ALIMENTAZIONE
SPORT
DIMAGRIMENTO
a cura di Orazio
Paternò
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DI SPALLE E DI DIETE... DETRITI MEDIEVALI SULLE SPALLE
Oggi un’analisi asciutta, semplice, di un classico esercizio per le spalle tramandato per decenni in un format che magari non pregiudica il risultato (fare lavorare il deltoide), ma che compromette sicuramente l’integrità dell’articolazione. Tre le istantanee per vedere franare gli argomenti orecchiati di traverso a giustificazione delle classiche alzate laterali: l’intrarotazione, i gomiti in linea con le spalle e il rigoroso stop del movimento a 90 gradi di abduzione. Le
prime due immagini per mettere in passerella le debolezze della
versione
classica, la terza per la versione scientifica
dell’esercizio, nel rispetto
dell’articolazione e di quei piccoli, ma preziosi
“registi” dell’abduzione, la
cuffia dei rotatori FOTO
1 e 2:
alzate laterali che si replicano nel solito copione
stanco e deprimente. Deltoide e trapezio lavorano in sincrono. Sin dai
primi 20
gradi di abduzione. Affermare che il deltoide ceda il passo al trapezio
solo ai
90 gradi di abduzione è da Oscar della Mitologia. Obbligare
ad intraruotare è
un effetto speciale intriso di malinconica nostalgia. E la cuffia dei
rotatori
paga in usura il prezzo di un movimento asfittico. FOTO 3. Il movimento della spalla
si libera dalle calcificazioni
sotto culturali che la soffocavano: la scapola addotta e schiacciata
contro le
coste e l'intrarotazione per obbligo di firma è un pacchetto
azionistico ad
alto rischio di infortunio. Un nonsense
lo stop precoce del movimento. Ora invece il deltoide si contrae lungo
tutto il
suo arco fisiologico e la cuffia dei rotatori scollina lo struscio
fatale con
l'acromion. Buon lavoro! UGGE
ESTIVE
Interno
notte. In questo sulfureo
anticipo d’estate l’afa pesa come un mantello. In
casa, il silenzio rotto da un
occasionale ciabattare pesante e senza meta. Il computer per
dimenticare la
calura solitamente licenziata al tramonto. Ma non stasera. Le dita
scorrono
distratte sulla tastiera. Il proposito, destinato al naufragio, di
evitare
quell’area virtuale contaminata dalla patologica
fertilità di offerta
dietetico-fuffara. Dove la ragione
è rappresa in un
blob colloidale. La resistenza dura quei pochi minuti di baloccamento
su
Facebook, tra cronache dal mondo e spaccati di vita privata (ora
pubblica) dei
contatti. Poi, la resa. E il cedimento alla curiosità di
novità dal mondo
glitterato delle diete di tendenza. Quello chiazzato di mode che
campano su
slogan imbalsamati di illusionismi da sagra di paese.
L’estate, poi si sa, è
una passerella (lisa) per le promesse inflazionate del dimagrimento
all’ingrosso. E si offrono all’incanto del pubblico
vecchie e nuove star della
noia pseudoscientifica. Tra gli evergreen: LA DIETA DELLA CAROTA
(assimilabile
attraverso un pertugio a scelta), LA DIETA DELLA BANANA (idem), LA
DIETA CON LE
PATATE (astenersi perditempo), LA DIETA DEPURATIVA (per purgare la
mente dalle
calcificazioni sotto-culturali delle diete) e così via su un
declivio sempre
più avvilente di già visto e già
servito sul piatto della patacca. Tra le
seminuove spicca la seducente DIETA SPIANA-PANCIA, targata 2012. Mentre
il 2015
ha celebrato l’ingresso di nuovi
“talenti” come LA DIETA VOLUMETRICA, LA DIETA
FLEXITARIAN e LA DIETA ORNISH.
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