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ALCOL, SALUTE E SPORT: OLTRE I
LUOGHI
COMUNI INTRODUZIONE Di alcol si ride, di alcol si gioca, ma di alcol ci si può ammalare e, nel peggiore dei casi, morire. L’alcol è una presenza versatile nella vita della maggior parte delle persone: da allegro commensale di una serata in compagnia, a licenzioso suggeritore per timidi , a stampella per vite claudicanti fino ad untore per chi ne ha fatto l’unico amico, o ne è stato compulsivo amante di una serata senza ritorno. Oggi si consuma meno vino di una volta (dati ISTAT), ma sono leggermente aumentati i consumi delle altre bevande alcoliche esclusive dei consumatori sporadici. Vedi la voce aperitivi e alcolici da discoteca. Questo tipo di consumo, pur da weekend, spesso colma quantitativamente i giorni feriali “astemi”. E’ il fenomeno del “binge drinking”, cioè l’abbuffata di alcol già ampiamente diffusa tra i giovani dei paesi del Nord Europa. Al di là delle considerazione di carattere sociologico, l’alcol è una sostanza chimica con effetti biologici più o meno marcati. Su questo punto coagula attorno a sé un vastissimo campionario di leggende metropolitane, la maggior parte delle quali ad uso e consumo dei bevitori. Niente, ovviamente, che ne scoraggi l’assunzione. Tutti abbiamo sentito o pronunciato frasi che racchiudevano mezze verità o intere bugie, come “L’alcol riscalda”, “L’alcol fa buon sangue”, “Bevi una birra che ti disseta”, “Bevi un caffè che ti passa la sbronza”… Luoghi comuni di antica memoria di cui si sente ancora l’eco assordante. L’ALCOL
RISCALDA! Ecco quella che è una parziale verità. L’alcol riscalda…ma solo all’inizio perché vasodilata e aiuta a portare il calore rapidamente verso l’esterno. Da qui le vampate che inducono l’idea che l’alcol ci difenda dal freddo. Purtroppo questo calore portato in superficie, verso la pelle, viene perso molto rapidamente nell’aria. Segue, inevitabilmente, freddo e brividi se siete in un luogo freddo. Mai usare l’alcol come termosifone fisiologico. L’effetto boomerang è davvero spiacevole. “IL
LIMITE DI 0,5 E’ TROPPO BASSO! MI BASTA UN BICCHIERINO PER
ESSERE
MULTATO!” Questo è uno dei luoghi comuni più ridicoli. Presi uomo e donna di riferimento (rispettivamente di 70 e 60 kg) tale limite soggiunge solo in corrispondenza di 3 bicchieri di vino per l’uomo e 2 bicchieri di vino per la donna. Si parla di vino o di Unità Alcoliche. Una UA, pari a 10 gr di alcol, corrisponde a circa un bicchiere di vino o ad una lattina di birra da 33 cl (12 grammi di etanolo). Per raggiungere il limite-soglia con un bicchiere bisogna essere di corporatura davvero minuta. “MI
BASTANO POCHI MINUTI PER SMALTIRE UN BICCHIERE” Falso. 1 drink con 12 grammi di alcol (1 aperitivo, 1 bicchiere di vino, 1 bottiglietta di birra, 1 bicchierino di liquore) si smaltisce in un’ ora. Bisogna aggiungere un’ora ad ogni drink in più. L’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) si attesta su una soglia più bassa: 7 gr all’ora. LEGGENDE
PER LO SMALTIMENTO VELOCE DELL’ALCOL Senza l’aiuto del fegato si smaltisce al massimo il 10% di alcol (tramite urina, feci, respiro, latte, lacrime e sudore). Quindi né la doccia fredda, né lo sforzo fisico o i lavori pesanti aiutano a smaltire più rapidamente l’alcol. E il caffè non fa altro che sovraccaricare il fegato, già impegnato a smaltire l’alcol. LA BIRRA
