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a cura di Orazio
Paternò
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ANGOSCE
ALIMENTARI: FARINA 00, L’ULTIMO NEMICO…?
È semplice costruire il nemico alimentare di turno. L’operazione si articola in pochi punti: 1. Non considerare le quantità di quell’alimento. Anche bere acqua può essere un suicidio se ne ingolliamo 8-9 litri in una volta… 2. Non leggere il proprio “certificato biologico” (livello di acqua extracellulare, massa magra, massa grassa, produzione ormonale regolare/irregolare, capacità di gestire gli zuccheri attraverso un’adeguata massa muscolare…). Senza di quello si naviga a vista. 3. Chiudere gli occhi sul proprio stile di vita. Suonando il solito, vile spartito: “Vorrei muovermi, ma non posso” Allora tutto può fare bene/male. Comprese frutta e verdura, con il loro carico di fruttosio, fitati e ossalati. Innocui, in una alimentazione bilanciata. Perniciosi, se ne assumiamo ad libitum, cullandoci nell’idea che “il naturale non fa mai male”. Mai demonizzare. Sempre capire. Soprattutto le sfumature, grazie ad un paziente lavoro di analisi. Ma analizzare è difficile. Costa tempo, fatica e si sciolgono gli attraenti slogan del preconfezionato. Vediamo allora assieme PERCHÉ POSSIAMO ANCORA MANGIARE LA FARINA 00 e quali sono le falle nel catino della superstizione farinofoba.
a) LA QUANTITÀ. E quindi buttare lo sguardo oltre l’indice glicemico, cioè il CARICO GLICEMICO. b) OGNI CASO È A SÉ. Se una persona è sedentaria, ha pochi muscoli (luogo elettivo di stoccaggio degli zuccheri) avrà le riserve di zuccheri già piene ed è ovvio che limiterò i cibi ad alto carico glicemico, come i prodotti con farina bianca, ma non solo. Starò attento anche a dosare i dolci, lo zucchero, il miele… E terrò sottocchio anche la quantità di frutta giornaliera che non ha, in media, un grosso impatto sulla glicemia, ma fornisce comunque degli zuccheri che non troveranno asilo (mancano i muscoli, magazzini di deposito) e saranno inesorabilmente destinati alla conversione in grasso…All’opposto, se ho davanti a me un soggetto ben muscolato e atleticamente attivo, la pasta o qualunque cosa alzi glicemia ed insulinemia non faranno alcun danno, se non abusati. Anzi, una spinta sull’acceleratore della glicemia e dell’insulina saranno cercati in precisi momenti della giornata, come dopo allenamenti lunghi e intensi c) L’INDICE E IL CARICO GLICEMICO sono ridimensionati (in alto o in basso) dagli altri abbinamenti al pasto. Se, per esempio, dopo la pasta mangio un piatto di verdure condite solo con limone o aceto, la glicemia si alzerà con meno vigore. Con buona pace dei gufi intenti a guardare il dito e non la luna d) LA MAGGIORE PRESENZA DI PROTEINE, tipico delle farine integrali, non aiuta certo il controllo dell’insulinemia, anzi. Cibi indifferenti alla glicemia hanno sorpreso per la vivacità con cui stimolano la produzione di insulina, a causa di specifici aminoacidi al loro interno (vedi indice/carico insulinico degli alimenti). Per dirla tutta, gli spaghetti integrali alzeranno di più l’insulina rispetto a quelli tradizionali. e) LA TEMPISTICA. Un carico glicemico elevato - come dire: alzare gli zuccheri, ma soprattutto l’insulina nel sangue- è in genere consigliato a colazione, quando il cortisolo ha bisogno di una regolata verso il basso e il testosterone deve essere liberato per affrontare la giornata con più energia. In questo momento e con questo affresco ormonale l’insulina fa buon gioco. Perché demonizzarla sempre? Perché demonizzare gli alimenti che la stimolano? Bene dunque se la mattina a colazione mangio anche del pane bianco. Quello fatto con la “mortifera” farina bianca. La sera, in generale, è invece meglio mettere la mordacchia all’insulina tenendo a bada i farinacei a base di farina, ma non solo. Anche una macedonia col suo carico di zuccheri potrebbe non essere indicata. Ma, come dicevo, ogni caso è a sé… f) DETTO