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MAL DI SCHIENA, OBESITÀ, APPENDICITI,
PARTI TORMENTATI… UNA STORIA EVOLUTIVA DI COMPROMESSI,
ASIMMETRIE, INUTILITÀ E DOLOROSE IMPERFEZIONI: ALLA FINE UN SUCCESSO, MA PAGATO A CARO
PREZZO Intervista a Telmo Pievani a cura di Orazio Paternò Nel suo ultimo libro (Imperfezione, Una storia naturale - Raffaello Cortina Editore, 2019), il filosofo della scienza ed evoluzionista Telmo Pievani, tra i più affermati divulgatori scientifici italiani, legge la storia evolutiva di Homo sapiens sotto il segno dell’imperfezione. E ribalta il vecchio paradigma dell’uomo rappresentato come un unico, glorioso assemblaggio di eleganti perfezioni: siamo piuttosto un prosaico bricolage di malfunzionamenti, inutilità e, appunto, imperfezioni messe insieme alla bell’è meglio ma che, tutto sommato, ci ha permesso di cavarcela (quasi) egregiamente fino a oggi. Tutto il nostro catalogo di imperfezioni ci fa capire come l’evoluzione non sia governata da un “ingegnere” che ottimizza le proprie “creazioni” in base ai mutamenti ambientali, ma sia un tira e molla tra il materiale a disposizione e l’ambiente che cambia attorno a noi. Siamo figli di compromessi subottimali, dunque IMPERFETTI, ma di successo. Che, però, ci hanno “regalato” una serie di moleste smagliature fisiche con cui dobbiamo fare spesso i conti insieme ai nostri fisioterapisti e ai nostri personal trainer… R: Quando
l’ambiente attorno a noi cambia troppo velocemente, ci ritroviamo
adattativamente in ritardo. Nel nostro caso, poi, i cambiamenti ecologici e
comportamentali li abbiamo introdotti noi stessi, alterando gli ecosistemi,
cambiando dieta, evolvendoci tecnologicamente e culturalmente. Il risultato può
essere uno sfasamento tra la nostra fisiologia e i nostri comportamenti,
soprattutto alimentari. Il nostro metabolismo è per certi aspetti ancora
adattato a un mondo in cui le fonti di cibo erano sporadiche e imprevedibili, e
dunque era sensato per la sopravvivenza immagazzinare il più rapidamente
possibile cibi ricchi di zuccheri e grasso, come scorta per i periodi
difficili. Il problema è che questa attitudine oggi si scontra con un ambiente
in cui - per molte popolazioni umane anche se non per tutte - vi è ampia
disponibilità e continuità di cibi traboccanti di zuccheri e grassi, ovunque,
spesso junk food. Il nostro metabolismo si sta riorganizzando, ma il processo è
lento e intanto ne soffriamo. Per esempio il microbiota - cioè l’ecosistema di
batteri, funghi e altri microrganismi che vivono nel nostro intestino, sulla
pelle, in bocca – di noi che abitiamo nei paesi industrializzati è molto più
povero e sbilanciato di quello di chi vive in aree rurali o di quello dei
cacciatori raccoglitori. Stiamo impoverendo l’ambiente attorno a noi e questo
si ripercuote negativamente anche sulla nostra salute. Meglio esserne
consapevoli e, per esempio, moderare e diversificare la propria dieta subito.
Senza forzature, come quelle di chi consiglia di tornare alla dieta paleolitica
(un non senso da qualsiasi punto di vista, scientifico ed evoluzionistico,
perché non si torna indietro) o a diete con cibi solo crudi. Il segreto di una
buona dieta, se vogliamo guardare le evidenze della nostra storia naturale, è
la diversità e la ricchezza degli alimenti, senza sbilanciamenti e
radicalizzazioni ideologiche. R: Il
nostro cervello, come raccontava Rita Levi Montalcini, è un accrocco
imperfetto. Si è espanso di due terzi nel genere Homo, spingendo sui lati e verso l’alto, si è trovato spazio dove
c’era, a scapito del resto. Non deve mai surriscaldarsi. Il cervello è molto
sensibile alla temperatura. Ma se cresce di volume si scalda di più, perché la
superficie di dispersione non cresce al cubo come il volume, ma al quadrato.
C’è insomma un conflitto fisico tra la tridimensionalità e la bidimensionalità.
La soluzione di ripiego fu quella di addensare molto di più la rete vascolare,
con funzioni non solo di ossigenazione, ma anche di termoregolazione, a mo’ di
radiatore. Un altro compromesso incerto, che forse è alla base di molti mal di
testa. Non
c’è area cerebrale che non sia stata riutilizzata per funzioni diverse da
quelle originarie, come in un bricolage. Inoltre il nostro encefalo funziona
grazie alle interazioni e ai compromessi tra parti evolutivamente più antiche e
parti più recenti, spesso in contraddizione, con tutte le imperfezioni che ne
conseguono. Soffre di molte disfunzioni e di malattie degenerative. Non so se
alla base delle diverse tipologie di mal di testa possa esserci (oltre alla
familiarità e ad altre cause) un compromesso evolutivo imperfetto, ma non mi
stupirei se qualche ricerca scientifica lo mostrasse. Ma credo che lo si debba valutare
caso per caso, senza appellarsi per forza all’evoluzione quando non si trova
una spiegazione. D: La nostra ricchezza
genetica, figlia di vecchie infezioni da retrovirus nonché di ibridazioni
con i cugini Neandertal e Denisova, ci ha lasciato in dote delle
imperfezioni fisiche o delle predisposizioni a certe malattie? Insegna Filosofia delle scienze
biologiche di Padova. È direttore di Pikaia, il portale italiano
dell’evoluzione, e collabora con il Corriere
della Sera, Le Scienze e Micromega. È autore di più di 230
pubblicazioni scientifiche nei campi della biologia evoluzionistica,
dell'evoluzione umana, della filosofia della biologia e della filosofia della
scienza generale. |
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