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  a cura di Orazio Paternò
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Bocciati e promossi tra alimenti e integratori: rapporto EFSA

Dopo il viaggio tra i miti e le leggende che punteggiano il vasto universo di creme anti pancia-cellulite-rughe e la verifica della grande bufala del bracciale dell’equilibrio-forza-resistenza, il testimone passa alle sentenze dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) sulle pubblicità salutistiche (health claims) di alcuni tra i più noti integratori e alimenti. L’EFSA, in questi ultimi tre anni, ha svolto un poderoso lavoro di verifica su 2723 prodotti, passando in rassegna quanto reclamizzato dalle aziende e gli studi scientifici relativi per verificare la coerenza tra pubblicità e realtà. Ad oggi (settembre 2011) abbiamo altri trentacinque prodotti sottoposti a revisione. Nella maggior parte dei casi (80%) l’ente europeo ha esibito un pollice verso per pubblicità ingannevole, altri di sospensione del giudizio per mancanza di dati sufficienti, altri ancora (pochi) hanno trovato il nulla osta per l’aderenza tra il messaggio pubblicitario e gli studi.  Quando possibile, ho integrato le conclusioni EFSA con le sentenze dell’italica AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato). Occuparmi di tutta la panoplia di alimenti/integratori esaminati sarebbe impresa tanto prolissa quanto inutile, dato che spingerebbe molti lettori verso gli psicofarmaci. I restanti sarebbero vittime di attacchi narcolettici. Senza altri ambagi vi lascio, dunque, ad una breve rassegna degli alimenti/integratori più interessanti, sia per notorietà e largo consumo, sia per le sorprese riservate da alcuni di essi.

 
CREATINA

Partiamo con un parere favorevole. 
Da anni nell’occhio del ciclone per gli effetti su certe prestazioni fisiche: la creatina sarà doping? 
Non preoccupatevi, se state assumendo questo integratore, siete sempre nell’alveo del lecito. 
Ciò che importa, invece, è: funziona? 
L’EFSA dice di sì. Con dei distinguo.
La creatina migliora le espressioni di forza intense, brevi e ripetute. Parere negativo, invece, sul miglioramento della resistenza. Dunque un bel nulla osta alla creatina per allenamenti che prevedano serie ripetute di scatti a piedi o in bicletta, di vasche veloci a nuoto, di pesi, di balzi e quant’altro rientri nel paradigma dello sforzo breve, intenso e ripetuto. Non pensate alla creatina, invece, se volete assumerela per migliorare la vostra resistenza. Niente creatina se dovete allenarvi per una gara amatoriale di 7-8 km a piedi se non , addirittura, per la maratona o una 3 km di nuoto. 
Negli ambienti sportivi è nota da anni questa virtù del prodotto sugli sport di forza e di potenza, corroborata da centinaia di studi, essendo l’integratore più indagato. L’approvazione dell’EFSA rappresenta un valore aggiunto.

Cosa dice l’AGCM
Passando in rassegna le sentenze di condanna per pubblicità ingannevole a carico di ditte produttrici creatina, non si contestano gli effetti positivi riconosciuti dall’EFSA, quali il miglioramento prestativo negli esercizi brevi, intensi e ripetuti. I prodotti a base di creatina vengono in genere sanzionati per l’enfasi eccessiva sui benefici e/o lo scarso rilievo dato alle avvertenze (uso per 6-8 settimane) e alla dicitura recante i possibili effetti collaterali per stati fisiologici (gravidanza), patologici (malattie del fegato e dei reni) e anagrafici (no ai bambini sotto i 12 anni). In alcuni casi la sanzione è stata comminata perché il prodotto non risultava autorizzato come “integratore sportivo”, dal Ministero della Sanità, ma risultava come “integratore semplice”. Il che significa che non basta una semplice notifica del Ministero per essere messi in commercio, ma che sono richieste verifiche più stringenti.

The verde

Parere sfavorevole

Il the verde è una delle icone più acclamate nel pantheon della mitologia salutistico-dimagrante. Forse perché estratto da una pianta (Camelia Sinensis) originaria della Cina. Si sa che dalle nostre parti, ogni riferimento alla “saggezza” della cultura orientale, dai tatuaggi con ideogrammi, alle erbe fino alle medicine alternative, viene abbracciato acriticamente ed elevato a dogma. Nell’illusione, credo, che un contatto, anche di striscio, con l’antica, “taumaturgica” e “saggia” cultura orientale produca, a sua volta, dei saggi e immortali.
Folklore paesano a parte, veniamo a quanto espresso dall’EFSA sulle presunte virtù del the verde.
Le sue qualità sarebbero legate soprattutto alla presenza di sostanze chiamate catechine (come l’ epigallocatechina gallato-EGCG) che garantirebbero:

•    controllo sulla pressione sanguigna
•    mantenimento di normali concentrazioni di glucosio nel sangue (anti-diabete)
•    mantenimento di normali concentrazioni di LdL, il colesterolo cattivo (anticolesterolo)
•    protezione dai danni ossidativi, ovvero dai danni alle cellule da parte dei radicali liberi
•    contributo alla normale funzione cognitiva (protezione del cervello)
•    protezione del sistema cardiovascolare
•    rinvigorimento del corpo (???)
•    protezione del sistema gastrointestinale da microrganismi potenzialmente patogeni
•    salute del sistema immunitario
•    salute della bocca (???)
•    effetto dimagrante 