QUESTO, non tutti i prodotti a base di farina 00 hanno un impatto significativo sulla glicemia. Ci sono altre variabili in gioco, come il contenuto di grassi nell’alimento (i grassi abbassano l’indice glicemico). O la presenza di proteine che fanno da scudo ai granuli di amido, rendendone più lento l’assorbimento. È il caso della pasta fatta con farina 00 che ha un indice glicemico medio-basso (30-60). Perché? Come dice Jane Brand Miller, un’autorità nel campo di indice e carico glicemico: “Ma gli scienziati hanno ormai dimostrato che persino la pasta fatta con farina di tipo 00 ha un basso IG e che il motivo della sua lenta digestione è dovuto “all’intrappolamento fisico” dei granuli degli amidi non gelatinizzati in una rete spugnosa di molecole proteiche contenute nell’impasto. Tutto questo avviene solo per la pasta”. g) SE POI DOVESSI ELIMINARE I CIBI SOLO SULLA BASE DELL’INDICE GLICEMICO dovrei bandire dalla mia tavola anche il riso, la pizza, il gelato, l’uva, i datteri, i cereali da prima colazione, le banane, la zucca, il melone…poi sposterei lo sguardo verso cibi a medio e basso indice glicemico pensando “Ora sono al sicuro!”. Ma scoprirei che se alcuni di essi danno calma piatta sul versante glicemico, creano allo stesso tempo tempeste sul versante insulinico (vedi carico insulinico). Tutto da rifare, dunque? No. Solamente da modulare sulla base della persona, senza eliminare. Ci sarà chi dovrà stare più attento al carico glicemico degli alimenti e chi potrà giocarci con più disinvoltura.
“CALORIE VUOTE”, una delle espressioni ad effetto dei movimenti del luddismo alimentare, ostile alla manipolazione del cibo da parte dell’uomo il cui intervento viene sempre e comunque caricato di biliosi pregiudizi. La parola “raffinazione” perde il suo vero significato di “eliminazione delle impurità” a vantaggio di un nuovo e fraudolento contenuto semantico fatto di superstizioni che parlano alla pancia del consumatore. E “raffinare” diventa sinonimo di “avvelenare”. LE CALORIE NON POSSONO ESSERE VUOTE, altrimenti non sarebbero calorie. Gli amidi della farina 00 forniscono le stesse calorie di qualsiasi carboidrato (4 cal/gr). E SE QUESTE CALORIE NON SONO ACCOMPAGNATE DA QUANTITÀ APPREZZABILI DI VITAMINE E MINERALI? Pazienza, perché quello è il compito di verdura e frutta che accompagneranno la pasta o la pizza. O che faranno da spuntini tra i pasti. Sarebbe tra l’altro ottimistico sperare di ottenere dalla crusca presente sulla farina integrale quantità apprezzabili di tutti i microelementi. Lo avevamo già visto a proposito dello zucchero di canna (http://www.nutrizionesport.com/zucchero.html). Stesse stantie argomentazioni. FACCIAMO QUALCHE CONTO Il calcio? 17 mg nella farina 00 e 28 mg in quella integrale. Su un fabbisogno giornaliero di 1000 mg. Siamo ancora in alto mare se pensiamo di risolvere certi fabbisogni trasformando la farina integrale in un supermercato di minerali e vitamine. La vitamina B1 è presente nella misura di 0,10 mg nella farina 00 e di 0,40 mg in quella integrale. Qua la differenza si fa già più importante considerato un fabbisogno giornaliero di 1,2 mg. Ma la B1 è una vitamina termolabile. Ciò vuol dire che a pasta cotta per la B1 l’epicedio è servito. Inoltre
non è detto che si
consumino 100 gr di farina. Se per fare 100 grammi di pasta
all’uovo usiamo
poco più di 100 gr di farina 00, in 100
grammi
di pane integrale troviamo solo 76
grammi di farina integrale. E qua, oltre alla quantità, ci
tocca riprendere il
tema della termo labilità di certe vitamine
perché ricercare le vitamine nel
pane è un totale non senso: che
volete
che ci rimanga di vitamine dopo una cottura a 200 ° C? Quindi
gli apporti di microelementi, già di per sé non
molto significativi, devono
essere ricalcolati alla luce della farina contenuta in quel prodotto e
delle
temperature di cottura, ostili alla sopravvivenza di certe vitamine. Vale
la pena maledire la farina bianca?
