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L’illusionismo
delle
vitamine e degli antiossidanti Quello
dei multivitaminici e degli antiossidanti è uno dei
bracieri sui
cui tizzoni brillano una pletora di fumisterie pseudoscientifiche. Come
ogni
buon prodotto del marketing illusionistico si parte dalla scienza
(“ Pare che il ragionamento non faccia una piega. A parole. Purtroppo
per gli spacciatori di pillole magiche l’organismo umano
è un po’ più complesso
di un semplice sillogismo. Prima di entrare nel cuore della ricerca
faccio un
esempio veloce. La frutta fa bene. Vero. Mangiatene Chiarito
che uno scontato rapporto di causalità non è
scontato nel modello umano,
passiamo all’aspetto delle ricerche. In particolare a quelle
citate con
impettito orgoglio dai piazzisti in doppiopetto. Ricordiamo che il mercato degli integratori crea un giro d’affari di 50 miliardi di euro all’anno. Un piatto troppo ricco per fare gli schizzinosi e distinguere tra buona e cattiva scienza. Sì, perché non sempre la scienza produce virtuosismi. E nell’ambito delle ricerche pubblicate bisogna fare dei distinguo. Ogni mese escono cinquemila riviste mediche. E’ difficile distillare le ricerche rigorose in questo mare. Però non scoraggiamoci, perché gli strumenti ci sono. Innanzitutto prendiamo con le pinze le ricerche condotte su animali o cellule in vitro. Gli animali hanno delle risposte fisiologiche che possono rivelarsi diametralmente opposte a quelle dell’uomo, mentre le cellule in vitro sono isolate dal complesso dell’organismo. Inoltre in vitro le cellule tumorali, per esempio, possono essere uccise da tutto, compreso il detersivo. Provate a prescrivere il detersivo come terapia anticancro! Un
esempio di cattiva informazione scientifica è quella di dare
credito alla
propria teoria attraverso la labile prova dell’ “esito surrogato” di
una ricerca. E’ facile dimostrare che assumere
della vitamina X ne aumenta il suo contenuto nel sangue. Bello, ma
inutile se
non si associano effetti positivi sulla salute. O, addirittura, non si
riscontrano effetti negativi. L’esito
surrogato da solo non dice niente. Assume dignità
se corroborato da una
letteratura medica orientata nella stessa direzione. Altrimenti
può essere oro
come princisbecco. Anche
le ricerche sugli animali hanno dei
limiti molto seri: a) l’animale sperimentale è
spesso figlio di
consanguinei b) i
suoi tessuti sono in
condizioni di rigido controllo fisiologico
c) il tessuto animale è molto diverso da
quello
umano d)
gli animali vengono esposti a mega dosi
della molecola da studiare. Quantità che, rapportate
all’uomo, risultano
spropositate. Negli anni ’70 del secolo scorso
l’esposizione degli animali a
mega dosi e la correlazione dei risultati all’uomo ha creato
dei falsi
allarmismi come quello sulla saccarina condannata senza appello,
allora, ad
omicidio colposo per cancro. Ciò che danneggia gli animali non danneggia necessariamente l’uomo. Potrebbe, ma è solo un punto di partenza. Infine
esiste il problema della selezione
mirata. Ogni mese vengono pubblicati numerosi studi su uno
stesso
argomento, molti dei quali in contraddizione. E’ facile,
dunque, cedere alla
tentazione degli omissis: si selezionano solo gli articoli che
dimostrano la
nostra teoria. Gli altri nel cestino. Anche Linus Pauling, nobel per la
medicina, fu vittima
dello stesso errore metodologico. Selezionava solo gli articoli
favorevoli all’uso
della vitamina C per prevenire il raffreddore (Pauling L (1971) The
significance of the evidence about ascorbic acid and the common cold.
Proc Natl
Acad Sci USA 68:2678-2681). Gli studi contrari li derubricava per
errori
metodologici (gli stessi che affliggevano quelli favorevoli, tra
l’altro) o non
li citava del tutto. Questa forma di selezione mirata da
parte di Pauling
venne resa pubblica da una ricerca svolta da Paul Knipschild, docente
di
epidemiologia all’università di Maastricht
(Knipschild P,1994, Systematic
reviews. Some examples. BMJ 309:719-721; Kleijnen J, ter Riet G,
Knipschild P.
