|
CHI SONO | RAGIONI DEL SITO | TUTTI GLI ARTICOLI | CONTATTI |
L'alimentazione
e l'integrazione negli sport di resistenza Con questo articolo vogliamo fare un'esplorazione tra vecchie leggende, dati scientifici e nuove evidenze legate all'alimentazione/integrazione negli sport di endurance. Gli atleti o gli amatori che si dedicano alla corsa, ciclismo, nuoto, ecc... spendendosi in termini di tempo e di intensità hanno bisogno di capitalizzare le proprie risorse durante l'allenamento e di raccogliere quanto seminato in campo gestendo razionalmente alimentazione e integrazioneSenza trascurare l'idratazione. Partiamo dalla gestione dei macronutrienti e dell'acqua, analizziamo il migliore spuntino post-allenamento per poi terminare con una rassegna di alcuni dei più noti prodotti dell'integrazione tradizionalmente legati all'endurance. Proteine:
bisogna modificare l'assunzione proteica raccomandata? Certamente. Durante un allenamento intenso, sia muscolare che di resistenza aerobica, c'è una depressione della sintesi proteica a favore del catabolismo. Il danno prevale sulla costruzione del tessuto muscolare-connettivale. La situazione si ribalterà nella fase di recupero a patto che il soggetto sia ben nutrito e idratato, sia nei tempi che nelle quantità.
La
sintesi
proteica aumenta
per 24h/48h dopo un allenamento (Can J. Appl. Physiology, 1995) …ma
aumenta anche la
degradazione proteica che deve essere smorzata
dall’alimentazione/integrazione (Am.
J. Physiology, 1999)
Resistenza-Pesi : quali differenze nella sintesi proteica?
Ricordiamo che negli sport di resistenza, a causa di un esaurimento delle scorte di glicogeno, trova ragione un certo consumo di proteine degradate per ottenere altri zuccheri (gluconeogenesi): le strutture carboniose degli aminoacidi vengono riutilizzate e nel fegato. Da lì tornano ai muscoli sotto forma di glucosio. Molto probabilmente l'aumentata scissione di proteine riflette il tentativo del corpo di mantenere una concentrazione di glucosio nel sangue sufficiente a garantire le funzioni del sistema nervoso centrale (Katch & Mc Ardle). In
che misura aumenta il fabbisogno proteico in un atleta/praticante
sport di resistenza? Preso come punto di riferimento del sedentario un fabbisogno di 0,8 gr/kg di peso (OMS-FAO-INRAN), l'atleta di endurance passerà ad un fabbisogno giornaliero di 1,2-1,4 gr/kg di peso (Lemon, Tarnopolsky). Che, in percentuale, rappresenta quel 15% circa di proteine raccomandata da dalle linee guida ufficiali internazionalmente riconosciute. Gli sport di potenza sposteranno la lancetta del fabbisogno proteico un po' più in là, ma non di molto (1,6 gr/kg). Sport
di resistenza : 1,2-1,4
g/Kg/die (+150-175%
dell’RDA) Per riparare i danni prodotti dall’esercizio aerobico prolungato Sport
di potenza : 1,6-1,7
g/Kg/die (+200%
dell’RDA) Per sostenere l’elevata sintesi proteica
Esempio
di fabbisogno proteico in
un uomo di 75 kg in rapporto al tipo di attività
0,8
– 0,9 g/Kg/die 75
x 0,8/0,9 = 60-67 gr
1,2
– 1,4 g/Kg/die 75
x 1,2/1,4 = 90-105 gr
1,6 – 1,7 g/Kg/die 75
x 1,6/1,7 = 120-127 gr E' possibile sostenere questo fabbisogno
senza ricorrere all'integrazione? Sì. Quei circa 100 gr di proteine indispensabili a garantire il recupero ad un atleta di resistenza di 75 kg non richiedono pasti trimalcionici. Ecco dove troviamo, per esempio, quei circa 100 grammi di proteine di buona qualità che un atleta di resistenza di 75 kg dovrebbe assumere in una giornata:
Un altro esempio...
