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COME
SOPRAVVIVERE ALLE PATATINE FRITTE
& C. Il gusto superbo delle patatine fritte si accompagna ad un ingeneroso contrappasso sul piano delle calorie (si sa), della linea e della salute. Una recente ricerca pubblicata nel 2011 sul New England Journal of Medicine ci mette un guardia. Nel monitorare ogni 4 anni, per 20 anni, gli stili di vita e le abitudini alimentari di 120.877 uomini e donne americani le patatine fritte hanno vinto la medaglia d’oro dei cibi più ingrassanti. Responsabili di ben 800 gr di aumento di peso ogni 4 anni. Be’, chi se ne frega di meno di un chilo in alcuni anni a fronte del delizioso piacere della patatina? Semplice, i consumatori di patatine non hanno certo uno stile di vita virtuoso e devono fare i conti con tanto altro. Vuoi non innaffiare le patatine con un po’ di coca-cola? Nella ricerca, a stretto giro di ruota ci sono le bibite gassate con 500 gr ogni 4 anni. Poi gli immancabili salumi con 400 gr. Se sommiamo altri fattori indipendenti come il consumo di alcol, dormire meno di 6 ore per notte, le ore passate davanti alla televisione e la mancanza di attività fisica, quei sottovalutati 800 gr dovuti alle patatine (che già da soli fanno 4 kg in più in 20 anni) sono solo uno dei cento passi che ci conducono spediti al sovrappeso. QUANTE CALORIE, QUANTI GRASSI…
GLI OLI E I GRASSI NELLE PATATINE:
TROPPA OPACITA’ Qua entriamo in un campo poco trasparente e un po’ fumé. Il grasso per eccellenza delle patatine fritte è rappresentato dall’olio. Ma olio di che? Raffinato o no? E sottoposto a quale tipo di frittura? Nei fast-food è facile che si usi l’olio di canola, conosciuto col nome di Canola-oil che contiene una sostanza, l’acido erucico, mantenuto per legge entro il 5% del totale degli acidi grassi per i suoi dubbi effetti sulla salute. Nelle patatine in sacchetto spesso ci troviamo di fronte alla sconfortante dicitura generica: “oli vegetali”. Senza sapere se sono raffinati, spremuti a freddo, parzialmente idrogenati…Solo alcuni specificano di usare oli di qualità migliore, come l’olio di oliva o di arachidi. Il resto…mistero. GRASSI, MA NON SOLO:
L’ACROLEINA
GRASSI, MA NON SOLO:
L’ACRILAMIDE Il problema delle patatine fritte non è confinato alle calorie, all’acroleina o all’acido erucico. La frittura oltre i 120° e per lungo tempo produce una sostanza, l’acrilamide, classificata come potenziale cancerogena per l’uomo (WHO, IARC). Effetto invece accertato sugli animali. L’acrilamide è frutto del “matrimonio” tra zuccheri semplici (glucosio, fruttosio) e sostanze proteiche (amminoacido asparagina) durante la frittura, la cottura al forno, la tostatura o la grigliatura. Dunque acrilamide nelle patatine, toast, biscotti, pane morbido, brioches, cereali per la colazione fino nelle carni grigliate o nel caffè torrefatto e d’orzo. Ma anche nel tabacco, non dimentichiamolo. E in quantità nettamente superiore a quella degli alimenti. Fumatori avvisati…Un report del 2007 dell’EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) ha rilevato livelli di acrilamide più bassi (rispetto al periodo 2003-2006) in pane e caffè. Al contrario, “…i tenori di acrilamide registrati nel 2007 nei biscotti, nei cereali da prima colazione, nelle patatine fritte a bastoncino e nei prodotti a base di patate destinati alla cottura domestica sono risultati superiori rispetto al periodo 2003-2006” (EFSA in focus alimentazione, n. 4, Luglio 2009).
Allora non resta che un fai-da-te che gestisca gli alimenti portatori di acrilamide con un po’ di buon senso, senza cedere al panico irrazionale che ci spinge a bandire “di pancia” tanti buoni cibi dalla nostra tavola. Da dove partire? Dai limiti di assunzione giornaliera che dovrebbero mantenerci al sicuro: 0,5 microgrammi/kg di peso corporeo. Per un uomo di 70 kg sono 35 microgrammi al giorno, mentre per un bambino di 30 kg il limite di guardia è di 15 microgrammi. Considerato che nelle patatine fritte il contenuto varia da 5 a 350 microgrammi per 100 gr di prodotto (nelle patatine fritte in casa il livello si alza tra i 350 e i 1200 microgrammi per etto) è sufficiente una porzione di patatine, un pacchetto di cracker e un toast per uscire ampiamente dai limiti. Senza contare l’acrilamide che possiamo trovare nella pizza, nei biscotti o nelle sigarette. Sorpresi di trovare l’acrilamide anche nei biscotti o nei cracker? Ricordate che l’acrilamide si forma nei processi di cottura/frittura degli amidi e delle proteine. PATATE A BASSO CONTENUTO DI ASPARAGINA
I MITICI FONZIES
CONCLUSIONE Al termine del nostro viaggio nelle patatine, possiamo dire con certezza che sono dei prodotti
BIBLIOGRAFIA-SITOGRAFIA
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