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a cura di Orazio
Paternò
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BIBITE
ZUCCHERATE O DOLCIFICATE…? N.B. I DOLCIFICANTI IPOCALORICI
SONO: acesulfame-k,
aspartame, neotame, sucralosio, saccarina e ciclammati (European
Journal of Clinical Nutrition 2007) Le
bibite zuccherate (quelle
arricchite di sciroppo di glusosio, di saccarosio o
di concentrati di succhi di frutta) non giovano, si sa.
Promuovono
obesità, diabete di tipo II e malattie coronariche (Obesity
Review, 2013)
influenzando i livelli di insulina, trigliceridi e colesterolo. I
più esposti
ai problemi delle bibite zuccherate? Gli uomini (Atherosclerosis,
2014) e chi è già sovrappeso/obeso (Obesity Review, 2013). Dunque via libera
alle BIBITE IPO-CALORICHE (quelle con dolcificanti artificiali).
Facile, no?
Non proprio, dato che questo tipo di dolcificanti crea un
cortocircuito nel
cervello. Che da una parte percepisce il sapore dolce, ma
dall’altra non trova
le calorie che si aspettava (Current
Opinion
in Clinical Nutrition and Metabolism Care. 2014-
European Journal of Clinical
Nutrition, 2007).
Potere
dolcificante degli edulcoranti
rispetto al
saccarosio (Obesity Review, 2013) BIBITE ZUCCHERATE E DOLCIFICATE non
sopprimono la fame. Anche se
attraverso meccanismi differenti. Sono dunque due facce della stessa
medaglia.
Quella che non vorremmo mai portare al petto. IL CONSUMO SEMPRE PIÙ MASSICCIO DI
ZUCCHERI IN FORMA LIQUIDA
(bibite) aggiunge un’aggravante al problema
dell’appetito e al suo meccanismo
di regolazione. Quando
gli zuccheri sono
sciolti nelle bibite, rendono ancora più difficile innescare
i meccanismi della
sazietà. Un altro colpo basso alla regolazione
dell’appetito. E la fame resta. Anche
i cibi solidi ad alta densità calorica recitano la loro
parte nel minare il
meccanismo dell’appetito, ma attraverso l’asse
RESISTENZA INSULINICA-
RESISTENZA LEPTINICA-FAME (European
Journal of Clinical Nutrition, 2007) IN CONCLUSIONE i dolcificanti ipocalorici
portano a modeste perdite
di peso e non sono soppressori dell’appetito (European
Journal of Clinical Nutrition, 2007) SOLUZIONI. I consumatori abituali di
bibite zuccherate sono
ovviamente invitati a sostituirle con acqua (Obesity Review, 2013)
o
con the,
caffè poco dolcificati. Pensare
di risolvere i problemi
di linea ripiegando sulle bibite ipocaloriche non ha senso, abbiamo
visto, se
il consumo è abituale. Se
fossi un amante di Coca-Cola
& C. me ne berrei una, tradizionalmente zuccherata. Ma solo
ogni tanto. Prosit! APPROFONDIMENTI
2.3 miliardi di persone
sovrappeso e
700 milioni di obesi OBESITÀ,
CONDIZIONE MULTIFATTORIALE: 1.
fattori genetici 2.
fattori epigenetici 3.
alimentazione 4.
attività fisica 5.
metabolismo 6.
influenze psicosociali SEMPRE
PIÙ STUDI
CLINICI ED EPIDEMIOLOGICI ci dicono che
non esiste il “proiettile magico” utile ad
abbattere il problema obesità LE BIBITE
ZUCCHERATE
rientrano TRA I TANTI FATTORI POTENZIALI
RESPONSABILI DELL’OBESITÀ
perché
sono la principale fonte di calorie extra nell’alimentazione
di bambini e
adulti. L’andamento tra consumo di bibite zuccherate e
obesità è dose-risposta
correlato. Più se ne
consumano, più si ingrassa. In America le calorie di una
bibita zuccherata rappresentano
l’11% del totale calorico giornaliero dei ragazzi americani. LA
CORRELAZIONE
TRA CONSUMO DI BEVANDE ZUCCHERATE E AUMENTO DEL PESO è frutto del lavoro su
numeri importanti. Uno studio su
50.000 infermiere ha dimostrato che le donne che incrementavano il
consumo di
bibite zuccherate e non tornavano indietro, guadagnavano 8 kg in 8
anni.
Quelle
che ne diminuivano permanentemente il consumo guadagnavano solo 2.8 kg
in 8
anni. Risultati simili sono stati riscontrati nel Black
Women’s Health Study
condotto su 40.000 donne e su una coorte di 43.000 adulti a Singapore CHI
È GIÀ
PREDISPOSTO
geneticamente all’obesità
subisce in modo più pronunciato gli effetti deleteri delle
bibite zuccherate PROVE
CRESCENTI
correlano anche il maggior consumo di bevande zuccherate
con un aumento di rischio del diabete di
tipo II. Inoltre, alti consumi di bibite zuccherate hanno
dimostrato di
essere terreno fertile per ipertensione,
dislipidemia, infiammazione e malattie coronariche. AFFARI DI
CUORE
88.000 donne seguite per 24 anni che consumavano 2 o più
porzioni di bibite zuccherate al giorno hanno dimostrato un 35% in
più di
possibilità di avere malattie
cardiovascolari rispetto alle consumatrici occasionali, al
netto di stili
di vita inadeguati per la salute (American
Journal of Clinical Nutrition, 2009). RABDOMANZIA DOLCE…Alcuni
studi sospettano che i dolcificanti non calorici abituino il corpo ad
un sapore
dolce molto intenso, il che potrebbe condizionare l’appetito
e la ricerca di
sapori dolci STUDI
SOTTOSTIMATI
Il limite è che molti studi
si sono basati sul consumo di 1 bibita al giorno; mentre molte persone,
soprattutto teenager, ne consumano diverse giornalmente PROTEGGERE
I
BAMBINI
DALLA BILANCIA Togliere 104
cal/day in bibite zuccherate permetterebbe
di risparmiare 1 kg ogni 1.5 anni nei bambini normopeso CHI
DICE CHE SI PUÒ PREVENIRE L’OBESITÀ E
CERTE MALATTIE CRONICHE LIMITANDO LE
BIBITE ZUCCHERATE? 1.
