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a cura di Orazio
Paternò
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I DISERTORI DEL LATTE (E DELLA RAGIONE) Ennesimo carico di imbarazzi raccolto da un POST VIRALE DI (IM)PIANTO VEGANO che mette ancora una volta il latte alla berlina. Nella sua carneficina della ragione il veganesimo tocca la vetta del dimenticabile sciorinando uno stupidario retorico inquinato da seduzioni emotive pur di servire sulle nostre tavole il piatto dell’ideologia. Dal post in questione, gli errori marchiani sul latte: 1. Latte pastorizzato =
latte a temperatura ambiente, cioè a lunga conservazione. Il
latte fresco, venduto refrigerato,
È pastorizzato.
Quello a temperatura
ambiente invece è latte UHT, cioè a lunga
conservazione. 2.
“Una
porzione di riso venere supera la
quantità di calcio presente in un bicchiere di latte
vaccino”.
Ma bisogna dimostrare che il riso
venere contenga calcio
biodisponibile tanto quanto una porzione di latte. 3.
“Se
riusciamo a digerire anche da adulti
il lattosio è solo perché non smettiamo di
consumare latte e derivati e quindi
la lattasi resta presente anche se debolmente attiva.”
No, Chi
riesce a digerire il lattosio è grazie
a una mutazione genetica vecchia di qualche migliaio di anni. In
un contesto
di popolazioni, in particolare quelle del Nord Europa, ma anche di
alcune
popolazioni africane o indiane, la cui sussistenza dipendeva dai
prodotti della
pastorizia (latte, yogurt e formaggi), i fortunati bambini che
mantenevano
attivo l’enzima lattasi anche
da
adulti potevano sopravvivere più sani, più a
lungo e trasmettere i geni di
questa felice mutazione alle generazioni successive. Solo loro potevano
beneficiare dell’apporto di proteine, grassi e calcio
presenti nel latte. A chi
smetteva di digerire il latte dopo i 5-10 anni
d’età restava ben poco di cui
cibarsi: era l’anello debole destinato ad estinguersi. Chi
non ha ereditato
questa mutazione oggi non digerisce il lattosio. Anche se tenta di
aggirare
l’ostacolo consumando latte. Saranno solo più
frequenti le sue processioni in
bagno. Nessun
problema,
invece, per gli portatori di lattasi-persistenza 4.
“…nell'infanzia
legato ad autismo e dislessia.”
E
questo non è MAI stato dimostrato. Solo terrorismo
gratuito. Esempio più basso del trucidificio vegano che
parla alla pancia,
quello che pensa che il China Study abbia un qualche valore scientifico
e accusa
il latte di qualsiasi nefandezza. Inoltre il collegamento tra consumo
della
variante A1 delle beta-caseine
(variante più comune del latte di mucca), malattie
cardiovascolari e diabete è
ancora debole e contraddittorio (Food Chem. 2013) Con
i vegani
bisogna dilapidare capitali di pazienza, soprattutto quando si assiste
ad un
seguito apostolico in cui lo sciamanesimo si intreccia con l'alchimia
in salsa
pop. Salottieri in cerca di un parafulmine per le loro ansie
esistenziali. Oggi
però il
veganesimo è una moda che si sta spingendo oltre, toccando
quel punto del piano
cartesiano in cui gli assi Fanatismo e Superstizione si incrociano. PROSCIUTTO,
PROSCIUTTO
Tra
lo spam che unge quotidianamente la mia casella postale, oggi un
messaggio
pubblicitario si è distinto per la sua screanzata
sfacciataggine. E a cui
attribuirei senza esitazione la Palma del Dimenticabile. Il prodotto in
questione è un PROSCIUTTO SPAGNOLO che tenta la via della
seduzione attraverso
l’equazione “prosciutto = muscoli
d’acciaio e addominali d’ardesia”. Il
tutto
accompagnato dalla solita ripetizione ossessiva del
temine “naturale”, noioso pretesto per nobilitare
una serie di operazioni
mercantili.
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