se camminare almeno mezz’ora al giorno è vitale, stare fermi nelle altre 23 ore e mezza può essere fatale. Da qualche tempo a questa parte si assiste ad un allargamento del campo visivo dell’ epidemiologia sulle cause della mortalità generale. Sport o sedentarietà? Chi ha maggior peso nel posticipare o anticipare il nostro viaggio nell’avello? Bastano tre ore di sport a settimana per prevenire infarti o ictus? E quanto ci costano le ore in automobile, alla scrivania o sul divano? Il risultato è sorprendente: anche al netto di mezz’ora di attività fisica al giorno (come consigliato dalle linee guida per adulti dell’American College of Sports and Medicine) e di abitudini malsane, come il fumo, l’alcol e la cattiva alimentazione, le troppe ore trascorse seduti rischiano di annullare i benefici dell’attività fisica. In misura preoccupante: stare troppo seduti aumenterebbe del 50% la possibilità di sviluppare una malattia cardiaca e promuoverebbe significativamente l’incidenza di diabete. I MOTIVI? Negli esperimenti sui topi costretti alla sedentarietà si è osservata una diminuzione impressionante dell’enzima (lipoprotein-lipasi) che estrae i trigliceridi dal sangue affinché siano usati come combustibile. Fatale, dunque, la loro permanenza prorogata nel torrente circolatorio. La cattiva abitudine della sedentarietà ha fatto registrare, negli stessi esperimenti, un crollo clinicamente rilevante del colesterolo buono (HdL). Tutto a sfavore della salute cardiovascolare.
Un
po’ scoraggiante, come
conclusione. Cosa fare allora? Indubbiamente mantenere la sana
abitudine di
fare sport, l’unica in grado di migliorare le prestazione di
cuore e muscoli. Parallelamente
sarebbe anche molto utile migliorare il proprio INDICE DI SPESA
ENERGETICA
NON-SPORTIVA, o NEAT (non-exercise
activity thermogenesis),
cioè il tempo speso in movimento al di là
dell’attività fisica. Come?
Stare più alzati, meno seduti.
Indicazioni
che ci riecheggiano nelle nostre orecchie da anni. Ma mai messe in
pratica.
Tanto basta fare un po’ di camminata per stendere un velo
d’oblio sulle
restanti 10-12 ore della giornata passate tra scrivania e
divano…o no? CI
SIAMO
EVOLUTI IN MOVIMENTO Perché
stare
seduti è una forma di autolesionismo? La risposta ci viene
dall’evoluzione. Il
corpo umano, infatti, si è evoluto in modo tale che sistemi,
apparati e
processi (scheletrico, muscolare, sistema cardiovascolare e
metabolismo) possano
acquisire e conservare una piena efficienza funzionale solo se
stimolati
attraverso un’attività fisica frequente e
personalizzata (Booth et al.,
2008). Noi
siamo i
figli di progenitori di successo,
arrivati primi sul podio nella competizione alla sopravvivenza in
un'arena di
condizioni ambientali ostili e di fame, viste le scarse
occasioni di abbondanza
alimentare. I vincitori di questa gara lunga quanto la storia
dell'umanità sono sopravvissuti
grazie al movimento e
all'adattamento degli organi ad esso. I
nostri antenati hanno trascorso centinaia di migliaia di anni a
cacciare e a
spostarsi per lunghe distanze in nome del cibo. In questo quadro
è stato
favorito chi ha sviluppato un migliore adattamento alla fatica, oltre
che una
migliore capacità di immagazzinare energia sotto forma di
grasso (creando un
effetto boomerang metabolico, dato che oggi il cibo è sempre
abbondante). Gli
altri, morti prematuramente per inadeguatezza, non hanno potuto
trasmettere i
loro geni di scarsa efficienza fisica alle generazioni successive.
Invece il
cuore, i polmoni, i muscoli, il sistema endocrino e gli organi interni
dei più
adatti hanno migliorato, nel corso dei lunghi tempi evolutivi, la loro
tolleranza allo sforzo fisico e all'ambiente. Tant'è che l'attività fisica è stata e
resta lo stimolo biologico essenziale
necessario a mantenere efficienti e in salute tutti i nostri organi e
sistemi. DEFINIRE
E MISURARE LA SEDENTARIETÀ In
tempi recentissimi alcuni studiosi (Hallal
et al., Owen et al.) hanno voluto dare un perimetro
qualitativo e
quantitativo al concetto di sedentarietà
definendola come il tempo trascorso stando seduti e che richiede bassi
livelli
di consumo energetico (1-1,05 MET). Vediamo
alcuni confronti tra la sedentarietà e altre
attività:
UN
PROBLEMA CHE PARTE DA LONTANO I
GIOVANISSIMI ADDIVANATI
Una volta, di fronte ad un
bambino sovrappeso/obeso si diceva: “Con
lo sviluppo dimagrirà!”. Assegnando la
soluzione del problema alla
“speranza biologica”. Sia mai riconoscere le
responsabilità dell’ambiente
familiare, evidentemente connotato da una smodata (e incontrollata)
passione
per la tavola. “Tanto da grande
sarà un
figurino!”. Con buona pace
dell’epidemiologia che ha da tempo tolto il velo
dell’ipocrisia da questo luogo comune che tanti danni ha
fatto.