United States
Department of Agriculture 2.
the American Heart Association 3.
the American Academy of Pediatrics 4.
the American Medical Association 5.
the American Diabetes Association 6.
the Institute of
Medicine of the National Academies 7.
the WHO 8.
the Centers for
Disease Control and Prevention QUANTO ZUCCHERO
IN UNA LATTINA? Una lattina di bibita zuccherata da 330 ml (12 once) contiene circa 8-10 cucchiaini di zucchero (circa 40 gr, 130-150 cal. In totale). LA DOSE GIORNALIERA MASSIMA per una
donna adulta è
di 6 è di cucchiaini,
9 per gli uomini (American Heart
Association). Gli zuccheri aggiunti dovrebbero stare
sotto il 10% del totale
calorico giornaliero (OMS) QUANDO
IL DOLCIFICANTE È IL FRUTTOSIO…
-FEGATO
GRASSO
NON ALCOLICO -DISLIPIDEMIA
ATEROGENICA -INSULINO-RESISTENZA -AUMENTO DEL
COLESTEROLO totale (+13.0
mg/dL) e
del colesterolo LdL (11.6 mg/dL) se si assumono
più di 100 gr al giorno di
fruttosio (Journal of Nutrition, 2013) -ACCUMULO DI
GRASSO
ECTOPICO, cioè di trigliceridi
all’interno di cellule non-adipose che
normalmente contengono basse percentuali di grasso
(l’accumulo di grasso
ectopico in fegato e muscoli condiziona negativamente la
sensibilità insulinica
e induce infiammazione) -AUMENTO
DEGLI ACIDI URICI. La
produzione di acido urico, nel
fegato, diminuisce la produzione di ossido
nitrico (NO) endoteliale, cosa che potrebbe parzialmente
mediare l’associazione
tra le bibite zuccherate e i problemi cardiovascolari. Il
consumo regolare di bibite zuccherate è stato correlato a iperuricemia e rischio di gotta SMENTIAMO
gli
amanti del “naturale” che si sciolgono di
fronte alla parola che evoca la frutta. Il fruttosio
usato per dolcificare è prodotto in laboratorio. Viene dalla
fermentazione enzimatica
del mais e la sua molecola è esattamente uguale allo
zucchero della frutta SUCCHI DI
FRUTTA
COME RIPIEGO…? Sì, ma con prudenza. Sono
anch’essi calorici, dove le calorie sono esclusive degli
zuccheri (ancora).
Studi di coorte hanno trovato un’associazione positiva tra
consumo regolare di
succhi di frutta, sovrappeso e diabete di tipo II. ALTERNATIVE…? Se proprio non
si vuole
sostituire le bibite zuccherate con l’acqua (scelta
migliore), the e caffè sono
considerate buone alternative, a patto che vengano dolcificati con
moderazione.
Anche perché cambiare gli zuccheri delle bevande con altri
carboidrati di pari
energia non è servito a nulla. Soluzione? Se si vogliono
consumare bibite
dolcificate è comunque necessario mangiare meno (British Medical Journal, 2012) Intense
sweeteners, energy intake and the
control of body weight.
Do low-calorie
drinks 'cheat' the enteral-brain axis?
Ferreira
AV1, Generoso
SV, Teixeira
AL.
Resolved: there
is sufficient scientific
evidence that decreasing sugar-sweetened beverage consumption will
reduce the
prevalence of obesity and obesity-related diseases.
Artificial
sweeteners: a systematic review of
metabolic effects in youth.
Brown RJ1, de Banate MA, Rother KI. Author
information
Dietary sugars and body weight:
systematic review and meta-analyses of randomised controlled trials and
cohort
studies.
Te
Morenga L1, Mallard
S, Mann
J.
Sweetened beverage consumption and risk of coronary heart disease in women.
Fung TT1, Malik V, Rexrode KM, Manson JE, Willett WC, Hu FB.
Sugar sweetened beverages consumption and risk of coronary heart
disease: a meta-analysis of prospective studies.
Huang C1, Huang J1, Tian Y1, Yang X1, Gu D2.
Nonnutritive sweetener consumption in humans: effects on appetite and food intake and
their putativemechanisms.
Ectopic fat and
insulin resistance.
Curr Opin Lipidol. 2009 Feb. Ectopic lipids
and organ function.
Functional
magnetic resonance imaging of human
hypothalamic responses to sweet taste and calories.
Smeets
PA1, de
Graaf C, Stafleu
A, van
Osch MJ, van
der Grond J.
Very high
fructose intake increases serum LDL-cholesterol
and total cholesterol: a meta-analysis of controlled feeding trials.
Zhang YH1, An T, Zhang RC, Zhou Q, Huang Y, Zhang J.
Paradoxical
effects of an intense sweetener
(aspartame) on appetite.
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