Tabella tratta da: Del Toma- Mangiare per correre, Edizioni Laterza, 2004 Più
proteine, più risultati: un'equazione dura a morire... Come sottolinea l'INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), “E’
ormai dimostrato da tempo
che le performance fisiche non migliorano passando da 50 a 160 grammi
di
proteine al giorno” Ribadiscono
il concetto Lemon
e Tarnopolsky : un incremento della dose proteica quotidiana fino a
2,6 gr/kg non porta a nessun
miglioramento in termini di forza e massa muscolare (P. W. Lemon, M. A. Tarnopolsky, J. D.
MacDougall and S. A. Atkinson Protein requirements and muscle
mass/strength
changes during intensive training in novice bodybuilders Journal
of Applied
Physiology, Vol 73, Issue 2 767-775, 1992) Tra
l'altro, un'alimentazione a base di carne favorisce tumori e
malattie cardiovascolari. Molte diete di tendenza formano una
compagine
allineata: tanta carne e poca pasta o pane. Le persone che scelgono
questo tipo
di alimentazione rischiano di ammalarsi più facilmente di
tumore o di avere
problemi al cuore. Lo rivela uno studio di un gruppo di ricercatori
statunitensi, pubblicato su "Annals of Internal Medicine",
che
ha esaminato le condizioni di salute di 130.000 persone. Risultato?
Chi
consuma pochi carboidrati, preferendo le proteine animali, ha il 12% in
più di
possibilità di morire. Chi abbandona la pasta per la carne
ha un'incidenza del
14% maggiore di infarto e del 28% maggiore di tumore. Uno
studio recente della Harvard Medical School ha
dimostrato che
un'alimentazione povera in pasta e farinacei contribuisce ad ostruire
le
arterie aumentando il rischio di infarti e ictus. Uno
studio pubblicato nel 2011 della Harvard Medical School
ha
dimostrato che un'alimentazione povera in pasta e farinacei
contribuisce ad
ostruire le arterie aumentando il rischio di infarti e ictus. Infine, recentemente
è
stato pubblicato su Stroke (Stroke
2011; 42: 324-29) un lavoro dove si è messo in relazione il
consumo di carne
rossa, segnalato dagli stessi partecipanti allo studio, con
l’incidenza di
ictus (infarto cerebrale, emorragia intracerebrale o sub aracnoidea,
ictus non
specificato) nel corso di un follow up di 10.4 anni. Sono state seguite
34.670
donne facenti parte della Swedish Mammography Cohort. I risultati dello
studio
hanno evidenziato che le donne che dichiaravano un
consumo di carne rossa >
102 g/die avevano un rischio
maggiore (42%) di sviluppare un infarto cerebrale rispetto
alle donne che
dichiaravano un consumo < 25 g/die. Nessuna associazione
statisticamente
significativa è risultata tra consumo di carne rossa ed
emorragia
intracerebrale o sub aracnoidea (http://www.cardiometabolica.org). Introito
proteico quotidiano in atleti
italiani delle squadre olimpiche e P.O. nel quadriennio olimpico 1988-1992
Non si vogliono demonizzare certo le proteine animali, ma ridimensionarle rispetto allo spazio enorme dato dalle diete iperproteiche ad esclusione dei carboidrati nate in ambito ospedaliero (per malati) e somministrate ai lettori (sani) di riviste ignari degli effetti collaterali. Sicuramente un'abitudine aggravante per chi fa sport... Effetti
della dieta iperproteica
(1) Allen
LH, Oddoye EA, Margen S. Protein-induced calciuria: a longer-term study. American
Journal of Clinical Nutrition, 1979, 32:741–749. Linkswiler
HM et al. Protein-induced
hypercalciuria. Federation Proceedings, 1981, 40:2429–2433. Heaney
RP. Protein
intake
and the calcium economy. Journal of the American Dietetic Association, 1993, 93:1259–1260. Barzel