La quantità e la qualità degli effetti benefici è tale da ascrivere seriamente il the verde nella hall of fame delle sostanze miracolose. Purtroppo un campionario di queste sostanze non esiste e il the verde non fa certo eccezione. Al limite possiamo iscriverlo nel catalogo degli illusionismi pret à porter, buoni per tutte le stagioni. 
Gli esperti dell’EFSA, dopo seria disamina della letteratura scientifica, non hanno confermato nessuno degli effetti elencati sopra. Per alcuni, tra l’altro, si restava talmente nel generico (“rinvigorimento del corpo”...?, “Salute immunitaria”...?, “Sistema cardiovascolare”...?, “Funzione cognitiva”...?, “Bocca”...?) da doverli derubricare alla voce “effetto generale e non specifico”.

Ammesso che gli antiossidanti del the verde siano efficaci, c’è sempre un problema di quantità. Una tazza di the verde contiene circa 10-40 mg di catechine e polifenoli. La dose antiossidante efficace è di 125-500 mg al giorno. Quanto the dobbiamo bere ogni giorno per avere un effetto? Ricordiamo, poi, che il the verde contiene anche caffeina (o teina, è la stessa cosa). Gli ipersensibili alla caffeina sono avvertiti, nel caso volessero fare scorpacciata di the verde. Anche se la caffeina di una tazza di una tazza di caffè contiene circa 100 mg di caffeina, mentre una tazza di the ne contiene 20-30 mg.


Le catechine e la caffeina meritano comunque un approfondimento, dato lo spazio conquistato tra i media e la quantità di studi che li ha visti come protagonisti. In particolare credo sia necessario far luce sui più celebri poteri attribuito loro: il dimagrimento e il miglioramento della prestazione atletica

Il the verde, le catechine e la caffeina per dimagrire

 

Quanto alla caffeina, l’EFSA ha dato parere sfavorevole sui suoi poteri dimagranti, anche in combinazione con l’epigallocatechine gallato (EGCG) del the verde. Di contro, ha confermato il suo potere nervino nel migliorare l’attenzione alla dose di almeno 75 mg (meno di un caffé). 
Ciononostante esistono molti  studi che promuoverebbero caffeina e catechine come agenti lipolitici, cioè in grado di rimuovere il grasso dai siti di deposito e metterlo in circolo per ricavarne energia. Questo in teoria. Nella pratica bisogna sempre considerare:

a)    la dose efficace
b)    gli effetti collaterali di tale dose
c)    il problema dell’assuefazione


Perché la caffeina dia una risposta apprezzabile in termini di aumento del metabolismo basale (cioè, di aumento dei consumi energetici a riposo) è necessaria una dose di circa 500 mg, pari a 5 caffè. Oppure 20-25 tazze di the verde. Con questa dose il metabolismo di base aumenta in maniera discretamente apprezzabile: dal 10 al 25%. Su un’alimentazione di 2000 cal si risparmierebbero circa 300 cal. E’ tanto? E’ poco? Dipende sempre dal punto di vista. Per chi mangia male, quel risparmio è di poco conto, per chi mangia bene è un inutile sacrificio ingollare 5 caffè al giorno. Se poi uno è sensibile alla caffeina...In ogni caso, 300 calorie sono facili da eliminare senza ricorrere a chissà quali strategie, dato che corrispondono a 100 gr di prosciutto crudo, 90 gr di mortadella, 80 gr di biscotti, un croissant da 75 gr. Stime più prudentiattribuiscono un consumo addizionale giornaliero di 80 calorie con 5 caffè. In questo caso la soluzione sarebbe ancora più semplice, evitando: un bicchiere di vino rosso, 1 fetta di salame Milano, 15 gr di cioccolato al latte, 25 gr di crostata con marmellata, 1 fetta piccola di pane di tipo 00, 2 biscotti da prima colazione...Eventuali effetti collaterali di 5 caffè al giorno? Provate da soli. 
Ammesso che si riesca a bere 5 caffè al giorno senza avere problemi col sonno, c’è il problema dell’assuefazione. Bere sempre 5 tazzine di caffè porta l’organismo ad adattarsi e a ridimensionare tutti gli effetti prodotti dalla caffeina, compreso quello dimagrante. Il caffè è così ricondotto nell’alveo di tante bevande utili solo al piacere del gusto? Non proprio, come vedremo tra poco...

Nota: al termine dell’articolo inserirò una serie di riferimenti bibliografici che comunque avallano la proprietà del the verde e le sue catechine sul controllo del peso. Sia il the verde da solo, o in combinazione con altri elementi. Il limite di questi studi è quello di non quantificare la dose necessaria per veicolare questo effetto, dato che solo la dose (e l’eventuale grado di assuefazione alla dose) può attivare le riflessioni su costi e benefici.

