ALIMENTAZIONE
SPORT
DIMAGRIMENTO
a cura di Orazio
Paternò
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VISCERALE O SOTTOCUTANEO? IL DILEMMA DEL GRASSO Quando si tratta di dimagrire si assume che il grasso sia tutto uguale. E subito si annusano effluvi di superficialità. Il grasso corporeo ha una propria tassonomia che rende il quadro di un tessuto tutt’altro che informe: grasso di deposito, grasso essenziale, grasso viscerale, grasso intramuscolare, grasso sottocutaneo, grasso gluteo-femorale, grasso sterno-addominale…un solo tessuto, tante facce, ma ciascuna connotata da singolari affinità elettive verso gli ormoni dimagranti/ingrassanti e ciascuna correlata al pericolo malattie con accenti forti o deboli, in rapporto alla localizzazione. Meglio qualche chilo in più sul buzzo, piuttosto che tra cosce e glutei, se si vuole dimagrire. L’opposto, se il primo pensiero è la salute (è oramai riconosciuto il potere letifero del grasso viscerale). E se si cerca una silhouette più sdutta e il carico adiposo è distribuito tra i visceri e sotto pelle? A chi darò la priorità? Alla salute, puntando a scompaginare l’esercito del grasso viscerale, o all’estetica, spogliandoci di quel mantello di ciccia che, sottopelle, plasma le curve ad ampio raggio del nostro profilo? Ebbene, non importa. Qualunque sia il motivo che ci spinge a ricalibrare l’ago della bilancia adiposa, sarà impossibile perdere il grasso sottocutaneo senza prima aver dato l’assalto alla diligenza del grasso viscerale. Il motivo? Il grasso viscerale inibisce la produzione della preziosa ADIPONECTINA, molecola indispensabile al dimagrimento sottocutaneo. Se non si attacca prima il grasso viscerale, il grasso sottocutaneo resterà una ridotta inespugnabile. Avete un po’ di pancia e vi vendono il metodo per dimagrire solo sottopelle, come tutti vorremmo, in vista delle passerelle estive? Sono mode fatte di una narrazione ottimistica. Quelle ancora ostaggio della modestia… COMPOSIZIONE CORPOREA IL CONVITATO DI PIETRA ALL’APPROCCIO
TECNICO
Da queste domande dobbiamo ripartire. Perché il nostro “approccio tecnico” non sia vuota retorica e perché quella galassia “grassologica” inflazionata da tante stelle cadenti resti solo il ricordo di un lontano universo di pressapochismo. RIPARTIAMO DAI FONDAMENTALI IL primo bisogno «espresso», la prima richiesta, il primo obiettivo del
cliente all’iscrizione è VOGLIO “DIMAGRIRE”…VOGLIO “PERDERE
PESO”. Due espressioni apparentemente sostituibili, in realtà alloggiate in due
vasi NON comunicanti. Il cliente parla sempre di calo
di PESO CORPOREO e di BILANCIA Noi utilizziamo il termine
«DIMAGRIMENTO» Il cliente parla essenzialmente
di GRASSO Noi utilizziamo il termine
“Composizione Corporea” (in equilibrio) Come i due noti fisiologi dello sport F.I.Katch, W.D. McArdle ci dicono: “Il primo gradino nella stesura di un valido programma di controllo del
peso, è la conoscenza oggettiva della composizione corporea” Già. I modelli di analisi della
composizione corporea sono più o
meno sofisticati, più o meno approfonditi e più o meno costosi: si va dalla plicometria,
un approccio rapido, economico e che ci restituisce massa magra e massa grassa
(perciò detta bicompartimentale) fino alla bioimpedenza che, oltre alla
massa magra e grassa, fotografa anche lo stato dell’acqua corporea e la sua
distribuzione dentro e fuori le cellule (metodo tricompartimentale) L’importante è uscire dal perimetro angusto
della bilancia alla quale si consegna con approssimazione la diagnosi del peso
perso. Il dato numerico che registra il deficit sperato non è per forza
