ALIMENTAZIONE
SPORT
DIMAGRIMENTO
a cura di Orazio
Paternò
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UN
GRUPPO
SANGUIGNO, UN DESTINO…?
Sei del gruppo 0? Niente pasta e pane. Niente latticini. Ma tante proteine. D’altra parte il gruppo 0 è il marchio dell’antico cacciatore, dice Peter D’Adamo, il guru della DIETA DEI GRUPPI SANGUIGNI. E giù di selvaggina e noci. Perché è tutto scritto nel DNA. Sei del gruppo B? Allora i latticini fanno per te. I tuoi antenati andavano di pastorizia che era una bellezza. Un corredo alimentare a base latte e latticini avrebbe lasciato il marchio di fabbrica sulle tue tolleranze/intolleranze/preferenze alimentari nonché sulla tua predisposizione a certe malattie. Dunque milioni di persone tutte uguali, sia sotto il profilo della risposta ai cibi che nella vocazione a sviluppare determinate malattie. Dall’atleta muscoloso e sano, all’obeso patologico e sotto cura per diabete e altri malanni espressione della sindrome metabolica. Basta appartenere allo stesso gruppo sanguigno e…puf!…svaniscono le differenze. Cosa importa se uno ha una muscolatura tale da gestire con disinvoltura gli zuccheri messi in circolo da pane e pasta, se l’acqua dentro e fuori le cellule è regolare, se non è gravato da uno stato infiammatorio cronico e produce cortisolo secondo necessità (tanto al mattino, poco o nullo la sera)? Cosa importa se uno ha pochissima massa magra e uno stato infiammatorio talmente cronicizzato da dover segnalare quei pochi muscoli residui ad Amnesty International? O da dover mettere le proprie ossa sotto tutela dell’UNESCO, vista l’erosione continua a cui vengono sottoposte per mancanza di contromisure adeguate a sedare quell’infiammazione cannibale per muscoli e scheletro? Tutto si riduce ad una lettera. Quella del gruppo sanguigno. Dalla quale si sprigiona il modello unico per stile alimentare, intolleranze, predisposizioni a certe patologie finanche al tipo di sport da praticare. Basta davvero quella glicoproteina appiccicata al globulo rosso, carta d’identità di appartenenza a questo o quel gruppo sanguigno, per delineare un quadro così complesso? Una facile smentita è arrivata dall’analisi dei gruppi sanguigni di comunità umane molto piccole e isolate, uniformi geneticamente, poco inclini alla “contaminazione” con altre popolazioni. Secondo la teoria di D’Adamo, popolazioni di cacciatori-raccoglitori come gli Aborigeni australiani, gli Ainu delle isole Curili o i Sami della Lapponia dovrebbero vantare un corredo ematico monolitico: solo gruppo 0. Mentre il gruppo A, espressione di un retaggio di agricoltori, dovrebbe cercare asilo politico in altre arterie. Niente di tutto ciò. A sorpresa, infatti, tutte queste popolazioni vedono il gruppo A-Agricoltore molto ben rappresentato, raggiungendo l’incredibile punta del 63% nei Sami. Un popolo che vive di caccia, pesca e allevamento di renne. Alla faccia del genotipo Agricoltore. Quando poi, nella storia, due eventi incrociano la loro apparizione per pura casualità, non essendo legati da alcun rapporto di causa-effetto, ma vengono comunque correlati, siamo di fronte a un grossolano errore di semplice correlazione statistica dei dati. Ed è ciò che è successo alla dieta dei gruppi sanguigni che ha “combinato” il matrimonio tra due eventi sovrapponibili solo storicamente. Ma con storie e cause completamente diverse. E’ il caso del gruppo 0 associato (ed emotivamente correlato) all’intolleranza al lattosio. Entrambe le variabili sono partite dall’Asia e si sono diffuse in Europa. Solo che il gruppo 0 è stato selezionato perché correlato ad una migliore resistenza alla peste, mentre l’intolleranza al lattosio era collegata alla scarsa consuetudine con la pastorizia. E’ stato un incontro puramente casuale nel corredo genetico di alcune popolazioni asiatiche. Tant’è vero che i due caratteri si trovano disgiunti in altre popolazioni, magari afflitte dalla peste e allo stesso tempo tolleranti al lattosio. Dall’antropologia alla medicina, chiudo con le pubblicazioni di due prestigiose riviste mediche: l’American Journal of Clinical Nutrition e PLOSOne. La prima sconfessa la dieta dei gruppi sanguigni con una revisione di studi apparsa nel 2013. La seconda, fresca di stampa (2014), dice NO dopo un monitoraggio sui fattori di rischio cardiovascolari (BMI, circonferenza-vita, colesterolo, trigliceridi, insulina…) di 1455 soggetti sottoposti alla dieta dei gruppi sanguigni. RISULTATO: chi migliorava il profilo dei fattori di rischio cardiovascolari in risposta alla dieta non doveva ringraziare la dieta dei gruppi sanguigni nella sua applicazione ortodossa: i benefici si registravano indipendentemente dal gruppo sanguigno. Bastava scegliere il migliore tra i regimi alimentari dell’emo-dieta per stare meglio. A prescindere dal gruppo sanguigno. Per esempio, aderire alla dieta del Tipo-A dava risultati quanto a pressione e giro-vita, aderire al modello Tipo-0 dava risultati sul fronte trigliceridi. Benefici conquistati da chiunque adottasse quei regimi, senza alcuna discriminazione per gruppo sanguigno.