DISSETA Questa, invece, è una bugia per intero. La birra non disseta affatto, ma, semplicemente, le sue bollicine (anidride carbonica) fanno da anestetico ai recettori della sete presenti nella bocca. Un sedativo che seda posticipando la sete, ma non la soddisfa veramente. Inoltre il basso contenuto di sodio della birra sopprime precocemente lo stimolo della sete che è sodio-dipendente. Se poi, per dissetare si intende “reidratare”, restiamo nel campo del fantastico. Il perché lo leggete qua sotto… ALCOL E
SPORT: BERE UNA BIRRA DOPO L’ALLENAMENTO REIDRATA? Altro materiale attinto dal campionario della mitologia dello sport da bar. Sappiamo da tempo cosa succede a bere alcol a riposo: si corre in bagno a fare pipì. Ebbene sì, l’alcol, deprimendo l’ormone antidiuretico, promuove la disidratazione aprendo i rubinetti della diuresi. Inoltre richiede parecchia acqua per il suo metabolismo. E dopo un allenamento? Succede la stessa cosa? Sono stati presi dei soggetti e indotti a perdere il 2% di peso corporeo in sudore facendo attività fisica. Dopo l’allenamento sono stati divisi in 4 gruppi e fatte bere delle bevande pari al 150% del sudore perso alle rispettive concentrazioni di alcol: 0-1-2-3-4%. Dunque si passava da chi beveva solo acqua a chi beveva quella bevanda che poteva equivalere ad una birra dal punto di visto alcolico. Si è misurato il volume di urine prodotte nelle 6 ore successive. Chi ha fatto più pipì? Chi, ovviamente, aveva bevuto più alcol. Conclusione: bere alcol anche nel dopo allenamento non reidrata. Meglio bere acqua. Sempre. “L’ALCOL
FA DIGERIRE!” L’alcol non fa digerire. Anzi, appesantisce ancor di più il lavoro del fegato intento nel metabolismo di carboidrati, proteine e grassi. Il “digestivo” fa fare gli straordinari al fegato.
ALCOL E
SPORT: AIUTO OD OSTACOLO? L’ambiente sportivo è ancora abbarbicato a leggende metropolitane dure a morire. Una di queste vede l’alcol come un aiuto in termini ergogenici e psicologici, cioè come un aiuto per vincere l’ansia da gara e per avere più carburante durante la prestazione. Niente di tutto questo. A dispetto di un iniziale, quanto transitorio, effetto stimolante, successivamente l’alcol dà una stoccata fatale al sistema nervoso centrale producendo una depressione neurologica generalizzata (sulla memoria, sulla percezione visiva, sul linguaggio e sul coordinamento motorio) che è proporzionale a quanto alcol si trova nel sangue. In termini di aiuto fisiologico al miglioramento della prestazione, bere alcol prima di una gara/allenamento è quanto di peggio uno possa fare, perché:
Questi
non sono che ostacoli,
altro che aiuti. Viene penalizzata soprattutto la prestazione aerobica
di alta
intensità che chiede un notevole impegno da parte del cuore
e del metabolismo
degli zuccheri. Non solo, in generale, l’uso di alcol per
improbabili aiuti
sportivi non produce “…alcun
effetto
ergogenico sulla forza muscolare, sulla potenza anaerobica massimale di
breve
durata o su attività aerobiche di lunga durata”
(Katch, Mc Ardle). Morale: l’alcol
pregiudica ogni attività sportiva
DAVVERO
UN TOCCASANA? IL
PARADOSSO
FRANCESE è un’espressione che
è stata coniata nel 1992 per descrivere
l'incidenza relativamente bassa di malattie cardiovascolari nella
popolazione
francese, nonostante un consumo relativamente alto di grassi saturi, e
potenzialmente attribuibile al consumo di vino rosso. Dopo
quasi 20 anni le ricerche vanno sempre nella direzione di
attribuire ad un consumo moderato di vino rosso un effetto protettivo
sul
cuore*, tuttavia la letteratura non si è ancora sbilanciata
nell’incoraggiare
un consumo pur moderato di vino rosso negli astemi come forma di
profilassi.
