ALIMENTAZIONE
SPORT
DIMAGRIMENTO
a cura di Orazio
Paternò
|
CHI SONO | RAGIONI DEL SITO | TUTTI GLI ARTICOLI | CONTATTI |
CIBO CLONATO E NON CLONATO: COSA METTERE
NEL PIATTO
Ci siamo. Il futuro è oggi. Quello dipinto dall’iconografia fantascientifica che ci faceva vedere la clonazione sulla linea di un orizzonte lontanissimo. Invece eccoci a fare i conti con la possibilità di bere del latte o mangiare delle bistecche di figli di animali clonati. Parlo di figli per sfatare subito il mito che esista un’industria della clonazione ad uso alimentare: il rapporto costi-resa è troppo sbilanciato sui primi perché si sviluppino allevamenti di cloni. Però la legislazione europea non obbliga a notificare l’importazione di cloni, embrioni o sperma derivati da cloni e sarebbe verosimile trovarsi nel piatto prodotti derivati da animali incrociati con cloni (per esempio, la Germania vende il seme dei tori clonati al di fuori dei confini europei). La clonazione ha visto protagoniste almeno 22 specie animali, tra cui cavalli, muli, capre, pecore, conigli e cervi. Se la clonazione animale è un risultato piuttosto recente, sono secoli che la clonazione vegetale viene applicata sul campo, artigianalmente.
PARERE
EFSA “In base alle conoscenze attuali, e
considerando il fatto che la
sequenza primaria del DNA resta invariata nei cloni, non
c’è niente che indichi
una differenza in termini di sicurezza alimentare tra prodotti
alimentari
ottenuti da cloni sani di bovini e suini e dalla loro progenie e quelli
ottenuti
da animali sani procreati in modo tradizionale”.
“Dopo anni di studi dettagliati e analisi, la FDA ha concluso che la carne e il latte da cloni di bovini, maiali e capre, e i figli di cloni di qualsiasi specie tradizionalmente utilizzata come cibo, sono tanto sicuri per il consumo quanto le controparti riprodotte convenzionalmente”. L’FDA risponde anche a chi reclama degli studi sull’impatto a lungo termine del consumo di carni o latte clonati: non sono necessari e non produrrebbero risultati utili. LA REVIEW DI “NATURE
BIOTECHNOLOGY” Senza ambagi, la review afferma: “Studies on the biochemical properties of food products from cloned and noncloned animals have thus far not detected any differences. All data to date indicate no significant differences in the measured parameters between animals created by nuclear transfer and normally bred animals. Chiaro? Nessuna differenza tra cibo proveniente da animali clonati e non clonati.
La clonazione animale, oltre a promuovere una maggiore e migliore resa alimentare, potrà essere utile nella promozione di nuove terapie biomediche. CONCLUSIONI Mangiare dell’insalata clonata passa come fatto “naturale”, mangiare un clone animale passa come una bieca “manipolazione della natura”, vietata perché…non si sa…“non si deve”. Eppure lo sanno bene i professionisti dell’etica a doppio binario. Quelli che toccare il DNA “no”, ma curarsi con medicine all’avanguardia “sì”. Quelli che brandiscono l’arma della scomunica per tenere sotto ricatto emotivo tutti coloro che, liberi dai lacci del dogma, potrebbero cominciare a ragionare autonomamente. E scegliere. Quelli che rappresentano i reparti corazzati della morale intransigente fine a se stessa, come forma di potere. Quelli che sono in prima fila nella caccia alle streghe. Vestendo i panni dei maghi. Quelli che abiurano la scienza e alimentano le opinioni da bar.
BIBLIOGRAFIA
E SITOGRAFIA Review
The US FDA and animal cloning: risk and
regulatory approach
Agency perspectives on food safety for the products
of animal biotechnology
Somatic cell nuclear transfer cloning: practical
applications and
current legislation
Science
and technology of farm animal
cloning: state of the art
Transgenic
mammalian species,
generated by somatic cell cloning, in biomedicine, biopharmaceutical
industry and human
nutrition/dietetics--recent achievements
Risk
assessment of meat and milk from cloned animals
·
Dario
Bressanini,
“Le bugie nel carrello”-Chiarelettere,
2013
|