ALIMENTAZIONE SPORT
DIMAGRIMENTO
  a cura di Orazio Paternò
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ASPETTATIVE DI VITA TRA PAURE E REALTÀ

 

 
Quando si tratta di alimentazione, salute e aspettative di vita siamo balestrati di qua e di là dal vento delle pseudoscienze e il sinibbio del fanatismo alimentare strepita sui vetri della ragione: se ascoltassimo le sirene degli allarmismi solo il culto del piatto esangue ci regalerebbe longevità sullo sfondo di una salute di ferro.

Invece, nonostante le nostre tavole siano “lordate” da carni rosse, latte, pasta, pane, olio di palma, latte, OGM e quant’altro sia usato come palla da cannone da certa paccottiglia retorica, le aspettative di vita dal 1950 in poi sono state sempre più alte, come potete osservare nel grafico. E le proiezioni future sono inesorabilmente orientate a mettere un segno “+” al nostro calendario biologico.

Si potrebbe vivere di più e meglio? Certamente, ma i numeri e le ricerche ci dicono che, restando sul fronte alimentare, non è il singolo alimento ad accorciare la coperta della vita.

Morti registrate per rapporti non protetti con lo zucchero? Zero. Morti registrate per culto clandestino della Nutella? Zero. Morti registrate per devozione allo scamone? Zero. Morti registrate per prossimità con i bucatini? Zero. Morti registrate per lasciva suzione di latte? Zero.

Morti registrate per il combinato disposto di sedentarietà e bulimia generale di cibo, cioè obesità? Tante. Morti registrate per il valzer triste di ipertensione, fumo e alcol? Tantissime.

Al contrario, siete sportivi e normopeso? Vivrete bene (al netto della genetica), ma non sarete immortali. Rassegnatevi, bandire l’olio di palma o un insaccato sarà rassicurante, ma non aggiungerà anni o qualità alla vostra vita. Solo una paranoia in più.

Nella folle rincorsa al cibo-nemico sul quale riversare tutte le nostre angosce e tormenti si è assistito ad un’inversione di proporzioni tra dito e luna. Il dito ha assunto le dimensioni della luna e viceversa. Ridiamo il giusto orizzonte alle cose e vediamo cosa minaccia sul serio un’aspettativa di vita che è comunque in salita.

  
L’INATTIVITÀ FISICA è responsabile del 6% delle morti nel mondo per malattie coronariche, del 7% del diabete di tipo II, del 10% dei tumori al seno e del 10% dei tumori al colon. È inoltre responsabile del 9% delle morti premature, pari a circa 5.3 milioni di decessi dei 57 milioni avvenuti nel mondo nel 2008 (Lancet, 2012).

Se l’inattività fisica si somma all’OBESITÀ, in particolare quella addominale, le cose si fanno ancora più serie: l’obesità addominale da sola aumenta di oltre il doppio il rischio di infarto nella popolazione in esame rispetto a quella di controllo, ha concluso Lancet in uno studio condotto su 168.159 pazienti infartuati.

Siamo il secondo popolo più longevo al mondo, dopo il Giappone. E’ una conferma proveniente dal gigantesco studio pubblicato su THE LANCET (2012) dedicato al peso mondiale della malattie (187 paesi esaminati da 486 ricercatori per 5 anni)

Sempre dal suddetto studio è emerso che nel 2010 il podio dei rischi di morte nel mondo spettano rispettivamente a IPERTENSIONE, FUMO E ALCOL. Il primo fattore  che segna il passo della mortalità in Europa dell’est, America Latina e Africa sub-sahariana è l’alcol. Nella maggior parte dell’Asia, Nord Africa, Africa mediorientale ed Europa centrale è l’ipertensione. Il fumo è in testa alle cause di decesso nei paesi ad alto reddito del Nordamerica e dell’Europa dell’Ovest

Senza considerare gli stati come USA, UK, Russia e Australia che fanno registrare i più alti tassi di anni di vita persi per la DIPENDENZA DA DROGHE: 650 anni ogni 100.000 abitanti (Lancet, 2013)

Tra i 10 e i 24 anni i principali fattori di rischio che sottraggono anni di vita sono: alcol (7%), sesso non sicuro (4%), deficienza di ferro (3%), scarsa contracezione (3%) e uso di droghe illecite. Nella stessa fascia d’età gli anni di vita persi per disabilità sono: disordini neuropsichiatrici (45%), infortuni accidentali (12%), infezioni e malattie parassitarie (10%) (Lancet, 2011)

 

CONCLUSIONE

Mangiare meglio, ma di tutto, senza usare un solo cibo come capro espiatorio, muoversi di più, bere meno, non fumare e non drogarsi. Per il resto, scendere nell’avello ci tocca, prima o poi. E il prima o il poi non dipendono da certi sgraziati rituali schiamazzi collettivi contro un singolo alimento.

 

Per approfondire il tema dei predittori della mortalità: http://www.nutrizionesport.com/predittori.html

 

 

EAT CLEAN, NUOVO CULTO, VECCHIA PATOLOGIA

 

L’OSTERIA DELLE PAURE continua a portare in tavola alimenti da bandire. Sulla parete della gargotta, il pendolo oscilla di nuovo verso la superstizione. In cucina tutto odora di pseudoscienza e i cuochi scandiscono ricette in bilico tra fede e sciamanesimo. I camerieri marciano nel senso del grottesco e i clienti sono seduti sulle assi chiodate delle proprie ansie esistenziali. Da bere si servono bibite che cercano di rendere deglutibili concetti normalmente letali.

Al di là di questo avvilente fermo immagine, bisogna dire che l'attuale ossessione per certi alimenti ridotti al rango di male assoluto (carne, latte, zucchero, glutine…) sta facendo grossi danni sul versante della salute mentale. EAT CLEAN è il nuovo credo. Nella pratica, una oramai vecchia conoscenza: ORTORESSIA NERVOSA. Mangiare diventa un rito maniacale e totalizzante. Nella disperata aspirazione all'immortalità si vedono dappertutto nemici che attentano alla nostra salute. E si nasconde il proprio disturbo dietro le più svariate e note etichette (forse dovrei dire “sette”).

Poi, smaltita la sbornia della crociata verso un alimento, si passa subito ad un altro. Con la complicità di chi smercia rabbia un tanto al chilo e vende a l’illusione di poter gestire a tavola i propri tormenti.

 

 

BIBLIOGRAFIA

Lancet. 2012

Effect of physical inactivity on major non-communicable diseases worldwide: an analysis of burden of disease and life expectancy.

Lee IM, Shiroma EJ, Lobelo F, Puska P, Blair SN, Katzmarzyk PT; Lancet Physical Activity Series Working Group.

 
Lancet. 2012

A comparative risk assessment of burden of disease and injury attributable to 67 risk factors and risk factor clusters in 21 regions, 1990-2010: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2010.

 
Lancet. 2013.

Global burden of disease attributable to illicit drug use and dependence: findings from the Global Burden of Disease Study 2010.

Degenhardt L, Whiteford HA, Ferrari AJ, Baxter AJ, Charlson FJ, Hall WD, Freedman G, Burstein R, Johns N, Engell RE, Flaxman A, Murray CJ, Vos T.

Lancet. 2011

Global burden of disease in young people aged 10-24 years: a systematic analysis.

Gore FM, Bloem PJ, Patton GC, Ferguson J, Joseph V, Coffey C, Sawyer SM, Mathers CD.

 
Obes Rev. 2003

Physical inactivity, excess adiposity and premature mortality.

Katzmarzyk PT,

   

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