Tra i dubbi sollevati c’è che l’effetto
protettivo pare essere stato esagerato
a causa di fattori confondenti non misurati, in particolare dieta,
stile di
vita e profili di rischio favorevoli nei bevitori moderati. La parola
fine sui
possibili benefici del vino rosso è ancora da scrivere. *L’American
Heart Association consiglia di non
bere o, al massimo, di assumere 10-30 gr di alcol al giorno,
pari a 1-2
bicchieri per gli uomini, 1 solo per le donne
Sono
sostanze come i polifenoli e il resveratrolo,
che proteggerebbero il cuore indipendentemente dall’alcol. Una
recentissima review, però, attribuisce anche
all’etanolo un effetto cardioprotettivo (J
Mol Cell Cardiol 2012). Non
dimentichiamo, invece, gli effetti nefasti del consumo di alcol,
innescati già
da più di 3 bicchieri al giorno (Am
J Ther. 2008):
L’alcol,
negli USA,
resta la terza causa di morte prematura prevenibile (Rev
Cardiovasc Med. 2002) L’ALCOL
NON FA INGRASSARE … Al
contrario, l’alcol fa ingrassare tre volte
perché: a) E’ altamente calorico, quasi come i grassi (7 Kcal per grammo, mentre i grassi ne forniscono 9 per grammo). b) A differenza delle calorie dei normali nutrienti (carboidrati, proteine e grassi), quelle dell’alcol trovano impiego solo nel mantenimento della temperatura corporea, ma non vengono utilizzate nell’attività sportiva e nelle attività fisiche in generale. Un’aggravante che rende ulteriormente insidiose le calorie dell’alcol. c) L’alcol blocca la combustione dei grassi da parte dei mitocondri, organelli cellulari sintonizzati su una frequenza importantissima: bruciare grassi per ottenere energia. Cosa succede, dunque? Il metabolismo dell’alcol porta ad un eccesso di ioni idrogeno (H+) che vengono utilizzati dai mitocondri al posto di quelli derivati dal metabolismo degli acidi grassi. Dato che la domanda viene soddisfatta da altri, gli acidi grassi si riformano e si depositano nel fegato, portando, nel tempo, alla cosiddetta steatosi epatica (fegato grasso).
COME
CALCOLO LE CALORIE DI UNA BEVANDA ALCOLICA? Non è difficile, e i passaggi sono
pochi. La
gradazione alcolica di una bevanda indica il suo contenuto percentuale
in
volume: un vino ad 11 gradi contiene 11 cc di alcol per ogni
100 cc, un
whisky a 44 gradi vuol dire che in 100 cc di liquore 44 sono di alcol.
Per
ottenere il corrispettivo in grammi è necessario considerare
il peso
specifico dell'alcol, che è 0,79. Nel caso
del vino, moltiplicando 11 x 0,79 si ottiene il
contenuto di alcol, in
grammi, per 100 cc., ossia 8,69 grammi. Il contenuto in grammi per 1
litro si
ottiene moltiplicando ancora per 10. Lo stesso
per il whisky: 44 x 0,79 x 10= 347,6 gr/litro. Un
bicchiere di vino, di
solito di 100 cc, conterrà mediamente 8,7 grammi di alcool
(moltiplicando per 7
si ottiene il numero di calorie erogate, circa 61), un bicchiere di
whisky, da
70-80 cc, ne conterrà più del triplo, 31-35
grammi (217-245 calorie). Un
grappino, generalmente 29-30 cc,
di una grappa molto forte, diciamo di 50 gradi,
conterrà (50 x 0,79 x 0,30) 11,85 grammi (83 calorie) di
alcol. Stesso discorso
per le birre, di solito con gradazione alcolica oscillante dai 4,5
gradi ai
5,4-5,6. Poiché una lattina di birra è
di 330 cc, ne consegue che
conterrà 5,4 x 0.79 x 3.33= 14,2 grammi (14,2 x 7= 99,4
calorie) di alcol. Ecco
quindi una piccola sorpresa: una innocente lattina di birra
contiene più
alcol di un grappino. Altro
esempio: liquore con grado alcolico di 30 30 x 0.79
x 7 = 165,9 calorie in 100 cc e
in
40 cc? 30 x 0,79
x 0,40 x 7 = 66,36 calorie in 40 cc
LIMONCELLO
E LIQUORI DOLCI, UN DISCORSO A PARTE Nel caso del limoncello e dei liquori molto dolci in generale bisogna calcolare non solo le calorie derivanti dall’alcol, ma anche quelle degli zuccheri presenti e che spesso sorpassano quelle dell’alcol. Tant’è che 10 cl di limoncello apportano ben 304 calorie, 165 delle quali provenienti dall’alcol. Praticamente bere 10 cl di limoncello è come fare un bis di pasta… LA
CHIMICA NEL VINO E IL PROBLEMA DEI SOLFITI La
più nota e discussa delle
sostanze borderline è l’anidride
solforosa (SO2) insieme ai
suoi sali solidi, i solfiti. Come
additivi alimentari gli agenti di solfitazione
hanno una lunga tradizione negli USA, dove vennero approvati
già nel 1800.
