ALIMENTAZIONE SPORT
DIMAGRIMENTO
  a cura di Orazio Paternò
CHI SONO RAGIONI DEL SITO TUTTI GLI ARTICOLI CONTATTI
ELETTROSTIMOLAZIONE e PEDANE VIBRANTI
TRA FATTI E SEDUZIONI

INTERVISTA

a
Nicola A. Maffiuletti
Fisiologo ricercatore presso lo Human Performance Lab, Schulthess Clinic, Zurigo (Svizzera)





L’ELETTROSTIMOLAZIONE e le PEDANE VIBRANTI si collocano tra i dispositivi a maggior presa rapida nel gradimento di quella vasta tribù in shopping permanente presso i Grandi Magazzini dei risultati a costo zero.
I sacerdoti del marketing hanno sovrapposto alcuni benefici -circoscritti per lo più all’ambito delle patologie- alla diffusione di promesse senza diritto di cittadinanza in territorio scientifico.
Cerchiamo di fare chiarezza, separando i fatti dalle semplici seduzioni grazie al prezioso contributo di NICOLA MAFFIULETTI, fisiologo e ricercatore italiano che opera presso il laboratorio di ricerca di Zurigo dove hanno preso le mosse diverse sue pubblicazioni. È sua la più recente e migliore analisi critica di questi dispositivi.



L’ELETTROSTIMOLAZIONE



La pubblicità ha suggestionato per anni i potenziali fruitori attraverso l’uso di cornici narrative facili e rassicuranti, descrivendo l’elettrostimolatore come  “La soluzione ideale per combattere la perdita di tono, adiposità, cellulite”…“Concepito per l’esercizio dei muscoli addominali al fine di tonificare, appiattire e rassodare la pancia”…

La letteratura scientifica riconosce che l’elettrostimolazione produce alcuni benefici in chi è allettato per infortunio, ha un muscolo lesionato o un muscolo denervato (Fitness, la guida completa, Edizioni Club Leonardo, 2004). Ha dato buoni risultati all’inizio della terapia riabilitativa (Sports Med. 2008; 38(2):161-77; Sports Med. 1992 May;13(5):320-36). E in alcune patologie minori.
Professor Maffiuletti, e poi? Tutte le applicazioni per migliorare la forza, per dimagrire e/o tonificare per raggiungere un pubblico vastissimo di sani, trova appiglio in letteratura medica?

Risposta: Per il dimagrimento, la tonificazione ed il “fitness” in generale l’evidenza scientifica è veramente scarsa. Per aumentare la forza muscolare, l’efficacia è differente in funzione della popolazione e quindi dell’applicazione: (1) moderata – e non superiore all’allenamento di forza convenzionale – per aumentare la forza nel soggetto sano; (2) buona per recuperare la forza e la funzione neuromuscolare in sportivi/pazienti in seguito ad un periodo di immobilizzazione/disuso (ad esempio, dopo un infortunio o un intervento chirurgico); (3) molto buona per preservare forza, massa muscolare e funzione neuromuscolare in sportivi/pazienti durante un periodo di immobilizzazione/disuso. I risultati più incoraggianti sono stati ottenuti con pazienti affetti da patologie cardiorespiratorie e con pazienti in rianimazione. Ovviamente mi riferisco all’uso dell’elettrostimolazione neuromuscolare, che consiste nell’applicazione di stimoli intermittenti ad alta intensità, con l’obiettivo di generare contrazioni muscolari visibili e con la maggior tensione possibile (e non a modalità come la TENS – usata per trattare vari tipi di sintomi dolorosi – e la FES – usata in riabilitazione neurologica per mantenere/assicurare una certa funzionalità).


Professore Maffiuletti, l’applicazione delle elettrostimolazioni ha preso l’abbrivio negli anni ’70 (Kotz). Negli anni ’90 si diffonde in ambito sportivo come modalità di allenamento della forza. Parallelamente si va vellicando anche l’idea di collocarlo tra i nemici del sovrappeso, della cellulite e della mancanza di tono muscolare. Illusionismi che già nei primi anni 2000 avevano dichiarato bancarotta. Quali sono i limiti dell’elettrostimolazione nel promuovere forza, tono e dimagrimento?

Risposta: Il limite principale dell’elettrostimolazione neuromuscolare è legato al reclutamento “artificiale” delle fibre muscolari che è notevolmente incompleto e prettamente superficiale (essenzialmente perchè l’impulso elettrico è trasmesso tramite applicazione transcutanea). Per fare un esempio, un muscolo come il quadricipite femorale – che è uno dei più semplici da stimolare (e sicuramente il più stimolato) – è reclutato al 30-40% in soggetti che tollerano alte dosi di corrente (in altre parole, il 60-70% della massa muscolare del quadricipite è difficilmente allenabile tramite elettrostimolazione neuromuscolare). Altri limiti importanti dell’elettrostimolazione sono la fatica precoce e marcata – sempre a causa del reclutamento superficiale, il disagio legato alla stimolazione elettrica – che è molto soggettivo, ed il difficile “dosaggio” di un trattamento tramite elettrostimolazione – poichè la quantità di corrente utilizzata non è di per sè un buon indicatore della dose somministrata.


Professor Maffiuletti, si è assistito al varo di una nuova generazione di elettrostimolatori: senza fili, uso in dinamica e su tutto il corpo. Solo un’operazione di lifting estetico o c’è anche qualche novità sostanziale?

Risposta: Gli esempi da Lei evocati purtroppo non risolvono i problemi descritti sopra (reclutamento, fatica, disagio, dosaggio), in certi casi possono peggiorarli. Ad esempio, abbiamo recentemente osservato molteplici casi di sovradosaggio in persone (anche atleti) soggetti ad una o più sedute di stimolazione “whole-body”, con consequenze gravi a livello muscolare. Molti ricercatori (e troppo pochi produttori) si stanno invece interessando ad una modalità di stimolazione più fisiologica, in cui la corrente elettrica è distribuita a varie parti di un muscolo tramite molteplici elettrodi e stimoli multivia, con l’obiettivo di rendere la contrazione più naturale (maggior reclutamento e minore fatica) e meno disagevole. I risultati sono veramente promettenti e l’efficacia di questa modalità è chiaramente superiore all’elettrostimolazione convenzionale (usata per decenni).






LE PEDANE VIBRANTI




Anche le pedane vibranti hanno tentato di avocare a sé la facoltà di migliorare la performance atletica.
Professor Maffiuletti, cosa ci dice la ricerca a questo proposito?

Risposta: Premetto che la mia esperienza con pedani vibranti si limita a pochi studi scientifici, con risultati peraltro scarsamente convincenti. La risposta alla sua domanda è stata in realtà recentemente apportata da un gruppo di colleghi, i quali hanno sintetizzato i principali risultati ottenuti in vari studi con o senza pedane vibranti (review sistematica), concludendo che la vibrazione “whole-body” produce effetti – sia acuti che cronici – limitati ed inconsistenti sulla performance atletica (Hortobágyi T, Lesinski M, Fernandez-Del-Olmo M, Granacher U. Small and inconsistent effects of whole body vibration on athletic performance: a systematic review and meta-analysis. Eur J Appl Physiol. 2015;115:1605-25).


LA RIFLESSIONE
Come dimostrato dal professore Maffiuletti - che ha sciolto la complessità in una lingua semplice –la reale efficacia di elettrostimolatori e pedane vibranti chiede un'analisi che oltrepassi le pennellate di suggestioni proprie del marketing