Che
relazione c’è tra l’obesità
giovanile e la cifra del nostro articolo, cioè la
sedentarietà e i danni
annessi? Tutti sappiamo che la risposta sta nella
sedentarietà, ma è la scienza
che deve dare il crisma dell’ufficialità alla
convinzione popolare. Detto,
fatto. Recenti ricerche scientifiche riportano che esiste una forte
correlazione tra peso corporeo e livelli di attività fisica,
dunque di
sedentarietà, nell’età
evolutiva (Menschik, 2008). Indipendentemente
dai livelli
di attività fisica, stare molto tempo seduti significa
incrementare i fattori
di rischio per la salute nei bambini e toglie anni di vita agli adulti
(Tremablay,
2009; Katzmarzyk et al., 2009; Sardinha et al., 2008; Healy et al.,
2008;
Ekelund et al., 2006). Uno
studio prospettico ha evidenziato come i giovani (12-16 anni)
trascorrano oltre 7 ore al giorno
in comportamenti
sedentari e che questi aumentino con l’età (SdS
n91, 2013) BAMBINI: QUAL
È IL PREZZO DEI COMPORTAMENTI
SEDENTARI?
Inoltre,
alla luce delle ricerche su ampi campioni di popolazione giovanile,
l’obesità e
la sedentarietà si sono rivelate un pessimo viatico per
sfornare adulti obesi e
malati. Soprattutto passare molto tempo
seduti in età evolutiva
è
associato ad un aumento delle malattie e se ci si accanisce sul divano
anche da
adulti non si fa altro che spalancare le porte a patologie croniche
quali (Katzmarzyk, Janssen 2004):
Insomma,
il prezzo più alto della sedentarietà giovanile
verrà pagato da adulti o da
anziani.
BAMBINI
E ADOLESCENTI: QUANTO
COSTA LA SEDENTARIETÀ? Una
revisione sistematica di studi
pubblicata nel 2011 ha voluto accendere il faro sul rapporto tra
lo stile di vita sedentario e gli indicatori della salute in giovani di
età
scolare tra i 5 e i 17 anni. Più precisamente, la ricerca ha
messo a punto un
quadro di correlazioni tra il tempo trascorso seduti e sei specifici
indicatori
di salute:
La
revisione di studi ha abbracciato 232 studi per un totale di 983,840
partecipanti. Vedere la tv
è risultato il tratto che connota di più il
comportamento sedentario, la composizione corporea il parametro
più misurato. L’analisi
qualitativa di tutti gli studi ha rivelato una relazione
dose-risposta tra l’aumento della sedentarietà e
problemi di salute. Vedere la
tv per più di 2 ore al giorno era associato ad una
composizione corporea
sfavorevole, una diminuzione della fitness, più bassa
socialità e autostima e
bassi risultati scolastici. Dall’altra parte chi passava meno
di 2 ore davanti
alla tv riportava una diminuzione del BMI (rapporto peso/altezza al
quadrato).
BREVI
SU SEDENTARIETÀ ED ETÀ EVOLUTIVA Qual
è l’ambiente in cui crescono i bambini
più sedentari?
Quali
sono le fasi dell’età evolutiva più a
rischio di sedentarietà?
Al
contrario, il 43% dei bambini di 9 anni è più
attivo rispetto
ai quindicenni (Andersen et al., 2008) Più
pigri i maschi o le
femmine? Le
ragazze si dimostrano più pigre rispetto ai ragazzi di tutte
le
età (Trang et al., 2012; Bergier et al., 2012; Nyberg
et al.,
2009) Dove
sono i giovani più
pigri tra i 10- 17
anni? In
una ricerca che ha coinvolto 34 nazioni è risultato che in Francia
solo il 19,3% dei giovani in questa fascia d’età
è fisicamente attivo per
almeno 60 minuti al giorno e per 5 giorni la settimana (Janssen
et al., 2005) E
in Italia…? Da
noi la situazione non è certo incoraggiante, dato che i
livelli
di attività fisica durante l’adolescenza risultano
tra i più bassi d’Europa (Istituto
Superiore di Sanità, Studio HBSC, Health
Behaviour in School-aged Children 2010) IL
TRACKING Gli
scienziati hanno scoperto l’esistenza di un fenomeno,
chiamato tracking,
che indica la tendenza dell’obesità a mantenersi
durante la crescita del
bambino, e che un bambino obeso o sovrappeso tende a divenire un adulto
obeso o
sovrappeso. Il
celebre Bogalusa
Hearth Study (Freedman
et al.) diede risposta statistica al passaggio da
un’obesità infantile a quella adulta. A
questo studio hanno partecipato 2610 bambini dai 2 ai 17 anni di
età. Partito nel
1972 aveva inizialmente la veste di uno studio epidemiologico sui
fattori di
rischio cardiovascolari in bambini e adolescenti. Alla fine divenne
qualcosa di
più e, data la durata dell’operazione, gli stessi
bambini vennero monitorati
anche da adulti. Da allora si sono susseguite più di 1000
pubblicazioni sui
bambini (e gli adulti) di Bogalusa
(cittadina rurale della Luisiana).