ascrivibile al grasso, come la vulgata (ma come anche qualche figura vintage presente in palestra) perpetua
ancora oggi. Scollinare la bilancia gettando lo sguardo sulla composizione
corporea è fondamentale, per esempio, nel capire se siamo di fronte a un
DEPERIMENTO o un DIMAGRIMENTO. Spacciare una perdita di peso avvenuta nel corso di ore o di pochissimi giorni per grasso perso rivela solo una predisposizione al meretricio per facili consensi e denari. Gabellando deperimento per dimagrimento. Dunque limitarsi alla pesa ascrivendo ogni chilo in meno alla zavorra adiposa è un approccio univoco che non rispecchia la complessità del reale. Nella sceneggiatura tragicomica dei “7 CHILI IN 7 GIORNI” si confeziona una narrazione certamente suggestiva della perdita di peso, ma fisiologicamente sgrammaticata. Con gli strumenti ad hoc potremmo avere la corretta sequenza di fotogrammi di ciò che accade nelle rapidissime perdite di peso: il sipario il aprirebbe con un primissimo piano sull’acqua extracellulare, unico emigrante quando si perde peso in poche ore. Dopo una lunga corsa (o una sauna) il deficit sulla bilancia è quasi esclusivamente a carico dell’acqua. A scanso di facili illusionismi. Un significativo debito di peso contratto nel giro di pochi giorni sarà poi frutto dell’avvilente fuga di acqua e di muscoli. Siamo ancora fermi al palo: stiamo deperendo, non dimagrendo. Solo dalla settimana in poi la perdita di peso potrebbe cedere il passo al grasso. Ammesso che allenamento e alimentazione siano nelle giuste dosi. Altrimenti la partitura della composizione corporea suonerà ancora le prime due note stonate: acqua e muscoli. Mentre chi legge solo la bilancia, nella sua miopia, cede alla seduzione di essere sulla buona strada.
ALIMENTAZIONE
E COMPOSIZIONE CORPOREA: DALLE
POPOLAZIONI ALLE DIFFERENZE DI GENERE
ALIMENTARI: STESSI
MENÙ E COMPOSIZIONI CORPOREE …? L’evoluzione dell’uomo è un potpourri di
mutazioni casuali, pressione selettiva ed ecologia alimentare. Tutti sotto il
segno della cottura dei cibi. La domesticazione del fuoco ad uso
culinario è oramai riconosciuto come uno dei metronomi dell’evoluzione del
cervello, insieme al consumo di carne. Ciò che veniva cotto e messo nel piatto
dipendeva però dalla disponibilità alimentare e dal clima. Ecco che ogni
popolazione ha sviluppato un proprio menù-tipo e con quello si è co-evoluto. Al
punto che ciò che per alcune popolazioni è deglutibile con disinvoltura, per
altre popolazioni lo stesso menù consumato giornalmente potrebbe essere fatale.
Ignorando questo semplice principio si sono diffuse leggende che alimentano
l’accanimento terapeutico di tutta quella nebulosa di diete, anche estreme, che
si ispirano ai modelli dei cacciatori-raccoglitori del Paleolitico (quale Paleolitico?
Superiore, Medio o Inferiore? E il Paleolitico di quale
latitudine/clima/ecologia alimentare?) o a quelle piccole comunità di
cacciatori-raccoglitori sopravvissute fino a oggi. Queste stesse popolazioni,
oggi come allora, sono talmente distanti tra loro e vivono in ambienti talmente
diversi (e l’ecologia alimentare ne risente, eccome) da essersi adattate a diete
che oscillano come sismografi nel consumo di carboidrati, proteine e grassi: si
va dagli Inuit, evoluti a
consumare giornalmente il 90% di proteine animali, ai Kung la cui asticella proteica giornaliera si ferma al 10%,
passando per Hadza col 60% di
proteine animali. Su questa base risulta un’operazione figlia del marketing o del
dilettantismo spinto quella di
aderire ai modelli alimentari di
popolazioni che si sono evolute isolate dal resto del mondo e hanno vissuto a
contatto con un’ecologia alimentare completamente diversa dalla nostra.