Carburante di pronto impiego per tutti gli atleti, soprattutto per quelli di resistenza che, se seguono un regime normoglicidico (55%-60%) o, addirittura, iperglucidico (65%) trovano grandi benefici nelle prestazioni e nel risparmio proteico durante l'allenamento. Durante l'allenamento di endurance (ma anche con i pesi) i livelli del catabolismo proteico si elevano oltre i valori basali più di quanto si ritenesse. Se mancano i carboidrati, chi ne fa le spese per sostenere certi ritmi di allenamento? Le proteine muscolari, ovviamente. L'atleta che non vuole sprecare i muscoli faticosamente allenati non dovrebbe allenarsi sulla base di un'alimentazione povera di carboidrati e, magari, molto, anzi, troppo ricca in proteine. Quanti carboidrati dovrebbe assumere un
atleta/amatore che si allena
intensamente? 10
gr/kg di peso corporeo Un soggetto di 70 kg dovrebbe assumere, ogni giorno, circa 700 gr di carboidrati distribuiti in 5 pasti Differenziare il TIPO DI CARBOIDRATI assunti, ad es. liquidi o solidi, per modificare i tassi di sintesi del glicogeno muscolare non ha avuto successo, così come non li ha modificati la somministrazione per via orale o intravena. Quali
carboidrati e
il rapporto sedentario/atleta Si
sono rilevate concentrazioni di glicogeno muscolare più
alte dopo 24 h di recupero con il consumo di pasti ad ALTO IG
piuttosto
che di cibi con basso indice glicemico, nonostante fosse stato
somministrato lo
stesso quantitativo di carboidrati (10 g / Kg) (Burke,
1993). In pratica cosa significa? Che, soprattutto nel post allenamento, l'atleta/amatore che si è allenato molto duramente e per parecchio tempo non dovrà avere alcun senso di colpa nel fare scorta di cereali glassati, cornflakes, biscotti, fette biscottate con miele o marmellata, frutta matura e zuccherina, pane bianco, cracker o gallette di riso, succhi di frutta. Tutta roba che nell'atleta si trasformerà in glicogeno stoccato in muscoli e fegato, riserva pregiata per il prossimo allenamento. Nel sedentario sarà inesorabilmente destinata ad arricchire la sua magari già abbondante zavorra adiposa. Stesso cibo, due destini diversi...
Esempio
pratico:
quanti carboidrati in un giorno?
*Ovviamente queste quantità sono da distribuire nel corso della giornata Il
glicogeno richiede
tempo per essere reintegrato... Il glicogeno nei muscoli non si reintegra rapidamente, anche se si segue una dieta ricca in carboidrati. Esso richiede almeno 24h per tornare a livelli adeguati dopo un allenamento intenso e prolungato (Katch & Mc Ardle). Il glicogeno epatico (nel fegato), invece, viene recuperato più velocemente. Ecco perché è importante l'alimentazione di tutte le 24 ore, anche se lo spuntino post allenamento gioca il ruolo più importante nel recupero delle scorte di glicogeno. Lo spuntino post allenamento nell'atleta di resistenza Sia l'atleta di forza che di resistenza dovranno assumere un mix di carboidrati e proteine nell'immediato post allenamento, ma in proporzioni diverse. Gli atleti di endurance si focalizzano sull’apporto di carboidrati per ripristinare il glicogeno muscolare, mentre gli atleti di forza/potenza sono più propensi ad assumere proteine per ricondizionare il muscolo scheletrico e aumentare la massa muscolare. I carboidrati assunti dopo l’allenamento rappresentano il fattore più importante per determinare le percentuali di sintesi del glicogeno muscolare, che non sembra subire ulteriori aumenti assumendo anche proteine e/o aminoacidi se i carboidrati eccedono 1,2 g/kg/h Da
un punto di vista pratico non
sempre è possibile ingerire un così alto
quantitativo di carboidrati, quindi la
combinazione di un piccolo quantitativo di proteine (0,2-0,4 g / kg /
h) con un
minore quantitativo di carboidrati (0,8 – 1,0 g / kg / h)
stimola
l’insulina endogena e accelera il ripristino del glicogeno Spuntino post allenamento Carboidrati +Proteine: in che
proporzione nelle varie
specialità sportive?