Vitamin C and the common cold; review of a megadose of literature) Quando
l’argomento, come quello in questione, ha alle spalle una
letteratura medica
sconfinata cercare studio per studio è un’impresa
di Sisifo. E’ meglio
affidarsi al lavoro di staff di scienziati che selezionano gli studi
meglio
condotti metodologicamente passando al setaccio tutto ciò
che la letteratura ha
prodotto sino ad allora. Sono le cosiddette systematic
review, o revisioni
sistematiche. Un punto di riferimento autorevole, nelle
systematic review,
è lo staff della Cochrane
Collaboration,
gruppo di scienziati indipendenti che si occupano di mettere sotto la
lente
d’ingrandimento centinaia di studi pubblicati su determinati
argomenti di
natura medico-scientifica. Le
revisioni sistematiche ci permettono di vedere la luna e non il dito. Quanto ai singoli studi, è sempre meglio selezionare quelli che, oltre al rigore metodologico, abbraccino un campione molto numeroso di soggetti. Il
marketing degli antiossidanti nasce
dalla teoria dell’invecchiamento basata sui radicali liberi. Brevemente,
i radicali liberi sono sostanze
altamente reattive votate all’attacco di cellule cattive (i
batteri), o buone
(il DNA o la parete interna delle arterie). Gli antiossidanti
(tra cui alcune vitamine e minerali) sono i nemici
naturali dei radicali liberi e li neutralizzano inglobandoli. Appare
già impropria la demonizzazione dei radicali liberi. Se
alcuni sono dannosi,
altri sono indispensabili alla sopravvivenza. Non
finisce qui perché la teoria che i radicali liberi siano
alla base
dell’invecchiamento e dei tumori è tutta da
dimostrare. E’, appunto, ancora una
teoria. Assumere antiossidanti come supplementi apre, invece, una serie
di
questioni: · Sono efficaci al pari di quelli di
frutta e verdura? · Quali radicali liberi elimineremmo?
Quelli buoni o
quelli cattivi? · In un organismo complesso vale
applicare tout court il
principio dose-risposta? Cioè, più ne assumo,
meglio è? · E’ vero che, comunque,
male non fanno? · Le vitamine vengono inglobate dagli
enzimi fino a
saturazione. La quota in eccesso rimane libera nel sangue. Quali
effetti
produce? La
leggenda degli antiossidanti come panacea di tutti i mali nacque
all’incirca
venti anni fa, nell’ambito di una scienza poco attenta a una
serie di variabili
importantissime. Si osservò che chi consumava giornalmente
frutta e verdura ,
ma anche chi assumeva antiossidanti in supplementi, tendeva a vivere
più a
lungo e a soffrire meno di cancro e di malattie cardiovascolari.
Conclusione
incoraggiante in un (apparentemente) semplice sistema di causa-effetto. Cosa
manca per rendere questo quadro più attendibile? Per
esempio, si è dimenticato di considerare che chi mangia
frutta e verdura o
assume di propria iniziativa integratori multivitaminici è
una persona più sensibile
al mantenimento della salute. Magari fisicamente attiva , che non fuma,
sobria
consumatrice di alcol, socialmente e professionalmente
gratificata… Variabili
così importanti da sovvertire le conclusioni di uno studio
se non considerate.
Invece gli sponsor amici degli antiossidanti se ne sono infischiati
nascondendo
sotto il tappeto questi marchiani errori metodologici. Di contro hanno
esibito
come trofei i risultati degli “studi
caso-controllo”, “studi coorte
prospettici” e di esami del sangue che parevano andare tutti
nella stessa
direzione: un’alta quantità di beta-carotene* nel sangue è
associata ad un ridotto rischio di
cancro. Parallelamente,
altri studi dimostravano che livelli elevati di un altro ossidante, Questi primi risultati in
apparenza inconfutabili fecero da propellente per una serie di studi
condotti
in tutto il mondo sull’argomento. Ma meglio organizzati e
più rigorosi. Le
certezze cominciarono ad infrangersi, una ad una. Partiamo dai primi singoli,
ma rigorosi studi, che hanno
fatto luce sulla supplementazione di certi antiossidanti. Uno studio
venne condotto in Finlandia, su 30.000 partecipanti ad alto
rischio di cancro al polmone. Furono divisi in quattro gruppi: 1) supplementato con
beta-carotene 2)