Idealizzare il cacciatore-raccoglitore e il suo menù come un feticcio o un
diorama imbalsamato di un’età dell’oro mai esistita o come ci fa franare in un
orrido di superficialità. COMPOSIZIONE
CORPOREA: L’APPROCCIO CON
Partiamo dalla distinzione di genere, quella tra uomo e donna e che fa registrare le note più interessanti. La densità della massa magra nelle
donne è stimata essere inferiore per l’alto apporto di acqua totale nel corpo e
il basso contenuto di minerale osseo. Non bastasse, la donna, mediamente, porta
con sé una zavorra di grasso del 12% superiorerispetto all’uomo. Il motivo è riconducibile al
successo riproduttivo. Il grasso rappresenta una grande riserva di energia dato
che, a parità di peso, fornisce più del doppio delle calorie degli zuccheri o
delle proteine. In caso di carestia,
la gravidanza avrebbe possibilità di compiersi solo se in presenza di riserve
di combustibile altamente energetico, cioè il famigerato grasso. L’imperativo
biologico di portare avanti una gravidanza con successo ha dotato la donna di questo
12% in più di grasso dell’uomo. È un
grasso classificato come “essenziale”
e distribuito tra gli organi sessuali primari, secondari e la regione gluteo-femorale,
quella che tratteggia la tipica silhouette della donna. È proprio questa
aliquota gluteo-femorale di grasso essenziale destinata s sostenere la
gravidanza che risulta difficilmente attaccabile dagli enzimi e dagli ormoni lipolitici (cioè “bruciagrasso”).
Anzi, è sensibile agli ormoni liposintetici (gli estrogeni, molto attivi nel fare accumulare grasso tra cosce e
glutei). Perché parliamo di “scorte di grasso per sostenere la gravidanza” quando
la nostra società garantisce cornucopie di cibo? Perché siamo figli di
progenitori che si sono selezionati fronteggiando antichi cicli alimentari ad
abbondanza intermittente: c’erano periodi di abbondanza, sì, ma seguivano anche
lunghi periodi di carestia. E dunque risultava utile una programmazione biologica
che permettesse, soprattutto alle donne in gravidanza, di sopravvivere in
questi ecosistemi alimentari instabili. E’ il destino riproduttivo evolutosi in
un ambiente ostile che ha conferito alla donna questo bagaglio di grasso
accessorio, localizzato nella zona gluteo-femorale. I geni del “risparmio
energetico” e del facile stoccaggio di grasso sono arrivati fino a noi. Ancora
utili nelle zone povere del pianeta. Ridondanti nelle zone ricche e
industrializzate
Dai
25 ai 65 anni vi è poi una diminuzione fisiologica della massa magra (dal
10 % al 16 %). Si tratta della famigerata SARCOPENIA, mentre per la
distribuzione del grasso se nei giovani almeno metà
del grasso corporeo è sottocutaneo e il resto distribuito profondamente
nell’organismo e negli organi parenchimali, col procedere dell’età aumenta il
grasso di deposito profondo rispetto a quello sottocutaneo. Di conseguenza, una
plica di pari spessore rifletterebbe una percentuale maggiore di grasso. Per
gli anziani, come per i giovanissimi, quindi, si sono sviluppate equazioni ad aetatem Prossimamente approfondiremo la composizione corporea ancora dal punto di
vista della plicometria e con il contributo dei più importanti predittori di
salute e di mortalità, come il BMI, la circonferenza addominale, il rapporto
vita/fianchi e il rapporto vita/altezza. Parleremo di fisiologia del grasso, ma
anche della nostra componente magra. A presto! |