4:1
•
MISTO
AEROBICO-ANAEROBICO
3:1
2:1 Per
chi ama
la precisione, la
supplementazione potrebbe sfruttare
anche la proprietà di alcuni aminoacidi,
detti "insulinotropici",
cioè in grado di stimolare la produzione di insulina (=
miglior recupero).
Pubblicato su "Diabets Care", lo studio consiglia
dunque (nel post
allenamento), non solo un mix di carboidrati
e proteine, ma
anche il consumo di
questi particolari aminoacidi
per
accelerare la sintesi di glicogeno muscolare attraverso la stimolazione
maggiorata di insulina. Amminoacidi
insulinotropici: LEUCINA
e FENILALANINA (in aggiunta ad una proteina idrosilata)
LEUCINA
FENILALANINA Inoltre la caffeina sembra avere effetti positivi sulla sintesi del glicogeno muscolare post-esercizio se assunta insieme ai carboidrati. Si è dimostrato un aumento del 60% circa della percentuale di sintesi del glicogeno muscolare nelle 4 ore di recupero dopo l’allenamento facendo assumere 2 mg/Kg/h di caffeina con 1,0 g/Kg/h di carboidrati Dato
che la CAFFEINA
in
associazione ai carboidrati e proteine può accelerare la
sintesi del glicogeno
muscolare con un meccanismo diverso da quello delle proteine in
associazione ai
carboidrati, gli studi futuri dovrebbero focalizzarsi sugli
effetti additivi
di:
+ +
Proteine:
integratore o alimento? La scelta spetta allo sportivo. Ovviamente assumere 20 gr di proteine tramite l'integrazione è molto più semplice che ricorrere all'alimentazione tradizionale. Per rispondere ad entrambe le esigenze, di seguito proponiamo due spuntini post allenamento: uno con integrazione e uno senza. Moduliamo l'esempio sul soggetto di 75 kg preso in esame nel box sopra.
•
1
scatoletta di tonno da 80 gr (20 gr PRO-8 gr di grassi) Spuntino post allenamento con integrazione: •
20
gr di PROTEINE in polvere •
1
rosetta grande 68
gr CHO •
1 arancia
8 GR CHO Acque e bevande energetiche / reidratanti Il ricorso a bevande energetiche a base di sali minerali e zuccheri è stato molto ridimensionato dalla fisiologia dello sport. La pubblicità ci vorrebbe voraci consumatori di bibite ad hoc per reintegrare i sali minerali "persi" anche se abbiamo fatto una banale camminata di 30 minuti, abbiamo pedalato per 40 minuti a velocità da pachiderma stanco o abbiamo nuotato leggendo il giornale. In realtà l'organismo cede con molta parsimonia i suoi minerali* e un integratore salino diventa utile solo per sforzi prolungati al caldo e una perdita di sudore di 3-5 lt. (Katch & Mc Ardle). Solo uno sportivo di alto livello arriva a queste perdite di sudore. * grazie al coordinato rilascio, durante lo sforzo, degli ormoni vasopressina, renina e aldosterone che promuovono il riassorbimento dei sali, in particolare il sodio Integratori
salini dopo l'allenamento: sì/no e quali sali reintegrare?
Integrare
durante
l'allenamento/gara di lunga durata: cosa e quanto aggiungere all'acqua?