Di
tutto lo studio, che ha prodotto sotto-studi su
un’infinità di parametri legati
alla salute, quello che ci interessa far notare è che il 60%
dei bambini obesi
tra i 5 e i 10 anni d’età non solo
manifesterà già in giovanissima età un
fattore di rischio cardiovascolare (pressione elevata, glicemia e
insulinemia a
digiuno, Ldl, modificazioni anatomiche dei vasi…), ma
trasmetterà con buona
probabilità l’eredità adiposa alla sua
versione adulta. Per
esempio, dei bambini di 2-5 anni
classificati tra l’85° e il 94° percentile,
il 93% divennero obesi da adulti e
l’86% sovrappeso. Anche
senza pensare in prospettiva, l’obesità infantile
presenta subito il conto: si
calcola che recentemente i casi di diabete diagnosticati tra i giovani
americani siano saliti dall’8% al 45%. Tra questi,
l’85% sono sovrappeso o
obesi (American Diabetes Association,
2000) Una
revisioni di studi importante sulla questione del tracking
è stata pubblicata nel 2008 (Singh
et al.). La ricerca si era resa necessaria per trovare un
denominatore comune tra gli studiosi che avevano investigato il tracking con diverse metodologie.
Analizzata sistematicamente la letteratura
riguardante la persistenza in età adulta
del sovrappeso nei bambini e
negli adolescenti si è concluso che:
L’EREDITÀ
DEL BMI DAI
BAMBINI AGLI ADULTI Baker
et al.,
nel 2007 pubblicarono le
conclusioni di un corposo studio (276.835 bambini danesi seguiti tra il
1930 e
il 1976) che cercava un rapporto tra BMI e il rischio di malattie
cardiache in
età adulta. Si scoprì così che gli
uomini con BMI elevato da 7 a 13 anni e le
donne con BMI elevato da 10 a 13 anni presentavano un più
elevato rischio di
incorrere in malattie cardiache in età adulta Ciò
non toglie che un attuale adulto obeso o sovrappeso poteva essere un
bambino
magro. Ma che non sia un’attenuante. Dato che il livello dei
fattori di rischio
cardiovascolare restano comunque alti indipendentemente
dall’età di inizio
dell’obesità o dallo stato di peso da bambini (Pediatrics, 2001) LE
EQUAZIONI DELLA SALUTE: SEDENTARIETÀ
GIOVANILE = SEDENTARIETÀ ADULTA MOVIMENTO
GIOVANILE = MOVIMENTO ADULTO Un
bambino pigro sarà un adulto altrettanto pigro. Walter et al. (2009) hanno dimostrato
come la pratica sportiva
durante l’infanzia e l’adolescenza è un
fattore predittivo degli stili di vita
fisicamente attivi nell’età adulta. Anche Telama
(2005) e Kelder (1994) ci
dicono
che i giovani tendono a conservare i livelli di attività
fisica acquisiti anche
da adulti e da anziani QUALE
E QUANTA ATTIVITÀ FISICA PER I BAMBINI? E QUANTA
INATTIVITÀ?
Tra
queste attività quanto sarebbe utile l’allenamento
sistematico
della forza? E l’allenamento cardiovascolare? Entrambi
hanno dimostrato delle
opportunità straordinarie per la salute dei giovanissimi:
(SdS
N. 91) FAT
Or FIT…? Studiando
i benefici dell’attività fisica sui giovani, il
peso non dimostra miglioramenti
senza un intervento sul fronte alimentare. Fare sport mangiando ad libitum non aiuta a dimagrire. Ma non
è cruciale ai fini della salute. Anche senza variazioni sul
peso, il solo
miglioramento della forma fisica grazie allo sport porta benefici alla
salute.
Tant’è che una persona obesa, ma in forma, ha meno
rischi di morte
cardiovascolare e per altre cause rispetto ad una persona magra, ma
fuori forma.
Come si dice: “Better fat, but
fit!”.
Anche se l’ideale resta sempre essere normopeso e in forma,
cioè “Not fat and
fit”.
ALLENAMENTO
DI FORZA IN ETÀ EVOLUTIVA CON OBIETTIVO SALUTE
N.B.: Incrementare prima il volume (ripetizioni, esercizi, frequenza d’allenamento), poi l’intensità (Feigenmbaun 1993). UN’ORA
DI ATTIVITÀ FISICA GIORNALIERA
RACCOMANDATA EQUIVALE A:
(SdS n.91, 2013) A
quale età si effettuano più passi giornalieri?
12 anni A
quale età si effettuano meno passi giornalieri?
18 anni (8.000 – 9.000 passi) (Beets
et al., 2010) BIBLIOGRAFIA
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WH, Srinivasan
SR, Berenson
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SdS n. 91, 2011
SdS
n. 98, 2013
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