O è un esercizio di retorica da baraccone? E
LE FAMOSE
FIBRE? La
SINU
(Società
Italiana di Nutrizione Umana) ci dice che il
fabbisogno giornaliero
negli adulti è di 25 grammi. La farina
di
frumento integrale ne contiene 8,40 gr in 100 grammi; mentre la farina 00 solo 2,20 gr. Una
differenza già più significativa, ma che chiede
di pagare quelle fibre a suon di
cambiali caloriche. Per assumere 15-16 grammi di fibre (di un solo
tipo,
insolubili) da un prodotto integrale devo rassegnarmi ad assumere
parecchie
calorie. Ho la massa muscolare necessaria per gestire quel carico di
zuccheri?
O forse è meglio rivolgermi al personale competente in
materia di fibre, come
frutta e verdura? Per avere quegli 8,40 grammi di fibre da 100 grammi
di farina
di frumento integrale assumerò anche 319 cal (solo dalla
farina, senza contare
uova o olii che accompagnano il prodotto); mentre con 100 grammi di
carciofi
otterrò quasi lo stesso quantitativo di fibre ma al prezzo
“popolare” di 22 cal. Niente
integrale, allora? Certamente no.
Ma non carichiamo l’integrale di poteri taumaturgici.
Né assegniamo loro il cartellino di bancomat di minerali,
vitamine e fibre. BUFALE
E DINTORNI TRA
LE BUFALE
rintracciabili in rete, c’è quella
dell’uso di
mortali sbiancanti per ottenere la farina bianca. Niente di
più falso, dato che
il regolamento comunitario vieta categoricamente lo sbiancamento
artificiale
già dal lontano 1998. Tra l’altro, dal
punto di vista economico sarebbe sconveniente usare sistemi di questo
genere.
Negli USA una parte della farina è “bleached”
cioè trattata con il cloro,
è vero.
Ma solo per avere un effetto sul glutine e non per ottenere quello
sbiancamento
tanto caro ai complottardi. MEGLIO
QUANDO SI STAVA PEGGIO…? A
parte le condizioni igieniche dei mulini di una volta,
l’introduzione della
farina è stata utilissima sia per combattere la fame, sia
perché chi bandiva i
carboidrati in nome delle proteine animali (allora il cibo dei ricchi)
moriva
di gotta. Ahi, il pessimismo nostalgico… FARRO
E KAMUT FOREVER…? Il
Farro e
il Kamut,
come tutti i grani teneri e i grani duri , hanno anche
loro la famigerata gliadina
e scatenano come tutti gli altri la celiachia nei
soggetti intolleranti al glutine. Tutto il resto sono fantasie
nostalgiche per
“grani antichi” che di antico hanno solo il vizio
del raggiro. W
LA PIZZA INTEGRALE…? CONCLUSIONI Ragionare
solo sulla base di un parametro (in questo caso,
l’indice e il carico glicemico degli alimenti), isolandolo da
altre variabili
in gioco e senza consultare la carta d’identità
fisiologica della persona
creerà paranoie a cascata. Dove tutto avrà un
difetto. Rimpolpando le file dei
reclusi delle angosce alimentari. Quello della farina bianca
è l’ultimo dei
tristi spettacoli offerti dai sacerdoti delle mode alimentari. Fachiri
che
tentano d’incantare con mantra destinati a svaporare al
prossimo cambio
stagione. Ciarle sgonfie. Di
questa merce sono pieni gli scaffali delle librerie e non
si sente l’esigenza di ulteriori scorte. SITOGRAFIA http://www.sinu.it/documenti/20121016_LARN_bologna_sintesi_prefinale.pdf |