Nelle prestazioni di lunga durata (> 1h) bisogna di minimizzare la fatica e il consumo delle nostre riserve di glucosio, carburante preziosissimo per mantenere alti i giri del "motore". Dunque gli integratori base di una bevanda reidratante sono acqua e carboidrati (zuccheri). Non basta. Servono le proporzioni, altrimenti troppa acqua può ostacolare l'assorbimento degli zuccheri, troppi zuccheri possono ostacolare l'assorbimento di acqua. Ma nel giusto rapporto e con l'aggiunta di sodio si aiutano a vicenda nell'assorbimento intestinale. L'utilizzo di soluzioni con diversi tipi di carboidrati (glucosio, fruttosio, saccarosio e maltodestrine) aumentano l'assorbimento di liquidi e mantengono costante il livello di glucosio nel sangue.
Le linee guida dell'ACSM
(American College of Sports Medicine) raccomandano una 6% di
carboidrati e una
presenza costante di 400-600 ml di acqua nello stomaco. In questo modo
la velocità di svuotamento gastrico
si
mantiene sul livello ottimale di 1 lt/h.
Bisogna dividere il contenuto di carboidrati (in grammi) per il volume del liquido (in ml) e moltiplicare per 100. Ad esempio: 60 gr di carboidrati in 1 lt di acqua rappresenta una soluzione al 6%. La migliore reintegrazione di carboidrati avviene con un dosaggio di 30-60 gr all'ora. Perchè
aggiungere un
po' di sodio? Sodio e glucosio assieme aiutano l'assorbimento di acqua nell'intestino, mentre il sodio, di per sé, limita la produzione di urina e sostiene lo stimolo della sete evitando una precoce disidratazione (problema delle acqua povere di sodio) La quantità di sodio consigliata dall'ACSM è di 0,5-0,7 gr di sodio/lt di acqua (attività che superano l'ora di durata)
Allenarsi
o gareggiare già
disidratati rappresenta una falsa partenza perché si fa
più fatica a dissipare
il calore, la temperatura aumenta più rapidamente (aumento
della temperatura
rettale) e c'è maggiore stress cardiovascolare (aumento
della frequenza
cardiaca). Tradotto: aumenta la fatica e peggiora decisamente la
prestazione.
Ricordiamo che una perdita di acqua pari al 2% del peso corporeo incide
pesantemente
sulla prestazione. Una perdita del 3% porta ad una riduzione della
gittata
sistolica (meno sangue pompato dal cuore). L'ACSM
consiglia di bere, durante attività prolungate, da 150 ml a 300 ml di liquidi ogni 15-20
minuti. Con queste quantità e frequenza si assume
circa 1 lt di liquido
all'ora che è la quantità adeguata per evitare la
disidratazione (quantità
superiori potrebbero dare problemi gastrointestinali). Se
l'attività, pur intensa, dura meno di un'ora, è
sufficiente bere
solo acqua. 400-600 ml di liquidi 2h prima dell'allenamento/gara attiva l'effetto benefico dell'aumentato volume gastrico che favorisce il passaggio di nutrienti e fluidi nell'intestino. Il fattore che influenza maggiormente lo svuotamento gastrico è il volume di liquido ingerito, a patto che la concentrazione dei carboidrati non superi la soglia dell'8%. L'ideale sarebbe avere, durante la gara/allenamento, costantemente 600 ml di acqua nello stomaco con una concentrazione di carboidrati che oscilla tra il 4% e l'8%. In queste condizioni la velocità di svuotamento è pari ad 1 lt/h Nota: un bicchiere d'acqua = 200 ml Quanto bere dopo per reidratare? Prima e dopo la gara/allenamento bisognerebbe pesarsi e verificare il peso perso. Il valore segnato dalla bilancia è quasi tutto liquido che deve essere reintegrato quanto prima. L'ACSM consiglia di bere 0,47 lt di acqua per ogni 500 gr di peso corporeo persi. Quanto
bere in un
giorno?
