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CIAO, SONO IL “BUON”CIBO DI UNA VOLTA… …e non sono un cibo qualsiasi. Sono un atto apostolico. Sono una fede. Sono colui che ha assemblato una realtà alternativa da venerare Sono una cartolina da un passato che non vuole passare e che alcuni “osano” archiviare nel ripostiglio della storia Io sono il pretoriano del “naturale” e incarno il mito, in chiave moderna, del contadino con il cappello di paglia che fa tutto da solo. Senza l’appoggio della cattiva tecnologia Sì, mi vanto di essere il figlio di una resistenza artigiana alla modernità La stessa modernità che permette a tutti noi di non avere debiti di fame La stessa modernità che ha ridotto drasticamente l’uso degli agrofarmaci, sostituendo le molecole più pericolose (vedi l’arseniato di piombo o il parathion, il peggior insetticida mai usato dall’uomo e vietato da tempo) con prodotti molto meno tossici per l’uomo e l’ambiente La stessa modernità che consente a oltre 7 miliardi di persone di essere nutrite e senza la quale metà della popolazione mondiale non avrebbe alimenti. E poi sono la musa ispiratrice - e malintesa - del BIOLOGICO Malintesa, perché nemmeno il BIOLOGICO può fare a meno degli agrofarmaci (pesticidi), anche se i suoi prodotti si appuntano sul petto l’etichetta di “naturale” Ma “naturale” non significa sicuro. Come ci insegna il RAME, poco amico dei microrganismi del suolo e della fauna acquatica, ma ampiamente utilizzato nel biologico. O il Rotenone, pesticida usato nel Bio e vietato dal 2008 per la sua tossicità (neurotossico) “Naturale” è solo un passe-partout emotivo che si aggancia facilmente ai vostri recettori sentimentali. Per questo Io ne faccio ampio uso Pazienza se quando Io, “il buon
cibo di una volta”, non ero protetto dagli agrofarmaci causavo terribili
malattie come l’ergotismo ed
esponevo le popolazioni a periodiche carestie
(vedi la peronospera della patata del Pazienza se nelle zone di guerra -come
la Siria- gli agrofarmaci e i fertilizzanti sono spariti e gli ulivi vengono abbattuti per fare legna
da riscaldamento perché non producono più nulla, mentre le sole ruggini dei
cereali si portano via la metà dei raccolti di grano MA CHE IMPORTA? Io incarno un sogno, una fascinazione. Non ho
certo la volgare ambizione di garantire il pasto nel piatto di tutti, mi basta
essere mangiato dai ricchi Ho una reazione piccata quando si parla di OGM e di passaggio
orizzontale dei geni. Un atto di lesa
maestà perché la natura non oserebbe mai compiere simili aberrazioni…o no? IL GRANO TENERO di oggi e coltivato estesamente dall’Impero
Romano è figlio illegittimo di un amplesso tra due specie diverse, come il
farro e un’erbaccia. Un vero e proprio OGM ante litteram. Una rottura del
codice di onore per i fedeli della dottrina del “naturale”, “di una volta”. Codice
che evidentemente la natura ha sempre infranto senza riserve morali e
moraleggianti Il nostro stesso DNA ha subito la contaminazione orizzontale
da parte dei virus… Sì, sì…può essere. Ma io sono un’emozione, una bella
suggestione. Vivo di locuzioni subliminali che profumano di antico ed evocano
surrettiziamente il mito del genuino: “come una volta”, “come la tradizione
insegna”, “pane lievitato in turibolo d’alzo della Val di Fiemme”… Non chiedete di laicizzare la mia dottrina nel lavacro della
scienza. Lasciate che vi coccoli con le mie fascinazioni E i vecchi mulini di una volta, templi della nostalgia nei
quali mi immolavo per voi? Qualcuno dice che allora l’igiene fosse un estraneo e che le
micotossine (composti naturali, ma letali) facessero festa. Illazioni dei
soliti tecnocrati… I GONFALONIERI del brand Bio-Eco-Green, chiusi e ben nutriti
nelle loro fortezze tecnofobiche, mi difendono con la forza della loro fede
inestinguibile turibolando i mei presunti maggiori PREGI NUTRIZIONALI rispetto
al cibo di oggi E poi ci sono i soliti, puntigliosi quanto fastidiosi SCIENZIATI,
che hanno il malvezzo di verificare ogni affermazione…di vivisezionare le
dichiarazioni fuori dal coro…di mettere i puntini sulle “i” Proprio questa coorte di reprobi da laboratorio ha osato
mettere a confronto PRODOTTI NON