supplementato con alfa-tocoferolo (vitamina
E) 3)
supplementato con entrambi gli antiossidanti
4) senza alcuna supplementazione Risultato: tra chi assumeva
alfa-tocoferolo
non si registrò una differenza di decessi per tumore al
polmone rispetto a chi
non lo assumeva. Ma fece registrare un numero maggiore di ictus. Il
gruppo che
integrava con beta-carotene mostrò un numero maggiore di
decessi per cancro al
polmone e infarto. Tuttavia, il gruppo che assumeva alfa-tocoferolo
registrò
qualche morte in meno per tumore alla prostata. Un altro studio, noto per
l’assonante acronimo CARET,
che fa eco alle carote, appunto ricche di carotene, ha dato esiti
ancora
peggiori. Anzi, lo studio, condotto su 18.000
soggetti divisi in due gruppi, uno supplementato con
beta-carotene e
vitamina A e l’altro con placebo (pastiglie di zucchero)
venne chiuso in
anticipo. Motivo: chi prendeva gli antiossidanti aveva il 46% in
più di
probabilità di morire per cancro al polmone e il 17% in
più di probabilità di
morire per un’altra causa. STUDIO CARET: chi prendeva gli
antiossidanti aveva il 46% in più di probabilità
di morire per cancro al
polmone e il 17% in più di probabilità di morire
per un’altra causa. E ancora l’autorevole JAMA, su due numeri pubblicati nel
2005, mette in guardia dall’uso di supplementi di vitamina E
nella prevenzione
del cancro o nel trattamento di malattie cardiovascolari nelle donne
(studio su 39.876 donne condotto
tra il 1992 e
il 2004). Non solo questo antiossidante è inefficace a tal
fine, ma aumenta
anche le probabilità di infarto in soggetti cardiopatici o
diabetici. Uno studio apparso su Nature, nel 1998, metteva in guardia da
supplementazioni eccessive di vitamina C. Bastano 500 mg al giorno
(contro i 60
raccomandati) per trasformarla da cane da guardia del DNA a cane
d’attacco al
DNA. A questa dose la preziosa vitamina, assunta in capsule, da
antiossidante
diventa pro-ossidante. Sulla stessa lunghezza
d’onda
le revisioni
sistematiche più
aggiornate della Cochrane Collaboration: nella pubblicazione
del 2003, esaminando
gli studi condotti su più di 100.000
partecipanti si afferma che
gli
integratori a base di antiossidanti sono inefficaci o forse addirittura
dannosi.
Sicuramente dannosi sono risultati beta-carotene e retinolo in dosi
farmacologiche somministrate in soggetti a rischio tumore al polmone
(fumatori,
lavoratori esposti all’amianto). Inoltre gli antiossidanti
sono inutili nel prevenire forme di cancro gastrointestinale. Anzi,
aumentano
la mortalità in generale. Nella review dell’Ottobre
del
2004, Cochrane ha passato al vaglio
20 studi clinici randomizzati con placebo e definiti di
qualità eccezionalmente
buona. I partecipanti agli studi
erano 211.818.
L’obiettivo era
stabilire le proprietà preventive nei confronti del
intestinale dei supplementi
di beta-carotene, vitamina C, vitamina E e selenio. Conclusione:
i supplementi di
antiossidanti non solo non prevenivano il tumore, ma incrementavano Sempre la task force
internazionale della Cochrane, nel Vitamina
E e beta-carotene per prevenire la
degenerazione maculare? Nemmeno. Così
conclude una review ancora targata Cochrane del
1997 che ha coinvolto 23.099
partecipanti Nel 1999 la stessa rivista
pubblicava una review ancora più
caustica, nella quale l’integrazione di beta-carotene nei
fumatori per
prevenire il cancro al polmone veniva categoricamente sconsigliata
perché
aumentava le cause di morte sia generali che per il tumore in questione. Cochrane Collaboration:
i supplementi di antiossidanti,
come le
vitamine A, E, beta-carotene, non solo non prevengono il tumore, ma
incrementano la mortalità Nel
2006 l’ American
Heart Association Nutrition Committee metteva in
evidenza che non solo I benefici degli
antiossidanti e del selenio in
capsule nei confronti del cuore non erano mai stati dimostrati,
ma che,
anzi, il beta-carotene aumentava i casi di tumore al polmone
nei fumatori.
Inoltre, alte dosi di vitamina E si associavano a maggiore rischio di
infarto e
di mortalità in generale. Sempre consigliate, invece, le
fonti di antiossidanti
vegetali.