La
maggioranza delle minerali in bottiglia ha una quantità
di sodio inferiore a 50 mg/l, fino ad 8-12 mg/lt: per una persona che
ne beve Abbiamo visto che l'integrazione post allenamento attualmente riconosciuta utile all'atleta di resistenza si declina in proteine, alcuni aminoacidi e la caffeina. Sul mercato esistono, da anni, anche altri prodotti attribuibili, a ragione o a torto, al miglioramento delle prestazioni di resistenza. CREATINA Aminoacido non proteico presente negli organismi animali e, in misura minore, nei vegetali. Nel muscolo, che contiene il 95% della creatina dell'organismo, è al 40% in forma libera, mentre la restante è in unione al fosfato e forma la fosfocreatina (PCr) e aiuta a ricaricare le batterie di energia (trasforma l'ADP in ATP durante gli sforzi muscolari intensi superiori ai 10 secondi). La creatina, nella sua forma monoidrato (CrH2O) si trova in polvere, capsule, tavolette e in forma liquida. Non c'è prova che una forma sia più efficace di un'altra (Amino Acids, Maggio 2011). La creatina è diventata famosa dopo la sua entrata sulla scena agonistica alle Olimpiadi di Barcellona del 1992 (sprinter e ostacolisti britannici). In una recente rassegna degli health claims, cioè delle pubblicità che vantano vantaggi salutistici, l'EFSA (Agenzie Europea per la Sicurezza Alimentare) ha finalmente messo nero su bianco dicendo quando la creatina serve e quando non serve. La creatina migliora
le espressioni di forza intense, brevi e ripetute. Parere negativo, invece, sul miglioramento della
resistenza. Dunque
un bel nulla osta alla creatina per allenamenti che prevedano serie
ripetute di
scatti a piedi o in bicicletta, di vasche veloci a nuoto, di pesi, di
balzi e
quant’altro rientri nel paradigma dello sforzo breve, intenso
e ripetuto (Mol
Cell Biochem., Febbraio 2003; Sports
Med. 2005). Non
pensate alla creatina, invece, se volete assumerla per migliorare
la vostra resistenza. Niente creatina se dovete allenarvi per
una gara
amatoriale di 7-8 km a piedi se non , addirittura, per la maratona o
una 3 km
di nuoto. Negli
ambienti sportivi
è nota da anni questa virtù del prodotto sugli
sport di forza e di potenza,
corroborata da centinaia di studi, essendo l’integratore
più indagato. In
letteratura non è stato trovato alcuno studio che mostri
effetti collaterali clinicamente
significativi (Review:
Amino
Acids. 2011
May;40(5):1369-83. Epub 2011 Mar 22).
L’approvazione dell’EFSA rappresenta un valore
aggiunto. Dose afficace: carico di 20 gr al giorno per 5-7 giorni hanno dimostrato di aumentare il contenuto totale di creatina del 10-30% e le riserve di fosfocreatina del 10-40% (Mol Cell Biochem., Febbraio 2003). Dopo questa fase di carico si consiglia una fase di mantenimento di 3-5 fino a 10 gr al giorno per 6 settimane. Dei circa 300 studi effettuati sugli effetti ergogenici della creatina, ben il 70% ha stabilito un suo chiaro effetto-aiuto statisticamente significativo. CARNITINA
(Katch & Mc Ardle, "Alimentazione nello sportivo"; R. Albanesi "Il manuale completo degli integratori"; Int J Sport Nutr Exerc Metab. 2008 dec;18(6):567-84.; Int J Sport Nutr Exerc Metab. 2008 Feb;18(1):19-36.; Int J Sport Nutr Exerc Metab. 2005 Dec;15(6):665-79.Am J Clin Nutr. 2000 Aug;72(2 Suppl):618S-23S ). Utile, invece, nel trattamento di alcune patologie (infarti, arteriopatie periferiche...) Conclusioni Come per tutti gli sport condotti a buon livello, agonisti o amatoriali, ogni attività di resistenza di lunga durata chiede una tempistica nutrizionale che sia scrupolosamente rispettata sia nell'immediato post allenamento dove la biochimica del recupero energetico e strutturale è all'apogeo, sia nel resto della giornata durante la quale il processo non si arresta, pur sviluppando meno effervescenza. |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||