Caffeina e prestazione atletica

La caffeina migliora davvero la prestazione negli esercizi intensi e di breve durata, la resistenza e la percezione dello sforzo durante l’esercizio fisico?
L’EFSA cita una meta-analisi di studi randomizzati e controllati che non ha messo in luce alcun rapporto tra la caffeina e il miglioramento della prestazioni in esercizi brevi e intensi.
Al contrario, l’EFSA spezza una lancia a favore della caffeina con una serie di studi tra cui una meta-analisi di studi randomizzati e controllati che hanno portato alla conclusione che la caffeina migliora la resistenza nella misura di almeno 3 mg/kg di peso corporeo assunti almeno un’ora prima della prestazione e con almeno un  giorno di astinenza dalla caffeina nei consumatori abituali di caffeina. Non a caso la WADA(World Anti-Doping Agency) considera la caffeina una sostanza dopante e, come tale, la vieta (nella misura di 12 mg/kg di peso). 
Quanta caffeina dovrebbe assumere un soggetto di 70 kg per migliorare la resistenza? 
70 kg x 3 mg = 210 mg = 2 tazzine di caffé.
Anche lo sforzo percepito subisce una significativa riduzione assumendo caffeina. Lo ha dimostrato una serie di studi compresa una meta-analisi di 22 studi randomizzati e controllati. La dose efficace? Almeno 4 mg/kg di peso corporeo almeno un’ora prima dell’allenamento e con almeno 12 ore di astinenza da caffeina nei consumatori abituali. Un soggetto di 70 kg dovrebbe assumere 3 caffé per ottenere l’effetto in questione.
A chiosa di questa lunga riabilitazione della caffeina ribadisco (articolo sullo spuntino post-allenamento) l’ulteriore beneficio di recente scoperta legato alla caffeina: il miglioramento del recupero delle scorte di glicogeno dopo attività di resistenza in unione a carboidrati e proteine (Pedersen e coll., 2008). Per avere questo effetto un soggetto di 75 kg dovrebbe bere due caffè (2 mg/kg di peso corporeo). 
Riassumendo, gli effetti dimostrati della caffeina 
1.    miglioramento della resistenza
2.    riduzione dello sforzo percepito durante l’attività fisica
3.    miglior recupero delle scorte di glicogeno (abbinata a carboidrati e proteine) subito dopo un intenso allenamento di resistenza

Isoflavoni della soia*

Parere negativo su tutti i fronti
Quanto promesso dalla pubblicità: protezione di danni ossidativi, mantenimento di livelli adeguati di colesterolo nel sangue, riduzione dei sintomi della menopausa (in particolare le vampate di calore), mantenimento della salute della pelle e dei capelli durante la menopausa, mantenimento della salute cardiovascolare, mantenimento della salute di prostata e seno e, infine, mantenimento della salute dell'apparato respiratorio.
Niente di questo trova conferma nella letteratura scientifica, secondo gli esperti EFSA.

* Gli isoflavoni sono sostanze di origine vegetale contenuti soprattutto nei semi di soia o in alcuni integratori specifici

Cosa dice l’AGCM
Una su tutte, la sentenza sul prodotto “Isoflavoni di soja” (società Zenobia), indicato per disturbi legati alla menopausa, vampate di calore, secchezza delle mucose, osteoporosi, particolari forme di cefalea ed insonnia, aumento ponderale”
Il parere dell’I.N.R.A.N (Istituo Nazionale per la Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione) è stato netto: 
“la conclusione in base alla quale gli estratti di soia costituirebbero una valida alternativa
terapica per intervenire sui disturbi ed i sintomi della menopausa, deriva unicamente da una osservazione di carattere epidemiologico i cui risultati presentano una evidente contraddittorietà e sono per tanto incapaci di offrire dati univoci e scientificamente attendibili. Studi recenti hanno disconosciuto, in comparazione con placebo, le potenzialità terapeutiche degli isoflavoni. In relazione agli effetti sul metabolismo scheletrico in menopausa, è stato poi evidenziato che aumenti della massa ossea, sono raggiungibili esclusivamente in zona lombare, dunque in maniera non uniforme ed unicamente attraverso una assunzione di dosi sensibilmente più elevate (90mg/die), rispetto a quella ritenuta massima (80 mg/die) da assumere giornalmente, oltre la quale sarebbero evidenziabili disturbi e complicazioni non marginali come puntualmente stabilito dal Ministero della Salute.
“Troppo pochi sono gli studi di valutazione del rischio della ingestione di questi composti in popolazioni non esposte come quella occidentale. Non vi sono molti studi sulla tossicità della ingestione di isoflavoni della soia se non in casi molto particolari ad esempio in gravidanza ed in allattamento. La cautela nelle dosi di assunzione, va posta in relazione alla attività estrogenica. Infatti, una prolungata ed elevata attività biologica degli estrogeni è considerata un fattore di
rischio per la comparsa del carcinoma della mammella”.
Altro aspetto non secondario, è rappresentato dalla interferenza dell’assorbimento degli isoflavoni, con il metabolismo della tiroide. Il componente denominato ginisteina può infatti favorire l’ipertiroidismo in soggetti particolarmente sensibili”.