DEPERIBILI come le commodities (cereali, legumi, semi, patate…) e PRODOTTI DEPERIBILI come l’ortofrutta,
sottoponendoli a metodi di coltivazione antichi e moderni (perché 100 anni fa
non c’erano dati a riguardo) Tali apostati ci dicono che i grani antichi, in virtù di
produzioni più basse, hanno una frazione proteica maggiore. Ma, per compenso,
hanno meno amidi. Hanno meno chicchi, ma più grossi. E qua, dicono gli eretici,
un chicco più grosso ha un rapporto più basso tra superficie e volume, dunque
ha meno tegumento e, in ultima analisi…meno fibre. Adesso vogliono stare a
dirmi che le fibre (che oggi tutti considerano buone ma 100 anni fa no) stanno
più nei grani moderni! Allora ce l’hanno con me! Dunque il grano antico non ha grosse differenze nutrizionali
nei macronutrienti (proteine e carboidrati) rispetto ai moderni, ha meno fibre,
ma…ha una maggiore capacità di assorbire minerali. Ma la quasi totalità dei
minerali alloggia nella fibra che nell’abburattamento viene eliminata, vista la
scarsa palatabilità dei grani integrali. Ma la smettete di frugare nelle mie
intimità…??? A questo punto i maligni scientisti lanciano un monito
sinistro: “Vitamine e minerali sono di competenza di frutta e verdura. È
un’illusione cercare tutto nel grano, magari in quello antico” Non ascoltateli. Sono volgari spifferi di portineria Quanto ai PRODOTTI
DEPERIBILI (frutta e verdura), i ricercatori ci buttano fumo negli occhi
evocando una parola feroce: complessità Sì, perché costoro dicono che bisogna fare delle
precisazioni… Le FIBRE, per
esempio, sono rimaste circa le stesse nella verdura di ieri e di oggi. Mentre
la frutta “di una volta” sarebbe penalizzata da un rapporto superficie/volume
più alto, il che ridurrebbe la superficie della buccia per ogni kg di frutto e
dunque il contenuto delle fibre, proprio nella buccia più presenti. Se invece
le dimensioni del frutto moderno e antico sono uguali, la quantità di fibre
segna un pareggio MINERALI. Qua mi tolgo una bella
soddisfazione…forse. Le verdure di oggi contengono più NITRATI, a causa dei concimi di sintesi più ricchi di questo
composto. E i nitrati non sono un toccasana. Ma…quegli ingombranti scienziati
ci mettono ancora lo zampino, eccependo che se una volta gli ortaggi venivano
consumati al momento, oggi vengono consumati anche dopo una settimana dalla
raccolta. Dando così tempo alla verdura di convertire i nitrati in altri
composti. Livellandone così i contenuti rispetto alla verdura di una volta. Si
tratta sicuramente di una congiura! Sugli altri minerali (potassio, magnesio, fosforo, ferro…)
gli opliti delle provette si sono spinti oltre affermando che LE VERDURE
MODERNE HANNO PIÙ MINERALI grazie alla maggiore ricchezza di questi
microelementi nei concimi di sintesi. E questi minerali, a differenza dei
nitrati, non si degradano. Secondo me sono solo vanagloriosi arabeschi retorici… COMPOSTI ORGANICI (vitamine, antiossidanti, polifenoli…).
Qua la scienza ha messo in atto un vero e proprio colpo basso nei miei
confronti. Da una parte mi dice che il buon cibo (frutta e verdura) di una
volta aveva più composti organici. Ma, a causa della poca protezione che invece
la tecnologia oggi offre, le piante subivano maggiori stress. E perdevano
quello scarso differenziale in composti organici rispetto all’ortofrutta
moderna. Anche qua lo spirito eversivo degli abitué dei laboratori mi scippano
un’altra bella favola che strombazzavo dall’altare dell’illusione In sostanza, ci comunicano con una fredda
ingiunzione che Io, “il buon cibo di una volta”, servo solo per evocare nostalgie
cartolinistiche. Non regalo più nutrienti, né macro, né micro. E sono in debito
di fibre rispetto ai miei omologhi moderni. E poi, ora che ci penso… anche nel caso…pare che oggi
dobbiamo ridurre le calorie. Non aumentare i rifornimenti di carboidrati e
proteine. Mentre non abbiamo carenze di minerali e vitamine…e dobbiamo
sostenere le richieste di 7.5 miliardi di persone con tecniche di coltivazione
che assicurino alte rese, non sogni di un’agricoltura passatista. Quindi…a che
servo…? Ringrazio Sergio Saia, ricercatore CREA, per la preziosa consulenza |