DIETA, EVOLUZIONE E MICROEVOLUZIONE La DIETA DEI GRUPPI SANGUIGNI o altre affini per ispirazione, come la PALEODIETA, partono dall’assunto che il nostro DNA sia stato disegnato solo dall’evoluzione del periodo Paleolitico (2,5 milioni-10.000 anni fa). L’avvento dell’agricoltura e dell’allevamento di 10.000 anni fa ha cambiato il regime alimentare. Troppo recenti queste ultime novità (pasta, pane, riso e latticini) per attrezzare le contromisure biologiche, affermano gli sponsor di queste diete che guardano alla preistoria come ad un quadretto oleografico illuminato da felicità e benessere. Dove le malattie “moderne” (aterosclerosi, diabete, ipertensione…) non avrebbero ancora fatto capolino. Come se la selezione naturale agisse esclusivamente su tempi incredibilmente lunghi. Incompatibili con l’improvviso e “recente” cambio di marcia alimentare introdotto da agricoltura e allevamento. Invece la selezione agisce anche su tempi “incredibilmente corti”. Anche se questa espressione abbraccia qualche migliaio di anni. Infatti “solamente” 6000 anni fa l’evoluzione ha selezionato gli individui “mutati” in grado di digerire il latte anche da adulti (lattasi persistenza). La cui eredità concede ad una parte della popolazione attuale di gustare il latte per tutta la vita. Senza il rischio di scatenare imbarazzanti fiammate per impreviste reazioni intestinali. Sempre dopo l’introduzione dell’agricoltura le popolazioni più esposte alla novità dei cereali raffinati hanno cominciato ad accumulare un numero maggiore di mutazioni lungo i geni che codificano per l’amilasi, quell’enzima preposto alla digestione degli zuccheri (Masin). Evoluzione e fattori ambientali, tra cui i cambiamenti dell’ecologia alimentare sono sempre all’opera, anche su tempi brevi. Dunque mangiare pasta o pane non è rischioso, se le quantità sono subordinate alle vostre necessità. Sempre di tempi relativamente brevi si parla nello sviluppo della resistenza a certe malattie. Alcune popolazioni umane che vivevano in zone malariche hanno sviluppato globuli rossi resistenti al protozoo della malaria. Gli occhi azzurri sono apparsi solo 9000 anni fa. E così via… CONCLUSIONE: la dieta dei gruppi sanguigni ha rivelato la sua estrema debolezza nella presunzione di offrire la stessa soluzione per moltitudini di persone senza guardare in faccia nessuno. Nemmeno la scienza, ridotta a quiz televisivo dai guru delle semplificazioni a tutti i costi. E’ lo stesso limite di tutte le diete di tendenza. Qualcuna potrebbe anche funzionare, ma solo se quella (e solo quella) persona risponde a determinati requisiti. Come saperlo? Misurare e testare. Ri-misurare e ri-testare per sapere se la strada è quella giusta e se la persona è quella giusta per applicare determinate soluzioni. O per aggiustare il tiro in corso d’opera… BIBLIOGRAFIA
ABO Genotype, 'Blood-Type' Diet and
Cardiometabolic Risk Factors.
Blood type diets
lack supporting evidence: a systematic review
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