Insomma, nessun effetto dimostrato sui disturbi e sintomi menopausali e post-menopausali, se non un modesto effetto  sulla densità ossea lombare mentre si sottolineano quelli collaterali, tra cui un possibile effetto tumorale al seno e un ipertiroidismo.

Monacolina K

Parere favorevole
A dispetto di un nome tanto inquietante quanto incomprensibile, si tratta semplicemente di una sostanza contenuta nel lievito di riso rosso. Il gruppo di esperti EFSA ha confermato il ruolo della monacolina K nel mantenere normali concentrazioni di colesterolo LdL (quello cattivo, per intenderci) nel sangue. 
Si indica anche la quantità giornaliera (10 mg) al fine di ottenere l’effetto sostenuto.

L’AGCM non presenta delibere in archivio relative a prodotti con la sostanza in oggetto.

Chewing-gum senza zucchero con xylitolo

Giornalmente sotto il fuoco pubblicitario di chewing-gum allo xylitolo e alle loro proprietà taumaturgiche sulla salute del nostro sorriso. Che cos’è lo xylitolo? E’ o non è uno zucchero? Apporta calorie? Lo xylitolo è sì, uno zucchero, ma con il 40% di calorie in meno dello zucchero tradizionale (saccarosio). Al di là del netto calorico risparmiato, irrisorio, trattandosi di piccole gomme da masticare, l’attenzione sullo xylitolo si lega alla salute dei denti. Secondo la pubblicità lo xylitolo permette:
•    Una neutralizzazione degli acidi della placca
•    Un mantenimento della mineralizzazione dei denti
•    Una difesa contro gli agenti patogeni (Streptococcus pneumoniae) dell’orecchio medio
•    Una riduzione della placca

Parere parzialmente favorevole
Le gomme da masticare senza zucchero allo xylitolo si sono dimostrate efficaci nel neutralizzare gli acidi della placca, ma non nel ridurre la placca. Hanno dimostrato, inoltre, di poter mantenere la mineralizzazione dei denti, ma incapaci di proteggere l’orecchio medio da certe infezioni.
Darei un bel 7 a queste gomme. A qualcosa servono.

Dolcificanti artificiali e aspartame: fanno male?

Parere favorevole
ASPARTAME.
Forse il dolcificante più studiato al mondo. E il più vituperato. Da anni 
l’aspartame (200 volte più dolce del saccarosio) viene attaccato con l’accusa di essere la panacea di ogni male. Dal mal di testa al tumore. Accusa sempre caduta nel vuoto, sia per mancanza di prove, se non aneddotiche, sia per l’ampia letteratura medica che ha assolto con formula piena il celebre dolcificante*. Prudenzialmente si è stabilito un limite di tolleranza di 40 mg/kg peso corporeo al giorno. Consumato in questa dose ogni giorno per tutta la vita non fa male. Ora, superare questo limite in un giorno e per tutti i giorni dell’anno richiederebbe un impegno da titolo olimpico (il consumo medio europeo è di 10/mg/kg-EFSA). Anche la pasta non fa male. Ma se ne mangio un chilo al giorno per tutto l’anno devo allargare le porte di casa. Con tutti i problemi di salute legati all’obesità. E’ sempre questione di quantità. Detto questo l’EFSA si occupa comunque di monitorare e verificare la documentazione scientifica pubblicata circa possibili effetti collaterali dell’aspartame. L’ultimo studio che ha denunciato la cancerogenicità dell’aspartame nei topi è venuto da Soffritti et al.  (Ind. Am. J. Med, 2010). All’esame dell’EFSA lo studio ha dimostrato avere una serie di lacune metodologiche tali da non poter essere preso in considerazione per rivedere il precedente nulla osta dato dall’EFSA. L’aspartame si conferma sicuro, alle luce delle conoscenze passate e presenti..

Parere favorevole

DOLCIFICANTI delle bibite analcoliche. Halldorsson et al., nello studio pubblicato sull’ American Journal of Clinical Nutrition (2010) concludono che bere giornalmente bibite analcoliche con dolcificanti artificiali esporrebbe maggiormente a parti prematuri. Ad un’attenta analisi dell’EFSA lo studio ha dimostrato alcune lacune: 
a) non sono presenti prove di causa-effetto tra bibite analcoliche  e parti prematuri (gli stessi autori affermano che sono necessari ulteriori studi per accertare tale rapporto)
b) lo studio si riferiva a parti prematuri provocati clinicamente e i motivi per richiedere tale ricorso sono ancora tutti da chiarire
c) è necessario verificare in ulteriori studi l’esposizione anche ad altre sostanze alimentari che potrebbero determinare un parto prematuro.
Falso allarme, dunque.