il
beta-carotene aumenta i casi di tumore
al polmone nei fumatori; alte dosi di vitamina E si associano a
maggiore
rischio di infarto e di mortalità in generale Una meta-analisi* pubblicata da Lancet
nel 2003 con oggetto di
indagine il beta-carotene ha messo in luce che la sostanza
supplementata porta ad
un piccolo, ma significativo, aumento di tutte le
cause di morte, compresa quella di natura cardiovascolare. Ci
siamo concentrati sugli effetti collaterali del beta-carotene e della
vitamina
E. Vediamo
anche gli effetti collaterali delle altre vitamine assunte a dosi
elevate
Katch
& Mc Ardle, Fisiologia applicata allo sport, Casa Editrice
Ambrosiana, 2001 Nota: Poiché Vitamine per gli occhi? Una leggenda della II guerra mondiale… I
Tedeschi non riuscivano a capire come i piloti Inglesi riuscissero a
vedere gli
aerei nemici da enormi distanze. Anche al buio. Ovviamente si
avvalevano di una
nuova invenzione, il radar. Per scongiurare il rischio che i Tedeschi
lo
scoprissero, gli Inglesi crearono una leggenda nutrizionista che
resiste
tuttora. Confezionarono la leggenda partendola un teorema plausibile,
cioè che
il carotene contenuto nelle carote viene trasportato agli occhi e
trasformato
in retinale, la molecola che percepisce Vitamine e sport Negli
sportivi viene promosso con maggiore decisione il consumo di
supplementi
vitaminici, sempre sulla base di una logica deduttiva: chi fa sport
consuma più
benzina, più ossigeno e aumenta la produzione di prodotti
tossici come i
radicali liberi responsabili dell’invecchiamento e dei danni
muscolari da
allenamento I radicali sono disattivati dalle vitamine. Dunque, se lo
sportivo
vuole rallentare i danni da radicali deve aumentare il consumo di
antiossidanti. Già
Katch e Mc Ardle (“Alimentazione nello sport, Casa Editrice
Ambrosiana, 2001)
ci dicono che “Le vitamine partecipano
ripetutamente
ai processi metabolici e quindi il loro fabbisogno non differisce tra
atleti e
soggetti sedentari” e ancora… “…per coloro
che vanno incontro a un
elevato dispendio energetico a causa dell’attività
fisica non esiste la
necessità di ricorrere a integrazioni vitaminiche” Inoltre lo sportivo non migliora
solo le
prestazioni di cuore e muscoli, ma anche quelle del sistema
antiossidante
rendendolo adeguato a fronteggiare la maggiore produzione di radicali
liberi
(Katch e Mc Ardle)
L’idea
dell’inutilità della supplementazione vitaminica
negli sportivi viene portata
avanti da studi pubblicati su importanti riviste mediche: - Due
gruppi di studio : un gruppo
trattato con placebo e l'altro con 1000 mg vitamina C e 300 mg di
RRR-alpha-tocopheryl acetate. Risultato : gli antiossidanti non hanno
mostrato
alcun beneficio nel limitare il danno muscolare post esercizio,
né benefici sui
tempi di recupero Antioxidants
did not prevent
muscle damage in response to an ultramarathon run. -Due
gruppi di studio : uno trattato con
placebo e uno con vitamina C ed E (500-1000 mg o UI al giorno, 4
settimane
prima della mezza maratona). Risultato : la supplementazione non ha
dato
differenze nella concentrazione ematica post gara di markers quali
creatin kinasi,
mioglobina e malondialdeide. Effect of
Vitamin C and E
supplementation on biochemical and ultrastructural indices of muscle
damage
after a
McGinley C, Shafat A, Donnelly AE.,
Does
antioxidant vitamin supplementation protect
against muscle damage? Sports Med. 2009;39(12):1011-32
Conclusione Si è partiti da
una banale osservazione (bassi livelli
di antiossidanti nel sangue) e si è fatta una correlazione
(maggiore incidenza
di cancro e cardiopatie) individuando un meccanismo plausibile che
giustificasse l’uso delle vitamine per prevenire queste
tremende malattie. Ma
non si sono fatti i conti con l’oste. Quando, infatti, gli
antiossidanti sono
stati somministrati come integratori non solo non si sono registrati
benefici,
ma è aumentata la probabilità di morire. Allora,
perché è sempre così fiorente il
mercato dei multivitaminici? Sarà banale, ma la
potenza di fuoco mediatico delle
aziende farmaceutiche non ha rivali. Non produce fatturato
pubblicizzare i
risultati reali dei dati sperimentali sugli antiossidanti. E’
sempre
redditizio, invece, puntare tutto su una pillola che allunga la vita,
previene
tumori e cardiopatie. Cambiare il proprio stile di vita è la
vera ipoteca sul
futuro. Ma non ha appeal. E’troppo complicato e faticoso.
Meglio l’illusionismo
delle imposture in pillole. Bibliografia JAMA,
2005 Mar 16;293(11):1338-47.
Effects of long-term
vitamin E
supplementation on cardiovascular events and cancer: a randomized
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Systematic Review Antioxidant
supplements for prevention of
mortality in healthy participants and patients with various diseases Bjelakovic
G, Nikolova D, Gluud
LL, Simonetti RG, Gluud C Cochrane Database of Systematic
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Henshaw KS, Antioxidant
vitamin and mineral supplements for preventing age-related macular
degeneration
Lisa
Gallicchio, Kristina
Boyd, Genevieve
Matanoski, Xuguang
(Grant) Tao, Liwei
Chen,Tram K
Lam, Meredith
Shiels, Edward
Hammond, Karen
A Robinson, Laura
E
Caulfield,James G Herman, Eliseo
Guallar and Anthony
J Alberg Carotenoids
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