Impiegati per la loro azione antimicrobica e antiossidante, anidride e
solfiti
offrono anche un’altra faccia, quella di un potenziale
tossico per la salute. Il sintomo
più comune resta il mal di
testa, legato soprattutto al consumo di vino bianco o spumante,
più ricchi di
solfiti. Essi possono dare luogo a delle reazioni pseudo-allergiche, anche se, a differenza delle allergie vere e proprie, il sistema immunitario ne resta fuori. I più sensibili ai solfiti sono gli asmatici che possono incorrere in crisi respiratorie dopo la loro assunzione. Pare che il 5-10% degli asmatici cronici siano solfito-sensibili (Crit Rev Toxicol. 1987). Nei non asmatici i solfiti possono dare problemi cutanei (dermatiti, orticaria) e gastrointestinali. Si può fare a meno di mettere i solfiti
nel vino? Sì, anche se il vino li produce comunque come risultato di reazioni chimiche indotte da lieviti e batteri. Sarebbe comunque un passo avanti eliminare quelli aggiunti alla fine. L’etichetta deve segnalare i solfiti? Sì, ma solo se il vino supera i 10 mg/l. In questo caso troverete scritto “Contiene solfiti”. Ma non è obbligatorio specificare quanti solfiti ci sono in quel vino. Ovviamente più è scarsa la qualità del vino, maggiore sarà la quantità di solfiti. I solfiti sono solo nel vino? No, li troviamo anche in altri prodotti, come la birra, succo di limone, succhi di frutta, frutta essicata, prodotti a base di carne, pesce e nei crostacei, preparati per purè, senape. Qual è la dose giornaliera ammissibile (Dga, quantità di sostanza che
si può assumere tutti i giorni per
tutta la vita senza problemi per la salute)
di solfiti stabilita dall’OMS? E’ compresa tra 0 e 0,7 mg/kg di peso corporeo. Per un uomo di 70 kg la Dga sarebbe di 49 mg. In 1lt di vino bianco si possono avere, per legge, fino a 200 mg di solfiti. Bastano due bicchieri di un vino con la dose massima permessa di solfiti per superare la Dga. Solfiti, mal di testa e ubriachezza Il classico mal di testa post-sbornia è legato all’azione dei famigerati solfiti Solfiti e vino biologico Il vino biologico non è privo di solfiti, ma ne ha meno dei vini tradizionali
Rassegna
delle sostanze potenzialmente pericolose usate nella
vinificazione
Tratto
da “L’Espresso”, 12 Luglio 2102 Bibliografia
Clinical effects of sulphite
additives.
Allergic and asthmatic reactions to
alcoholic drinks.
Sulfite sensitivity: significance in
human health.
Sulfite hypersensitivity. A critical
review.
Moderate red wine consumption
and cardiovascular disease risk:
beyond the
"French paradox”
Lippi G, Franchini M, Favaloro EJ, Targher G.
Red wine and
cardiovascular risks.
Lagrue-Lak-Hal AH, Andriantsitohaina R.
Beyond the French paradox: the
impact of moderate beverage alcohol
and wine consumption in the
prevention of cardiovascular disease.
Drink to prevent: review on the
cardioprotective mechanisms of alcohol
and red wine polyphenols.
The cardiovascular implications of
alcohol and red wine.
Alcohol, heart disease, and
mortality: a review.
Alcohol, wine, and health.
[Red wine in medicine: panacea,
fashion or ... risk factor?].
Kwaśniewska M, Kostka T, Drygas W.
Moderate
ethanol ingestion and
cardiovascular protection:
from epidemiologic associations to
cellular mechanisms.
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