DOLCIFICANTI concentrati che promettono un controllo del peso, della risposta glicemica post-prandiale, un mantenimento di livelli normali di glucosio nel sangue e una mineralizzazione dei denti.
Parere parzialmente favorevole
Parliamo di xylitolo, sorbitolo, mannitolo, maltitolo, lattitolo, isomalto, eritritolo, D-tagatosio, isomaltolosio, sucralosio e polidestrosio. 
Se i succedanei dello zucchero non hanno incontrato il parere favorevole nel controllo del peso, rispetto all’uso dello zucchero comune, l’EFSA ha riconosciuto il loro effetto sulla riduzione della risposta glicemica post-prandiale (riduzione del picco di zuccheri nel sangue dopo un pasto). Mentre è stato bocciato un effetto degli edulcoranti sul controllo generale della glicemia. Aggiudicato, infine, l’effetto sulla riduzione della demineralizzazione dei denti.

Il fruttosio, lo zucchero con storia a sè. Del fruttosio avevo già parlato in dettaglio nell’articolo sui carboidrati. L’EFSA emana un giudizio favorevole, ma con riserva. Mette in evidenza come questo edulcorante permetta, è vero, di ridurre la risposta glicemica post-prandiale, ma avverte sugli effetti collaterali quando l’uso del fruttosio diventa disinvolto: resistenza insulinica, dislipidemia (aumento dei trigliceridi nel sangue) e aumento del grasso viscerale. Tant’è che l’American Diabets Association (associazione diabetologi americani) ha tolto il fruttosio dalle proprie liste di edulcoranti. 
Fruttosio sì, ma con moderazione...

Curiosità: l’alternativa naturista ai dolcificanti artificiali è la Stevia, pianta da cui si ricavano i glicosidi steviolici (fino a 300 volte più dolce del saccarosio) per dolcificare. I movimenti naturisti/naturopati da anni tacciano l’aspartame di essere un “killer della salute”. All’opposto, cantano ditirambi sulle presunte virtù della Stevia, icona botanica della lotta alle multinazionali. Intanto, sia l’aspartame che la Stevia hanno avuto l’approvazione al commercio e al consumo. Già questo, sommato alla pletora di studi fatti sull’aspartame, basterebbe a smontare la mitologia costruita attorno alla Stevia a spese dell’aspartame. Adesso pari sono. Anzi, non proprio pari sono. Senza bisogno di compulsare la letteratura scientifica per accertare la differenza salutistica tra gli additivi (perché di questo si tratta) in commercio basta dare un occhio allaDGA, cioè dalla Dose Giornaliera Ammissibile stabilita da organismi nazionali e internazionali per quella sostanza. Ad esempio, il nitrato di sodio, additivo tipico degli insaccati, ha una soglia accettabile di 0,1 mg/kg di peso corporeo. E’ una stima prudenziale che stabilisce la quantità di quella sostanza che può essere assunta ogni giorno per tutta la vita senza dare problemi.  Questa asticella non è uguale per tutte le sostanze additive. Sarà più alta o più bassa a seconda della dose dimostratasi tossica sulle cavie da laboratorio. Il risultato viene convertito in una dose accettabile per l’uomo sulla base di coefficienti di correzione orientati verso il basso. Per sicurezza. 
Vediamo la differenza tra la DGA dell’aspartame e quella dei glicosidi steviolici.
Aspartame: 40 mg/kg di peso corporeo
Glicosidi steviolici (Stevia): 4 mg/kg di peso corporeo (fonti FAO – OMS – EFSA)
La Stevia ha una soglia di tolleranza 10 volte inferiore a quella dell’aspartame. Ancora complotti delle multinazionali? A questo punto spetta ai movimenti naturisti l’onere della prova. Una prova che non sia indiziaria o aneddotica, ma fondata su solide basi scientifiche. Siamo ancora in attesa...

HMB (idrossi-bet-idrossi-metilbutirrato monoidrato)

 

Parere sfavorevole
Una delle sostanze mitiche del bodybuilding perché promette l’incremento di forza, massa muscolare e una riduzione dei danni muscolari indotti dall’esercizio (anticatabolico).
L’HMB è un metabolita dell’aminoacido leucina e lo si trova in piccole quantità nel pesce, agrumi e latticini. In Italia è illegale. 
L’EFSA ha indagato sulla fondatezza scientifica delle indicazioni sulla salute dell’HMB da solo o in combinazione con un’altra sostanza, l’acido-alfa-chetoisocaproico.
Nel suo rapporto conclusivo l’EFSA non ha trovato alcuna relazione di causa-effetto tra l’uso di HMB, da solo o in combinazione con l’acido-alfa-chetoisocaproico, e:

•    la riduzione del danno muscolare durante l’esercizio
•    aumento della massa magra
•    aumento della forza
•    aumento della resistenza
•    la riparazione del danno al tessuto muscolare nel post-esercizio
•    un miglior recupero dell’affaticamento muscolare post allenamento 

L-Glutammina

 
Parere sfavorevole
Restiamo nel campo degli integratori tanto cari al body building per i presunti effetti anticatabolici (riduzione della demolizione delle proteine muscolari legata ad esercizio fisico intenso) e anabolici (aumento delle masse muscolari). Questo celebrato aminoacido, il più abbondante del nostro organismo, viene legato anche al potenziamento del sistema immunitario, dell’attenzione e della memoria. Un bel campionario di terminologia ammantata da dignità scientifica.
Nel suo rapporto conclusivo l’EFSA non ha trovato alcuna relazione di causa-effetto tra l’uso di L-Glutammina e:

•    la crescita o il mantenimento della massa muscolare
•    un più veloce recupero delle scorte di glicogeno dopo esercizio intenso
•    una migliore riparazione del muscolo nel post allenamento
•    il mantenimento delle normali funzioni neurologiche
•    il potenziamento di attenzione e memoria
•    maggiore difesa del tratto gastro-intestinale dai microorganismi patogeni
•    maggiore sintesi proteica a livello intestinale
•    diminuzione della permeabilità intestinale
•    stimolazione delle risposte immunitarie

Sentenze dell’AGCM

Tra le sentenze per pubblicità ingannevole, ho trovato i seguenti prodotti contenenti glutammina:

1.    “L-Glutamine Sprinter” (Provvedimento n. 10154 -PI3431 -GENSAN) 
2.  “Energy Glutamine Powder” (Provvedimento n. 8344-PI2721-FAST ENERGY DI MILANO)

MCT (trigliceridi a catena media)

Parere sfavorevole

Gli MCT sono trigliceridi (dunque grassi) a catena media formati da  6-12 atomi di carbonio. Quelli a lunga catena hanno più di 12 atomi di carbonio. A differenza dei grassi a catena lunga, quelli a catena media vengono assorbiti e metabolizzati più velocemente. La pubblicità gli attribuisce un impatto sul colesterolo inferiore a quello dei grassi a catena lunga, ma soprattutto, un effetto dimagrante.
Nel suo rapporto conclusivo l’EFSA non ha trovato alcuna relazione di causa-effetto tra l’uso di MCT e dimagrimento

Chitosano

Parere parzialmente favorevole

Si tratta di una oramai celebre fibra alimentare ricavata dal guscio dei crostacei. Proposto per gestire colesterolo e peso. 
Nel suo rapporto conclusivo l’EFSA non ha trovato alcuna relazione di causa-effetto tra l’uso del chitosano e la perdita di peso
Tuttavia il chitosano ha dimostrato un efficace potere nel ridurre il colesterolo LdL.
 Per questo bisogna assumerne 3 gr al giorno, raccomanda l’EFSA.

Sentenze dell’AGCM
Sono 18 i prodotti risultati tra le delibere alla voce "chitosano" e multati per pubblicità ingannevole. In una di queste sentenze l’INRAN, chiamato in causa come consulente (Provvedimento n. 14721), dichiara che è irrilevante l’effetto del chitosano nel dimagrimento senza l’abbinamento di una dieta. Troppo facile, allora. L’inganno viene rivelato a caratteri microscopici: “si consiglia di associare ad un regime ipocalorico e ad attività fisica”. Peccato che i soli strumenti efficaci siano solo la dieta e l’attività fisica. E che l’aggiunta del chitosano sia ininfluente ai fini del dimagrimento. A coronamento dell’operazione, nelle etichette vengono messi in basso profilo gli effetti collaterali del chitosano che, se assunto per più di due mesi, riduce l’assorbimento di vitamine e minerali (Provvedimenti n. 7716 e 14721). Sempre in una di queste delibere l’INN (Istituto Nazionale della Nutrizione, poi INRAN) metteva in luce gli errori metodologici marchiani degli studi presentati sul chitosano (misurazioni del peso e non del grasso dei soggetti, nessuna valutazione di quello che i soggetti mangiavano prima e durante lo studio, omissione di valori o del tipo di analisi statistica utilizzata nella comparazione dei soggetti di studio...).

PubMed
Una corposa review pubblicata nel Luglio del 2008 dalla Cochrane Collaboration ha esaminato per mettere il punto sull’efficacia delchitosano nel trattamento del sovrappeso ed obesità. Gli studi selezionati dovevano essere randomizzati e controllati per un minimo di quattro settimane. Solo 15 studi per un totale di 1219 partecipanti si sono trovati inclusi da questi criteri. I risultati ottenuti da studi di alta qualità tra questi “indicano che l’effetto del chitosano sul peso corporeo è minimo ed improbabile che sia di rilevanza clinica”. 
Questa review è frutto dell’aggiornamento di quella del 2005 nella quale si giungeva alle medesime conclusioni. 
Anche un’altra corposa review (1071 partecipanti totali), apparsa nel Febbraio del 2005 su Obes Rev giungeva alle stesse conclusioni                  

Uno studio pilota pubblicato nel Gennaio 2002 su Int J Obes Relat Metab Disord. ha concluso che una supplementazione di chitosano (circa 5 gr) in uomini sottoposti a dieta iperlipidica (con molti grassi) per 12 giorni non influenzava l’assorbimento fecale dei grassi. Il chitosano non bloccava, dunque, l’assorbimento intestinale dei grassi facendoli riversare nelle feci. 

Riassumendo le delibere EFSA  e AGCM e le ricerche pubblicate da PubMed, il chitosano:
a)    non serve per dimagrire
b)    può aiutare a ridurre il colesterolo LdL
c)    se assunto per più di due mesi può creare problemi legati al ridotto assorbimento di minerali e vitamine

Arginina

 
Parere sfavorevole

L’arginina, nel panorama degli integratori è una delle tante star celebrate sulla base di prove indiziarie e non conclusive. Con l’aggravante di sfruttare la tecnica illusionistica della sostanza unica per un rimedio complesso. In realtà i processi biochimici coinvolgono centinaia di sostanza. Processi nei quali l’arginina, o la sostanza X del momento, rappresenta solo un anello di una lunga e complicata catena.
L’arginina è un aminoacido (cioè una sostanza proteica) che il marketing ha reso attrice protagonista con la promessa di incrementare la massa muscolare (stimolo dell’ormone della crescita), ridurre il catabolismo muscolare, ridurre la pressione arteriosa e favorire la vasodilatazione (come precursore dell’ossido nitrico, potente fattore vasodilatatore) con tutti i benefici a carico di patologie come l’ipertensione, l’aterosclerosi, l’angina pectoris, la disfunzione erettile. Senza trascurare il suo ruolo di aiuto del sistema immunitario (stimola la produzione di Linfociti-T) e di “spazzino” della tossica ammoniaca che si forma a seguito di esercizi intensi.  L’arginina è presente in svariati alimenti, ma soprattutto in cereali, cioccolato e noci. Dosi significative si trovano anche nelle proteine isolate della soia, nella polvere di albume e nel merluzzo sotto sale. E’ presente anche in pollo, maiale, salumi  e legumi.
La pubblicità ci marcia parecchio sulle basi fisiologiche dell’arginina: precursore della creatina, dell’ossido nitrico, dei Linfociti-T del sistema immunitario e “depuratore” dell’ammoniaca. Tutte verità usate strumentalmente per creare un falso mito.
Vediamo le conclusioni su molti di questi aspetti indagati dall’EFSA.

L’EFSA non ha trovato relazioni di causa effetto tra
il consumo di arginina come integratore e:

•    la crescita o il mantenimento delle masse muscolari
•    la salute dei globuli rossi
•    il mantenimento di una pressione arteriosa normale
•    il miglioramento della vasodilatazione endotelio-dipendente
•    il mantenimento di una normale funzione erettile
•    il mantenimento di una normale spermatogenesi
•    la detossificazione dall’ammoniaca (l’arginina partecipa all’eliminazione dell’ammoniaca tramite il ciclo dell’urea che ha luogo nel fegato)
•    altri effetti quali quelli sul “sistema nervoso”, “performance””condizione fisica”e “funzione del tratto intestinale” sono troppo generici per sapere cosa cercare. Il regolamento europeo è molto chiaro in tal senso: gli health claims, cioè le pubblicità sui benefici per la salute, non possono essere generiche e aspecifiche (Regulation-EC- N° 1924/2006)

 Per rafforzare le conclusioni, già autorevoli, dell’EFSA, incrociamole con le sentenze per pubblicità ingannevole comminate dall’AGCM e relative a prodotti con arginina.


Sentenze AGCM su prodotti a base di arginina
L’AGCM si è occupato di alcuni prodotti a base di arginina avvalendosi del parere di istituti di ricerca di prestigio, come l’INRAN. Uno di questi prodotti, il NITROXx (della Biolife S.r.l.), tra le varie virtù sopraelencate, pone l’accento sul potenziale erettile maggiorato dal consumo di arginina come integratore. L’effetto, come ho già scritto, sarebbe garantito dalla trasformazione dell’arginina in ossido nitrico, passando per il composto l-citrullina. Insomma, l’arginina come il Viagra, senza gli effetti collaterali. E’ proprio così?
Potrebbe, se fossimo carenti di arginina. Cosa praticamente impossibile nell’alimentazione moderna, così ricca di proteine. Meglio mangiare un po’ più di carne, cioccolato o uova piuttosto che spendere soldi inutilmente. La produzione di ossido nitrico (attore nella sviluppo della potenza sessuale) dipende dall’arginina, ma non solo. Dipende anche da fattori endocrini e locali e coinvolge una serie di sostanze ed enzimi, come ci dice l’INRAN. Legare l’ossido nitrico solo all' arginina vuol dire avere una visione estremamente riduttiva del processo.
Poi, se è vero il rapporto tra l’arginina e l’ossido nitrico, potente vasodilatatore, è altrettanto vero che la dose minima consigliata dal produttore (3 gr al giorno) si raggiunge già con 150 gr di carne di pollo o di maiale. Cento grammi di merluzzo sotto sale o di noci secche ne contengono quasi 4 di grammi. Superare questa dose garantita dall’alimentazione con integratori di arginina, magari rispettando le dosi suggerite dal produttore (fino a 9 gr) e per periodi lunghi (80 giorni), porta ad effetti collaterali importanti come:

•    ingrassamento (l’arginina stimola la produzione di insulina)
•    turbe digestive
•    sonnolenza
•    aumento del rischio di tumore alla mammella (per dosi più alte)


Tra l’altro il NITROXx non contiene solo arginina, ma anche vitamine e selenio in dosi esageratamente elevate che possono peggiorare il quadro di effetti collaterali legati alle già alte dosi di arginina. L’INRAN parla di “rischio tossicologico” per quanto riguarda il selenio e di “ipervitaminosi” per quanto riguarda le vitamine del gruppo B, presenti in dosi massicce.
La multa notificata dall’AGCM è di 38.100 euro.

Altri integratori con arginina multati dall’AGCM sono: AGENT M, NITRIC-EFX, NITRIX, VIAFAT FORTE

Vista la grande diffusione di questo integratore e il mito taumaturgico creato attorno ad esso, aggiungo una ricerca di alcune  review(raccolta di studi) pubblicate su PubMed dalle quali emerge che:
•    una supplementazione di arginina in soggetti sani e fisicamente attivi è ancora prematura da raccomandare visti i risultati contrastanti (Sports Med. 2011 Mar 1, 41 (3) :233-48)
•    una supplementazione con arginina negli sportivi riduce, addirittura, la risposta dell’ormone della crescita all’allenamento rispetto a quella garantita dall’allenamento da solo (Curr Opin Clin Nutr Metab Cura 2008 Jan; (11 (1) :50-4)
•    L’uso di arginina prima di un allenamento con i pesi deprime, addirittura, la produzione di GH. Questa è la conclusione apparsa nello studio (non review) del J Appl Physiol del 2006, 101 (3):848-52
•    Alla stessa conclusione giunge il J Gerontol Un Sci Med Sci Biol (54 (8): M 395-9)  grazie allo studio pubblicato nell’ormai lontano 1999:l’arginina orale deprime il GH durante l’allenamento con i pesi
•    Una review, pubblicata nel 2007 su Curr Opin Clin Nutr Metabolism Care 10 (1): 46-51, conclude con l’ipotesi che l’infusione (non la supplementazione orale) possa migliorare gli effetti dell’esercizio fisico sulla sensibilità all’insulina e sulla crescita di capillari nel muscolo. Ma si rimanda il tutto a successive ricerche
•    Su Appl Physiol Nutr Metab del Giugno 2011 (36 (3): 405-11) si analizzano i risultati di uno studio su tre gruppi di giovani maschi fisicamente attivi. Un gruppo ha assunto basse dosi di arginina, un altro alte dosi e un terzo gruppo assumeva placebo. Esaminati i campioni di sangue a riposo (dopo 30/60/90/120/180 minuti dall’assunzione di arginina) non si sono rilevati incrementi significativi di ossido nitrico, GH, insulina e IGF-1


Bibliografia aggiuntiva ai rapporti EFSA:
• Review-Am J Physiol Regul Integr Comp Physiol. 2007 Jan;292(1):R77-85. Epub 2006 Jul 13.
Obesity and thermogenesis related to the consumption of caffeine, ephedrine, capsaicin,  and green tea
• Review- Int J Obes (Lond). 2010 Apr;34(4):659-69. Epub 2010 Feb 9. Thermogenic ingredients and body weight regulation.
• Review- J Nutr Biochem. 2011 Jan;22(1):1-7. Epub 2010 Nov 5.Antiobesity effects of green tea catechins: a mechanistic review
• Metanalisi- Int J Obes (Lond). 2009 Sep;33(9):956-61. Epub 2009 Jul 14.The effects of green tea on weight loss and weight maintenance: a meta-analysis
Questa metanalisi conclude come gli effetti dimagranti delle catechine possano essere mitigati dall’assunzione di caffeina. 
• Review- Mol Nutr Food Res. 2006 Feb;50(2):188-210.Tea, obesity, and diabetes
• Obesity (Silver Spring). 2007 Nov;15(11):2571-82.Inhibitory effect of (-)-epigallocatechin-3-gallate on lipid accumulation of 3T3-L1 cells
• Am J Physiol Cell Physiol. 2005 May;288(5):C1094-108. Epub 2005 Jan 12.Antimitogenic effect of green tea (-)-epigallocatechin gallate on 3T3-L1 preadipocytes depends on the ERK and Cdk2 pathways.
• Biosci Biotechnol Biochem. 2004 Nov;68(11):2353-9.Tea catechin suppresses adipocyte differentiation accompanied by down-regulation of PPARgamma2 and C/EBPalpha in 3T3-L1 cells.
• Obes Res. 2005 Jun;13(6):982-90.Green tea polyphenol epigallocatechin gallate inhibits adipogenesis and induces apoptosis in 3T3-L1 adipocytes
• R. Albanesi, Il manuale completo degli integratori, Thea Edizioni-2005

*review sulla sicurezza dell’aspartame
•    Crit Rev Toxicol. 2007;37(8):629-727.
Aspartame: a safety evaluation based on current use levels, regulations, and toxicological and epidemiological studies.
•    Regul Toxicol Pharmacol. 2002 Apr;35(2 Pt 2):S1-93.
Aspartame: review of safety.
•    Nutr Rev. 1994 May;52(5):173-5.
Does sucrose or aspartame cause hyperactivity in children?
•    American Journal of Clinical Nutrition, Vol 68, 531-537 (singolo studio su 
Aspartame: neuropsychologic and neurophysiologic evaluation of acute and chronic effects
•    http://www.efsa.europa.eu/it/topics/topic/aspartame.htm